“Piranesi” di Susanna Clarke (Fazi)

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“Piranesi” di Susanna Clarke, Fazi 2021

In “Piranesi” di Susanna Clarke (Fazi 2021) c’è tanta acqua. Ci sono le maree e le onde, ci sono le correnti, le reti e i pesci. Tutto questo è contenuto in un palazzo, o meglio un labirinto, o se preferite un palazzo labirintico, pieno di saloni, statue e scalinate.

Questa è l’ambientazione. Se sembra strana a voi, figuratevi a me.

“Piranesi” è un romanzo che chiede fiducia e mette da parte qualche sorpresa. Parla di mondi paralleli in cui si può restare imprigionati e mette in discussione fino a dove può spingersi la fame di conoscenza dell’uomo. Inizia come un fantasy e finisce come una specie di thriller psicologico.

Il protagonista dovrebbe avere trentacinque anni ma pensa come uno di sei. Forse è per questo che su MLOL il libro viene categorizzato nella letteratura per ragazzi (e comunque è adattissimo per i giovani).

Il suo nome è Piranesi in omaggio all’architetto e archeologo italiano Giovanni Battista Piranesi, famoso nel 1700 per le sue acqueforti ritraenti vedute romane e soprattutto carceri inventati: labirintici, oscuri, dolorosi. Nel libro, al contrario, l’atmosfera è rassicurante. Il protagonista si muove sicuro tra corde, alghe e scale, e tiene perfettamente il conto delle inondazioni che periodicamente rimuovono tutto.

Lui è allo stesso tempo custode e ospite della Casa. Si prende cura delle poche cose che ritiene davvero importanti, le mette in salvo.

Punti di debolezza

Si fa fatica a entrare nel mondo labirintico di Piranesi. È un sistema complesso e pieno di indicazioni che rendono difficile una visualizzazione definita del tempo e dello spazio. I personaggi sono pochissimi: lui e l’Altro. Poi si intravede la minaccia di una terza persona. Poi di una quarta. Poi arriva un’accozzaglia di nomi che apre lo spiraglio su un mondo ancora più complesso.

Alla fine si resta col dubbio sul confine tra realtà e fantasia, e ci si alza la domenica mattina alle sei e mezza per scriverne.

“Mentre camminavo, pensavo alla Grande e Segreta Conoscenza che, a detta dell’Altro, ci garantirà strani nuovi poteri. E ho capito una cosa. Ho capito che non ci credevo più. O, forse, questo non è del tutto esatto. Pensavo che la Conoscenza potesse esistere. Allo stesso modo pensavo che potesse non esistere. Ma, in ogni caso, non mi importava più. Non avevo più intenzione di sprecare il mio tempo a cercarla.”

“Piranesi” è un libro che sin dall’inizio esige fiducia. Il mistero sembra iniziare a diradarsi dopo le prime 60/80 pagine e tu cominci a dubitare dell’attendibilità del narratore, ma finisci col dubitare dell’attendibilità del lettore.

Punti di forza

La verità, comunque, alla fine arriva (più o meno), quindi la nota positiva è che non si tratta di uno di quei libri che lasciano nello sconforto senza un barlume di soluzione. Allo stesso tempo, però, non propone una spiegazione per tutto –forse perché non c’è.

La sensazione finale è la stessa di dopo un film come “Inception” o “Shutter island”: ti viene da cercare la soluzione su Imdb, perché non è che sei sicura di avere capito tanto tanto bene.

“Forse stare insieme agli altri è proprio così. Forse anche le persone che ti piacciono e ammiri intensamente possono farti vedere il Mondo in modi che preferiresti non vedere.”

Il confine sfocato fra reale e irreale è alla base dell’ambiguità di “Piranesi” e allo stesso tempo il suo punto di forza, perché fa di lui un romanzo in cui si può fare fatica a entrare ma da cui si fa fatica a uscire. L’ho incontrato perché è stato scelto come lettura condivisa di ottobre del BOOK CLUB ITALIA.

Cristina Mosca