Un luogo a cui tornare – di Fioly Bocca

 

Un luogo a cui tornare

di Fioly Bocca

Giunti Editore

Dal sito dell’editore

Una donna in cerca della sua strada, un uomo che ha perso tutto, un incontro che cambierà due destini.

Con il suo stile poetico e delicato, Fioly Bocca ci regala un romanzo, “Un luogo a cui tornare”, di profonda umanità sul coraggio di scegliere di amare, nonostante tutto.

”Sempre così, ogni volta la stessa storia” pensa con rabbia Argea mentre guida veloce per le strade battute da una pioggia torrenziale. Le lacrime che le offuscano la vista, la musica alta, il movimento ipnotico dei tergicristalli.

Poi, all’improvviso, una sagoma scura le si para davanti.

Argea si risveglia in ospedale, accanto a lei c’è Gualtiero, il suo fidanzato, lo stesso che quella sera le ha dato buca per l’ennesima volta. Via via che la mente si snebbia, si fanno largo i sensi di colpa: ha investito un passante? Lo ha travolto con la sua auto?

Solo qualche stanza più in là, nel reparto di terapia intensiva, Zeligo è in coma. Le uniche cose che ha con sé sono una carta di identità scaduta e la foto di un bambino. L’ispettore dice che si tratta di un rifugiato bosniaco, un senzatetto, probabilmente ubriaco. Nessuno viene mai a trovarlo.

Spinta dai rimorsi e dall’inquietudine per una vita che non la soddisfa del tutto, Argea comincia a fare visita a Zeligo e, quando l’uomo finalmente si risveglia, scopre la sua straziante storia.

E’ così che viene a contatto con un mondo sommerso, doloroso ma anche libero da ogni vincolo, che la attrae e la spaventa al tempo stesso.

Determinata ad aiutare Zeligo, Argea non sa ancora che, proprio come hanno predetto i tarocchi, grazie a questo incontro tutto nella sua vita è destinato a cambiare.

Recensione

Un libro emozionante.

Argea, la protagonista, vive una storia intensa con un uomo. Intensa per il carico di dubbi e difficoltà che comporta. Il lettore lo vede benissimo che la loro relazione è sbilanciata, che non funziona, ma, come nella realtà, chi ci sta dentro ha una visione un po’ distorta e non riesce a vedere chiaramente. A nulla valgono gli avvertimenti di persone esterne. Argea porta avanti la storia, con fatica e determinazione, accetta le sue assenze, le sue direttive, che lui le dica come vivere, cosa fare e pensare, anche se, per fortuna, poi fa di testa sua.

Proprio “grazie” a quest’uomo fa un incidente e investe un pedone. Da qui inizierà una nuova vita. Imparerà a seguire un po’ di più il suo istinto, ad ascoltare se stessa e rispettarsi, a vivere e vedere le piccole cose, una porta per un altro mondo in mezzo agli alberi, ad ascoltare le nuvole.

Zeligo, l’uomo che ha investito, giovane, vecchio saggio discreto, sarà il suo compagno in questa trasformazione, in questa riscoperta dei sapori e dei colori. Le mostrerà un mondo a lei sconosciuto le presenterà persone eccentriche, ma vere.

È un libro dolce e amaro, tenero e rude, che ci mostra alcune debolezze, ma ci mostra anche come ci siano sempre modi diversi di affrontare le situazioni.

Se avesse saputo che avrei raccontato di lui, so cosa avreb- be detto: A che serve, Argea. Lascia stare. Ci sono molte cose più interessanti di un vecchio balordo come me.

So che per lui non sarebbe stato necessario, ma lo è stato per me. Non tanto perché, prima o poi, la verità bisogna dirla, ma soprattutto perché ognuno ha bisogno di qualcosa in cui potersi riconoscere. E quel qualcosa è ciò che hai fatto di te, di tutte le cose che sono venute e di quelle che stai ancora aspettando. Quel qualcosa è il solo luogo a cui puoi tornare e deve essere un luogo accogliente. Deve essere Casa.

Raccontando, ho capito che ciò che rende vera una storia non sono solo le parole che ci metti ma anche quelle che tieni fuori, che scegli di non dire. Le parole che non ho scritto qui e che rimangono tra Zeligo e me. E rimangono davvero, resistono. Perché il tempo – click-clack – non è una sequenza di istanti: è tutto qui, adesso, contemporaneamente.

Il resto, ciò che sta in queste righe, è quello che abbiamo fatto delle cose che ci sono successe, nel modo che abbiamo saputo e che abbiamo potuto.

E non è poco, benedetto mondo. Non è poco.

Ne consiglio senza dubbio la lettura e ringrazio Walkabout Agency per averci dato l’opportunità di leggerlo!

Daniela