“Sembrava bellezza” di Teresa Ciabatti (Mondadori)

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“Sembrava bellezza”,
di Teresa Ciabatti
(Mondadori 2021)

“Sembrava bellezza” (Mondadori 2021) è il nuovo romanzo di Teresa Ciabatti. La protagonista è una voce narrante che si presenta aggressiva e piena di sé, ma che piano piano lascia intravedere le sue fragilità e il bisogno di riscatto.

Autofiction o autobiografia? Come quando si legge Jonathan Bazzi o Daniele Mencarelli la domanda è costante, nella mente del lettore. Dettagli intimi, dialoghi scomodi, linguaggio viscerale: sarà successo veramente? L’autore o l’autrice avrà sul serio incontrato quelle persone? Quelle nefandezze saranno state compiute davvero?

Ce lo chiediamo e richiediamo, anche se è tutto proclamato, anche se il nome di Teresa Ciabatti pare oggi sinonimo di autobiografismo, anche se in apertura di “Sembrava bellezza” è scritto chiaro e tondo che tutto quello che viene narrato è vero, tranne un paio di particolari. Anche di fronte a queste prove, il lettore dubita.

La storia di “Sembrava bellezza” si incentra su due sorelle e un’amica, cioè la narratrice, che sta nel mezzo. Il rapporto fra le tre è difficile perché ci sono di mezzo un incidente e uno smisurato senso di colpa. Sarà proprio questo rapporto, però, a dare alla protagonista una seconda possibilità.

Il romanzo fa parte della dodicina dei candidati al Premio Strega 2021.

Punti di forza

A differenza de “La più amata”, la scrittura di Teresa Ciabatti in “Sembrava bellezza” spinge forte sul flusso di coscienza. La narratrice si impone all’attenzione, spudorata, e regge la scena molto bene. Denuncia impietosa tanto le verità che vorrebbe gridare in faccia agli altri quanto quelle con cui vorrebbe scuotere sé stessa, senza fare prigionieri.

Eppure, mano a mano che la narrazione procede, perfino per questa antieroina si profila una speranza, un’opportunità di riscatto, dolorosa e formativa. E questo è il motivo per cui alla fine ho “promosso” il romanzo con piena convinzione.

Però, però, però

Le prime cinquanta pagine di “Sembrava bellezza”, quelle in cui la storia non prende ancora il volo, possono richiedere molto sforzo per accettare l’io narrante. È un’antieroina arrogante e sbruffona, diretta e narcisista: il solo incipit galleggia fra realtà e menzogna, contraddizioni e ripensamenti… Finalmente capiamo cos’è, tecnicamente, un narratore inattendibile.

Per qualcuno, diciamocelo, l’effetto può essere respingente (per me lo è stato).

“Mazzo di rose in mano, eccomi a ripetere le scene banali dei film d’amore. Solo che sono una madre, non un innamorato (sicuri che, dopo anni di incomprensioni, quel desiderio di tornare vicine, quel bisogno di tenersi una nelle braccia dell’altra – perché mia figlia da piccola mi teneva tra le braccia, succedeva d’improvviso. Io distesa, io seduta, e questo essere minuscolo tentava di circondarmi, rimanendo a metà, meno della metà, come una cintura che non si chiude. E allora: sicuri che quella nostalgia non sia pari, se non superiore, al desiderio disperato di un innamorato respinto?).”

Quando però la storia entra nel vivo, le nostre curiosità vengono ciclicamente create e soddisfatte e noi non possiamo fare a meno di apprezzare la costruzione narrativa e la sua originalità.

Ho letto “Sembrava bellezza” perché scelto per il mese di aprile dal gruppo di lettura “Sulla traccia di Angela”, nato in seno alla biblioteca regionale “Di Giampaolo” di Pescara.

Cristina Mosca