“Una regata mortale” di Editha Aceituna Griffin (Le Assassine)

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“Una regata mortale” di Editha Aceituna Griffin

“Una regata mortale” è un romanzo di Editha Aceituna Griffin del 1936 pubblicato dalla casa editrice Le assassine a settembre 2022, nella collana “Vintage”. È la prima edizione italiana, tradotta da Costanza Masetti. È disponibile anche in e-book. Ringraziamo la casa editrice per la copia cartacea inviata in omaggio.

Cos’è “Una regata mortale”

Daria va a trovare l’amica Merle, una giovane benestante sposata a un possidente della campagna inglese. Conosce Martin, che si innamora di lei al primo sguardo, e resta per i festeggiamenti della regata che si svolge ogni anno nella zona.

Ma un delitto che la colpisce molto da vicino la spinge a trattenersi più del previsto. Tutti hanno buoni motivi per insabbiare il caso, pochissimi il bisogno di risolverlo.

Punti di forza

Questa recensione è estremamente soggettiva. È talmente soggettiva che è esclusivamente legata alla fascinazione della sottoscritta verso i generi classico e vintage.

Per questo motivo, vedo nell’impostazione convenzionale del giallo “Una regata mortale” un punto di forza capace di conquistare soprattutto i nostalgici. Mi è piaciuto molto vedere le indagini condotte non esclusivamente da un ispettore ma anche da una outsider, spinta non da un motore professionale ma personale.

Mi è piaciuto anche che, contrariamente a quanto succede in diversi gialli e thriller contemporanei scritti da donne, la lente d’ingrandimento dell’autrice non si soffermi sulla sua bravura o le sue fragilità o sul suo passato, ma ci mostri abilità ed emozioni attraverso i fatti. Di Daria conosciamo a malapena le fattezze fisiche; di molte protagoniste contemporanee sappiamo anche dove hanno i nei.

Sinceramente è un focus sull’azione che apprezzo molto, essendo io cresciuta a pane e Agatha Christie.

Infine, mi sono stupita di come, nonostante il delitto avvenga a un terzo del libro, non mi sono sentita affatto impaziente, bensì mi sono lasciata accompagnare dalla narrazione, senza la fretta di leggere. L’autrice ci dà tutto il tempo di affezionarci alla vittima e di spingerci dalla parte di Daria.

Però, però, però…

Il finale è prevedibile? Può darsi. Ma questo tipo di finale fa parte delle regole del gioco. Rientra nella struttura convenzionale di questo romanzo.

Ho trovato questa lettura rassicurante e rilassante: forse sono due aggettivi non indicati per commentare positivamente un giallo, ma voglio dire che ho trovato talmente gradevoli ambientazioni e sviluppi dell’indagine che alla fine quasi non mi interessava ricevere il colpo di scena: avrei volentieri continuato a leggere.

“È l’unico uomo che mai amerò” dichiarò Merle, e Daria sorrise, chiedendosi quante donne lo avessero affermato dall’inizio del mondo”

Penso che l’operazione de Le assassine sia stata saggia e opportuna, perché “Una regata mortale” ci proietta in un’atmosfera – quella dell’Inghilterra degli anni Trenta – che altrimenti andrebbe perduta.

Cristina Mosca