“Una donna” – di Sibilla Aleramo

“Una donna” di Sibilla Aleramo, 1906

“Una donna” è un romanzo “fedelmente autobiografico” pubblicato da Sibilla Aleramo nel 1906. Sibilla Aleramo era lo pseudonimo di Rina Faccio, giornalista e scrittrice piemontese che visse a Civitanova Marche e si stabilì a Roma. Qui diresse e collaborò alle prime riviste femminili e si impegnò attivamente nella vita sociale, culturale e politica del tempo.

Sibilla Aleramo cresce in una famiglia patriarcale, in cui la madre, che tenta il suicidio perché sull’orlo della depressione, viene rinchiusa in manicomio. Sibilla/Rina sente tutto il fascino di suo padre, carismatico e impetuoso. È proprio il carattere di lui a permetterle di crescere indipendente, anche economicamente, fin da giovanissima.

Immaginate ora una donna come lei ingabbiata in un matrimonio riparatore. Dopo dieci anni senza amore si trova a dover scegliere fra una vita sottomessa sotto il giogo del marito, o un’esistenza dignitosa, in cui nessuno la picchi e lei sia libera di coltivare le relazioni sociali.

Sibilla si sente più madre che moglie. È legatissima al figlio, di ormai sette anni, ma sta diventando infelice e manesca e si accorge che sta rendendo l’aria pesante anche a lui. Le balena un pensiero: quale insegnamento, quale esempio lascerà al figlio maschio, se resta? E quale, se va via?

Punti di forza

Ho conosciuto “Una donna” da universitaria e l’ho riletto a marzo di quest’anno perché scelto dalla condivisa dedicata al mese delle donne dal gruppo di lettura “EquiLibro” di Pescara (ed 2021 – Le ricorrenze). La mia edizione è uscita in allegato a La Repubblica nel 2003.

Ricordo che la prima volta mi hanno colpito la solitudine della protagonista e il suo bisogno di amore. Colsi come retorico tutto il bene che lei dichiarava al figlio, perché mi dicevo: se fosse stata sincera, sarebbe rimasta.

“Chi osava ammettere una verità e conformarvi la vita? Povera vita, meschina e buia, alla cui conservazione tutti tenevan tanto! Tutti si accontentavano: mio marito, il dottore, mio padre, i socialisti come i preti, le vergini come le meretrici: ognuno portava la sua menzogna, rassegnatamente”

A questa rilettura, naturalmente, la mia visione era più ampia e ho avuto modo di riflettere sullo “scandalo” causato da questo romanzo al tempo in cui è stato pubblicato. Parliamo di un periodo storico in cui la legge italiana tutelava la famiglia ma non i suoi componenti: separarsi era faticosissimo, le donne non potevano contare sull’affidamento del figlio e neanche riscuotere un’eredità paterna senza il consenso maritale. Il sistema sociale che si aveva dietro le spalle era un fardello pesantissimo e liberarsene era impensabile.

È stato possibile cambiare queste condizioni proprio grazie alle voci che piano piano hanno cominciato a staccarsi dal coro, sporcandosi di fango e di scandalo, e da cui sempre più donne hanno preso coraggio.

Però però però

Questo libro è una pietra miliare del femminismo italiano. Quando lo si affronta, però, consiglierei di non cercare l’intreccio tradizionale. È un’autobiografia introspettiva che rischia di deludere dal punto di vista della tensione dell’azione.

“Sai pure che la rassegnazione non è una virtù!”

Possono soddisfare e arricchire, tuttavia, la ricchezza di riflessioni e la conseguente evoluzione personale in termini di autoconsapevolezza. Da questo punto di vista possiamo considerare “Una donna” un romanzo di formazione, seppur doloroso e non a lieto fine.

Sappiamo dalle biografie che lei ha condotto una vita estremamente libera, stringendo relazioni amorose tanto con donne quanto con uomini molto più giovani di lei. Dico che non è a lieto fine perché Rina Faccio intendeva, con questo libro, lasciare al figlio Walter la spiegazione del suo allontanamento da casa. Purtroppo lui non l’ha perdonata: ha accettato di vederla solo dopo trent’anni e per di più solo per tre volte, in cui alla terza lei era sul letto di morte.

Esiste uno sceneggiato televisivo italiano del 1977 liberamente tratto da “Una donna” e lo si può vedere qui.

Cristina Mosca