“Trema la notte” di Nadia Terranova (Einaudi)

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“Trema la notte” di Nadia Terranova (Einaudi 2022)

In “Trema la notte” (Einaudi 2022) Nadia Terranova conferma la grande bellezza della sua ricerca stilistica e ci prende il cuore in mano. Ho letto questo libro perché alla fine di aprile l’autrice è stata ospite della rassegna #8marzosempre della Libreria Primo Moroni di Pescara (qui si può guardare la presentazione, condotta da Maristella Lippolis). Di Nadia Terranova abbiamo recensito anche “Come una storia d’amore”.

Cos’è “Trema la notte”

Alle 5:20 del 28 dicembre 1908 la punta dell’Italia è stata scossa da un profondo terremoto di Magnitudo 7,1: il più distruttivo del XX secolo.

Il sisma provocò più di ottantamila morti e quasi rase al suolo le città dirimpettaie di Messina e Reggio Calabria, in particolare dimezzando la popolazione della prima. In più scatenò uno tsunami, la cui origine è ancora dibattuta, che con onde alte tra i 6 e i 13 metri terminarono quella strage iniziata in città, fra le persone che si erano rifugiate sulla costa.

“Certo, non avrei mai sospettato che la libertà si sarebbe presentata a me vestita da baratro, così poco sappiamo della forma del futuro e della sostanza dei desideri che conviene non indugiare troppo in loro”

Cosa fa Nadia Terranova, in “Trema la notte”? Ci presta lo sguardo di due giovani, un bambino e una ragazza, che vivono la tragedia. Entrambi restano soli. Entrambi sono disorientati. Entrambi sono, alla fine, salvi. In molti sensi.

Punti di forza

“Trema la notte” è un romanzo dal doppio sguardo: uno sguardo gemello, come gemelle sono state nella disgrazia le due città protagoniste.

Ho trovato la ricostruzione storica molto interessante e i personaggi toccanti. Ho sentito fortissima la disperazione.

“Questo non è il libro che pensavo di scrivere a vent’anni, ma così poche volte diventiamo ciò che da giovani crediamo di essere”

La sera prima del terremoto, i messinesi sono stati all’Opera a guardare l’“Aida” e Nadia Terranova fa di questo aspetto un punto decisivo della narrazione. È per prima cosa funzionale all’arrivo a Messina, “città mio desiderio e meta”, della sua protagonista femminile, Barbara, voce narrante in prima persona. In secondo luogo, assume tutta la sua inquietante valenza profetica, visto che nella tragedia di Giuseppe Verdi i due amanti finiscono sepolti vivi.

“C’è qualcosa di più forte del dolore, ed è l’abitudine”

La narrazione procede nell’austerità di una seduta di cartomanzia. I capitoli sono ventidue, come le carte dei tarocchi; per ogni carta c’è una spiegazione molto affascinante, che aiuta a comprenderle e interpretare nel loro significato più profondo.

Un’altra cosa che colpisce molto di questo libro è la schiusura alla speranza. Le storie di Barbara e Nicola si rispecchiano e si riconoscono l’una nell’altra. I due coprotagonisti subiscono una vita di costrizione: per entrambi il sisma arriva con potenza uraniana a rovesciare le rispettive situazioni e a dare la possibilità potente di cominciare, da zero, una nuova esistenza.

Però, però, però…

La narrazione si chiude come un cerchio: è un intero flashback che alterna l’io narrante alla terza persona. Iniziamo con la protagonista che riflette sulla sua vita a dieci anni dal sisma, e torniamo da lei nel presente quando una sorta di equilibrio è stato costruito. Si arriva alla conclusione del romanzo talmente cullati dalla scrittura paziente ed empatica di Nadia Terranova che si vorrebbe un respiro più ampio anche per l’epilogo.

“Quando non si sa dove andare, si torna sempre a casa”

Oltre alle due città, descritte nella loro monumentale devastazione, è il bellissimo stile della Terranova l’altro grande personaggio del libro. Dona rotondità e solennità all’argomento, un argomento sacro, che ammutolisce. Nadia Terranova tratta l’evento con tutta l’umiltà che questa impresa esige. Crea una connessione d’amore ed empatia talmente forte tra il lettore e questi luoghi e queste persone, che non ci si può fare a meno di chiedere: cosa avrei fatto io? La bellezza dello stile fa da contrappeso ai possibili “però”.

P.S. Segnatevi il nome di Letteria Montoro. È un’autrice messinese la cui tomba è stata spazzata via dal sisma e che adesso sono curiosa di scoprire. Nel romanzo diventa un po’ il simbolo di tutte le cose che rischiamo di non sapere mai, se non frughiamo nel passato.

Cristina Mosca