“Tutti Liberi” di Mauro Bernasconi (IoScrittore)

tutti liberi
tutti liberi

Descrizione dal sito dell’editore:

Napoli, oggi. Qualcuno ha deciso di fare giustizia, anche se in modo un po’ discutibile. Le prime vittime sono un onesto parrucchiere, un broker d’assalto, una maga televisiva… Tutte persone dall’apparenza irreprensibile che nascondono però dietro la facciata rispettabile il marcio di una società in piena decadenza.
C.A.O.S., con questa sigla si firmano i misteriosi aggressori, denuda le sue vittime e le abbandona al pubblico ludibrio con un cartello che svela le loro malefatte. La città ha paura, e nessuno si sente al sicuro. Nessuno tranne Davide, giovane affidato ai servizi sociali per una piccola faccenda di droga, che ha ben altro da pensare che al C.A.O.S., anche perché la sua vita è nel caos, quello senza puntini e tutto minuscolo. La ragazza lo ha lasciato e gira con un tipo orrendo tutto muscoli, e Davide nel tentativo di riconquistarla passa da un disastro all’altro. Non va meglio nel convento di suore dove lavora per scontare la sua pena, tra barboni e colleghi poco svegli. Eppure la strada di Davide è destinata a incrociarsi molto presto con quella del C.A.O.S.
In una Napoli caotica e surreale, tratteggiata con veridicità e ironia, una storia rocambolesca, che racconta un sogno di giustizia che finisce per diventare l’inizio di una nuova realtà, magari non migliore della precedente, ma sicuramente più matura e consapevole.

 

Recensione:

Questo è il secondo romanzo premiato dal torneo IoScrittore del gruppo GeMs che ho l’opportunità di leggere e la mia opinione si consolida: Mauro Bernasconi riesce a raccontare uno spaccato di vita contemporanea con un’ironia mai scontata e una storia originale.

Lo sfortunato Davide, che della sua sfortuna è artefice, ci presenta una quotidianità vissuta fra le vie di Napoli in un circo a cielo aperto dove personaggi caleidoscopici si incontrano e scontrano dando vita a siparietti surreali.
“Biiip
«…onzo imbecille presuntuoso». Sempre la stessa, Stella. Il giorno in cui aspetterà il segnale acustico per parlare, si verificherà certo un cataclisma planetario. «Chi cazzo credi di essere… bla-bla-bla… picchiarlo a quel modo… bla-bla-bla… denunciamo sicuro… bla-bla-bla… ’fanculo!» Clic.
Mi promisi di richiamarla quanto prima per scusarmi. Ma ero troppo stanco. E troppo ubriaco.
E, purtroppo, me ne dimenticai.”

La scrittura di Bernasconi è la prima peculiarità del romanzo: incalzante e divertente, utilizza un registro volutamente ricercato per rendere la realtà di per sé inverosimile più accattivante. Il risultato è proprio quello voluto: l’autore fa sorridere pur raccontando una giostra criminale di uno strato sociale poco edificante.

Lo stile tagliente ci trascina da una situazione alla successiva come in un gioco d’artificio. Parte un fuoco quando ancora il precedente non era del tutto estinto. Esilarante la scena nel convento, dove Davide affronta personaggi spassosissimi in situazioni iperboliche.

Il gigante buono si chinò prontamente a raccoglierle ma, con la goffaggine tipica di chi ha da poco scoperto di avere in dotazione un cervello e ne sta ancora studiando il libretto di istruzioni, nel farlo andò a urtare con il setto nasale contro il mio ginocchio. Costernato, mi abbassai subito verso di lui tentando invano di tamponargli il sangue che usciva a fiotti dalle sue narici, e ottenni solo il risultato di mandarlo a sbattere contro il finestrino di un’auto parcheggiata, fracassandolo.”

Così, con personaggi a tutto tondo e alternando agli articoli del quotidiano sugli inspiegabili omicidi firmati C.A.O.S., Bernasconi ci rende una realtà cruda e, per contrasto al sorriso che la sua penna ci strappa, in cui c’è proprio poco da ridere…

Un Estratto:

Col fare risoluto di un uomo che sa quando è il momento di prendere la situazione in pugno, si diresse al lavandino, vi collegò un tubo di gomma a mo’ di idrante e diresse il getto d’acqua al di sopra della porta del gabinetto, in modo da inondarne l’interno.

«Ehh? Vediamo se adesso ti decidi a uscire… Ti serviva un bagno? E noi ti diamo anche la doccia!»

Tentai di manifestare le mie perplessità sui suoi metodi: «Simone non mi sembra una gran bella ide…»
La porta si aprì di botto: il risultato che voleva. Ma, nella sua foga irrigatrice, Simone non aveva calcolato di trovarsi esattamente sulla traiettoria d’apertura della porta del
cesso. L’impatto con questa, che lo spalmò sul muro alle sue spalle fracassandogli gli occhiali sulla fronte, in cambio lo sottrasse al macabro spettacolo che invece si presentò a tutti gli incolpevoli astanti: dall’antro balzò fuori, nudo e fradicio, una sorta di ominide dai contorni e le caratteristiche a dir poco raccapriccianti.
Capelli ricci e lunghi fino alle spalle, il viso contratto e deformato da una densa coltre di fondotinta scioltosi per l’umidità; il suo corpo mostrava un disgustoso abbozzo di seno e, più giù, quelle che dovevano essere le vestigia di una sessualità maschile ormai da tempo accantonata.
L’unica cosa certa dell’intero quadro fu che quella specie di X-File brandiva una siringa da insulina usata, e urlava a squarciagola: «So’ sieropositivo!!! V’ammischio l’addiesse a tutt’
quant’…»
Non ho mai visto centoventi persone dileguarsi con tanta rapidità. Dopo qualche secondo non c’era anima viva, eccezion fatta per il mostro di Loch-Ness bisex, sbucato dagli oscuri
meandri dei servizi igienici.”

 

Mauro Bernasconi è nato nel 1973 a Napoli, dove vive e svolge a tempo pieno l’attività di marito e padre di due splendidi figli. Nel tempo libero si dedica al lavoro di odontoiatra e solo saltuariamente sottrae ore preziose al sonno per provare a scrivere. Da un po’ di tempo libera la sua insopprimibile grafomania sul blog del sito maurobernasconi.net. Questo è il suo romanzo d’esordio.