Redenzione – Chiara Marchelli (NNE)

copertina libro Redenzione
di Chiara Marchelli, edito da NN Editore
Redenzione
Chiara Marchelli
NN Editore

Redenzione è un thriller che non segue i soliti schemi. Qui, per esempio, l’assassino viene catturato più o meno a metà libro. E uno si dice: e adesso? E adesso viene il bello. Non so come dire, l’assassinio e l’indagine collegata sono quasi un passatempo, una scusa per coinvolgerci, per farci conoscere i personaggi, per sorprenderci.

Una persona scomparsa, sequestrata, tenuta in catene. Ma la protagonista non è lei, e non lo è nemmeno il suo carceriere, così come non lo è l’assassino. Lo è un po’ di più l’ispettore, Maurizio Nardi.

La vera protagonista è l’anoressia.

Accennata nella prima parte, si impone nella seconda parte del libro, così come fa nella vita vera. Inizia piano, con una dieta, con qualche chilo, e poi diventa inarrestabile.

E l’autrice ci racconta di sante medievali anoressiche, di come per loro fosse un modo di opporsi alla società che le voleva diverse. Rinunciare al cibo, agli istinti, ti fa sentire forte, senti di avere il controllo e di essere onnipotente. Se puoi resistere senza mangiare, puoi fare qualunque cosa. Non vivere per non morire. E ancora una volta le donne sono il loro corpo, perché la loro voce non viene ascoltata, come se fossero mute. E allora, se non mi ascolti, ti faccio vedere io, dovrai ascoltarmi per forza!

E così ci si sacrifica, ci si rovina perché non si vede alternativa. Un modo per avvicinarsi a Dio, se vuoi diventare una santa medievale, un modo per ritrovare se stesse, se credi di ritrovare la tua vera essenza in 30 kg scarsi.

Mi è piaciuto moltissimo questo libro della Marchelli, diverso dai soliti. Mi è piaciuto che l’omicidio venga risolto subito, ma mi è piaciuto ancora di più la parte sull’anoressia, così angosciante, così vera. Un ordine: non esistere. Se provi a esistere, a essere qualcosa, io ti distruggo. Non esistere è l’unico modo di sopravvivere.

La sola cosa che non mi ha convinta del tutto è il passato di Nardi: avrei preferito evitasse anche qui i cliché. Ogni tanto potremmo avere anche dei protagonisti senza un passato travagliato e una morte di cui si sentono colpevoli. A mio modesto parere sarebbe stato meglio un onesto e tranquillo passato, anche un po’ monotono se vogliamo.

Ringraziamo la casa editrice e l’ufficio stampa per la copia cartacea