Una mente diversa – di Federico De Rosa (San Paolo)

Una mente diversa

Nella prima pagina del suo terzo libro Federico scrive:

“Immagino che molti di voi abbiamo già avuto occasione di conoscere una o più persone autistiche e che questo sia il motivo che vi induce a leggere le mie parole, ossia il desiderio di comprendere un po’ di più e meglio l’autismo… O magari siete solo curiosi, perché di autistici se ne parla spesso e li si dipinge come personaggi misteriosi e incomprensibili.”


Io non ho un parente o un amico autistico, e neanche mi è mai capitato di interagire con uno di loro.
Quindi, per un certo senso, faccio parte della seconda categoria, ma più che curiosità la mia è voglia
di sapere… come dovrei comportarmi se un giorno dovessi trovarmi di fronte a un autistico e volessi
aiutarlo? E “questo libro”, scrive il ventiseienne, “ha quindi un obiettivo molto preciso: se al
termine della vostra lettura vi sembrerà di aver capito un po’ di più l’autismo e di avere acquisito
qualche strumento per entrarci in relazione, allora l’avrò raggiunto. In caso contrario, avrò fallito
.”
E dopo aver letto ‘Una mente diversa’ posso affermare che l’autore è riuscito nel suo intento:
sicuramente da oggi so qualcosa in più e di utile sull’autismo; anche se adesso nella mia testa
aleggia qualche domanda, a dire il vero poco rilevante, che vorrei porre a Federico perché,
nonostante lui faccia chiarezza con molti utili esempi, qualche dubbio mi è rimasto.
Fin dalle prime pagine son rimasto colpito dalla maestria nella scrittura, ma credo che non sarò stato
il solo, infatti Federico scrive:

“Ecco il primo motivo per cui so scrivere: sono stato molto amato. E quando parlo di ‘amore’ non mi riferisco a un sentimento, ma a un concreto e faticoso sacrificio
quotidiano per aiutarmi che va avanti da vent’anni e che fa di mio padre, mia madre, mio fratello e mia sorella una macchina da guerra al mio servizio, affettuosa e allo stesso tempo inarrestabile.”


Oggi ventiseienne, Federico anche su Facebook risponde alle domande di tutti quelli che vorrebbero
aiutare gli autistici, che spesso non sanno bene come comportarsi, perché è questa la sua missione.
Nel suo libro, per esempio, l’autore spiega per ognuno dei cinque sensi quali sono i comportamenti
più comuni che hanno gli autistici, o ‘neurodiversi’ come vengono definiti, rivelando anche il perché
spesso hanno certe reazioni. Sui non autistici, indicati come ‘neurotipici’, Federico scrive anche:

“Qualcuno di voi si starà chiedendo come faccia io autistico a sapere così tante cose della vostra
mente neurotipica. La risposta è molto semplice. Io osservo ciò che dite e come vi comportate. Non
è difficile poi risalire a come ragionate, dato che parole e azioni sono conseguenza dei
ragionamenti.”

Uno dei consigli che l’autore da a noi neurotipici è: che non bisogna mai sforzare un neurodiverso a
somigliare a un neurotipico
.

“Essere neurotipici come voi è per me un handicap inquietante. Il vostro unico vantaggio è che le regole di questo mondo le fate voi a vostra misura: solo per questo io sono sempre un po’ disadattato.”

Quasi in conclusione Federico chiede:

“Perché vi fate del male da soli? La vita è tanto semplice per
chi vive basico: abitare comodi, dormire bene, mangiare cose buone, volersi bene e fare ogni tanto quello che ci piace. Questa è la felicità semplice di una vita semplice. Io vivo così e me lo faccio bastare.”

Sono entusiasta che lui abbia trovato la felicità e uno scopo nella vita e che ne abbia fatto
un lavoro, portando avanti la sua missione aiutando gli autistici e le persone che vogliono aiutarli.
Rispondere a questa domanda non è semplice, lascio a ognuno di voi il modo di farlo, io credo che
senza un lavoro il genere di vita descritto da Federico non si può del tutto avere. E spesso è proprio
il nostro genere di lavoro che ci porta a non vivere del tutto felici, viste le complicazioni che si
presentano quotidianamente, però Federico ci insegna che si può vivere meglio anche con poco.