“Quando una Donna” di Sara Maria Serafini

“Quando una Donna” di Sara Maria Serafini (Morellini Editore)

Dal sito dell’editore: Anika è polacca, ha lasciato la sua terra d’origine prima per la Calabria e poi per Torino, dove vive con Adam, che si prende il suo corpo come si fa con un resto, come qualcosa di dovuto. Quando scopre di essere incinta, sopraffatta da sentimenti contrastanti, decide di tornare dalla madre e dalla sorella, che vivono a Rossano, in Calabria. Anche Claudia vive a Rossano, è sposata, realizzata, non le manca niente se non un figlio. Una mancanza che, lentamente, sta generando un vuoto capace di ingoiare. Le due donne si scopriranno simili. Il destino le farà incontrare: insieme affronteranno paure e fragilità, alla ricerca di nuovi equilibri e di un riscatto per se stesse.

La prima cosa che ho notato da subito è l’abilità che Sara Maria Serafini ha nel raccontare un mondo femminile con delicatezza e profondità, attraverso una scrittura consapevole e matura. Un esordio che convince, per la capacità di incidere e colpire l’anima toccando un tema difficile come il desiderio di maternità e il suo opposto, tanto condannato oggi, dell’assenza di desiderio di mettere al mondo un figlio.

Doppio il piano su cui si gioca questa partita: da un lato c’è Anika, che eproviene da un paese dell’Est, da cui è andata via tra grandi difficoltà economiche che comunque non si sono risolte e riversa sul cibo le sue sofferenze. Vive con Adam, ma non può dare amore se prima non comprende come amare se stessa.

Anika allora intraprende un viaggio, ritorna dagli affetti, così vorrebbe almeno. Perchè è incinta ma di un figlio che non vuole, neppure per un momento pensa di tenerlo, mente perfino alla madre quando intuisce che la viglia è in attesa. La verità è che è profondamente sola, circondata da un muro che ha innalzato per proteggersi dall’esterno ma che si è fatto muraglia e adesso la ingabbia.

Dall’altra parte c’è Claudia, che fa quasi una malattia del suo desiderio di avere un figlio. Claudia vive con il marito in una realtà borghese, fatta di apparenza. Soffre nell’animo per la profondità del suo dolore che si radica a ogni gravidanza mancata. La sua voglia di maternità diventa ossessione. Il suo desiderio la distrugge. Vorrebbe essere compresa ma si chiude e allontana per non ammettere di aver quasi raggiunto il fondo.

Gli uomini nel romanzo di Sara Maria Serafini non possono aiutare, non risolvono. Non salvano, le donne devono trovare il modo di salvarsi da sole, unendosi, stringendosi.

Anika e Claudia si incontrano. Non importa come e perchè, ma sembra che si riconoscano a prima vista, entrambe ferite, lacerate.

Un romanzo coraggioso, che indaga le pieghe dell’animo umano, femminile, la sacralità della maternità e della dimensione delicatidssima del corpo.

“Quando una donna” è pubblicato dall’editore Morellini nella collana “Varianti” curata dalla bravissima Sara Rattaro:

” Claudia e Anika, due donne apparentemente diverse ma che entrambe incarnano l’universo femminile, la sua fragilità e la sua forza. Un romanzo toccante sulla maternità, sull’essere donna e sul suo significato”

Estratto:

Anika osserva la neve. Immobile, alla fermata del tram.

Le piace sentire la stoffa dei cappotti degli altri sfregare contro il suo. Le piace la sensazione di calore, quell’immobile stare, a condividere qualcosa. Anche se è solo un’attesa. La neve è sporca, crea un cordolo grigio contro il bordo del marciapiede.

Quand’era bambina, in Polonia, la aspettava come si aspetta una profezia. Con un misto di certezza e stupore, per qualcosa che sai che accadrà, ma che continua a sembrare magico.

Musichetta negli auricolari, un motivo che non capisce, ma che la affascina. Antonín Dvořák semina le prime note della Sinfonia numero nove nel suo corpo, e quelle si vanno a depositare nel profondo, come fanno certi semi che conoscono da sempre qual è il loro compito.

Il ricordo di una mattina le arriva prepotente da dietro alla schiena, bussa con tocco leggero sulla spalla destra, lei è distratta, non si gira. Allora il ricordo la scuote, violento, Anika spalanca gli occhi. La casa sepolta di neve, suo padre chino su una vanga a cercare di creare un sentiero, lei e sua sorella che scendono le scale correndo, la madre che urla di finirla, ma il suono della sua voce arriva fermo, cristallizzato, come lo zucchero sciolto e lasciato a raffreddare sul marmo accanto al lavello. La sua vecchia casa è bloccata nell’ambito di un tempo che oggi non esiste più. Continua a trattenerla lì, anche se ormai è vuota.

Le porte del tram che si spalancano soffiano contro il suo viso un calore sporco, da respiri umidi. Anika si sveglia e si lascia spingere dentro al vagone dal flusso umano che sa dove andare.

Anche lei sa dove andare. A casa.

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