“Rondini per Formiche” di Giorgio Ghiotti (Nottetempo)

rondini per formiche
rondini per formiche

Dal sito dell’editore:

Tommaso e Nicole Ciabatti sono fratelli e complici. Vivono in una bella casa dentro la quale, però, il padre è fuggito e la madre è impazzita. Tommaso e Nicole studiano e si curano dei genitori, responsabili e precisi come talvolta sono i bambini. Certo, vedono cose che gli altri non vedono, e si innamorano di persone che altri non guardano e di libri che altri non leggono, barattando la realtà con le storie, come rondini per formiche, si affacciano alle finestre aperte su una Roma seducente e leggono i giornali a voce alta per incorniciare le loro vicende familiari con lo spazio e il tempo di tutti. Come i ragazzi di Prevert, anche quelli di Giorgio Ghiotti, “si baciano in piedi e non ci sono per nessuno” ma non sempre hanno un letto dove stendersi e stare abbracciati. Al suo esordio nel romanzo, Ghiotti con un tono sognante e visionario e una lingua possente, racconta i disastri e gli amori dei ragazzi che, seduti su un motorino, corrono per viali e vicoli fino a diventare grandi.

 

Recensione:

Il romanzo di Ghiotti è un mondo con infinite sfaccettature. Ci sono due figli, poco compresi, Tommaso e Nicole, che imparano presto a fare cose da soli. C’è una madre sola, Anita, che non cerca di comprendere il disagio dei suoi ragazzi. Poco alla volta scivola nella follia, se la prende con le rondini che vanno a morire per terra, se la prende con tutti perché nessuno riesce ad aprirle il cuore, a parlarle davvero.

“Mamma, le dice, Non mi vuoi bene? Anita, nostra madre, la guarda e le manda un bacio volante, ma i baci cosí Nicole li ha sempre persi nell’aria. Sono sei mesi che non ci bacia davvero. Vuoi lasciarci soli mamma? Voglio finire presto cosí i calzini hanno il tempo di asciugarsi.”

C’è un padre distante, che sembra sempre sul punto di tornare e non torna mai. Un’assenza forte, che pesa, sulla crescita di Tommaso e Nicole, che per punto di riferimento hanno i cartoni animati.

“Sei mesi fa mi arriva sul cellulare il messaggio di Nicole: Papà è morto.”

E ci sono gli amori, le delusioni e il vortice di pensieri di Tommaso. Prima Michele, poi Luca e i sogni, tanti sogni che confondono l’umore:

Stanotte ho sognato i ragazzini viola. Agitavano le braccia per aria, facevano gesti per farsi vedere, perché mi accorgessi di loro, spalancavano le bocche fino alla commedia, all’estensione massima della mandibola in un labiale a me sconosciuto e anche la lingua il palato le tonsille erano viola. Non che non li capissi, in realtà seguivo le loro labbra e le parole che ne uscivano in un ambiguo gioco del mimo, ma le parole erano prive di significato per me, e interrompevano la loro corsa dietro il vetro perché io ero su un autobus diretto chissà dove e loro erano ancora giú e mi lanciavano parole come uova liquide. Si sono abbassati i pantaloni, hanno iniziato a schizzare di pipí il marciapiede, poi hanno preso a schizzarsi tra loro e ridevano divertiti. Nelle mani, avevano un amuleto a forma di bambola, la bambola si rompeva a metà e generava una nuova bambola e un’altra e un’altra ancora, cosí che ognuna di loro diveniva madre per il parto appena affrontato e abbandonava il figlio al suo destino di prossimo partoriente. Da ultimo ne usciva un bambolotto umano come quelli in plastica nelle vetrine dei giocattolai, aveva riccioli scuri già cresciuti da adulto. Aveva addominali scolpiti e un bracciale di corda al polso. Era morto. L’autobus è ripartito e i ragazzini sono rimasti là a giocare salutandomi da lontano.

Il titolo è per certi versi metafora della vita del protagonista: non bisogna barattare rondini per formiche, non si deve perdere la prospettiva e accanirsi sulle piccolezze.

“Tornato a casa dissi a Nicole: Non ci si deve aspettare mai niente, se si vuole essere felici.”