“Una Storia che parla di te” di Dèsirèe Cognetti (DeA Planeta)

"Una Storia che parla di te" di Dèsirèe Cognetti (DeA Planeta)
“Una Storia che parla di te” di Désirée Cognetti (DeA Planeta)

Il romanzo d’esordio di Dèsirèè Cognetti è un’opera matura, con una voce distinta e precisa.

Colpisce subito soprattutto per lo stile. In genere non mi aspetto una grande scrittura da chi ha l’esigenza di raccontare la propria storia, in quanto è difficile pensare alle parole quando non è possibile mettere una distanza emotiva. Invece Désirée è una bravissima scrittrice con una grande storia da raccontare di cui è anche la protagonista. Una prova difficile che supera a pieni voti.

Il romanzo racconta di distacco dalla famiglia, dalle radici, dal familiare. Désirée racconta per il fratello a cui ha cambiato i pannolini ma che non ha potuto vedere crescere perché sono stati separati quando lui era piccolo. E si domanda se lui sappia di avere una sorella che lo sta cercando.

La narrazione inizia dall’amore dei suoi genitori, una coppia ostacolata dalle debolezze di lui e di lei, i suoi genitori, due persone che entrano ed escono di galera, si drogano, bevono, l’affidano ai nonni, prima di una poi dell’altro, ma di certo la amano, di questo lei non dubita mai.

E riesce a ricordare momenti lieti, di calore familiare, di serenità in una casa accogliente dove Désirée ancora può sentirsi al sicuro. Finché viene trasferita in comunità. Che poi finirà per chiamare casa, ma non è quella originaria, del ventre materno, è una casa che la fa crescere in fretta, le fa assumere responsabilità.

Désirée è forte, trova la sua dimensione, cresce e non si arrende mai. Resiliente, coraggiosa, non si lascia abbattere dalla tempesta della vita. Ma ha bisogno di affetto, come ogni bambino, desidera una famiglia in cui trovare rifugio, anche se non è quella che l’ha messa al mondo. E compaiono all’orizzonte Marco, Mattia, Danila e altri personaggi a colorare la sua esistenza, finché Desi torna a vivere con la sua mamma in un monolocale. E le scuole medie, le botte, e poi, finalmente, l’arrivo di Zackaria.

Una storia forte, che colpisce allo stomaco, una donna grandiosa, che ha saputo trasformare la sua vita difficile in una storia bella da leggere, una lezione da imparare: mai arrendersi, la vita riserva sempre qualcosa. E il finale, è tutto da scrivere!

Ogni storia ha un inizio, anche se tutto comincia molto prima, e l’inizio di questa storia è il tuo nome: Zakaria. È a te che la scrivo. Per trovarti, ovunque tu sia.
C’era una volta. Quand’ero bambina le storie cominciavano più o meno tutte così. Voleva dire che poi finivano bene. Non importava quanti chilometri di pavimento avrebbe dovuto lucidare Cenerentola o quante mele avvelenate avrebbe addentato Biancaneve: alla fine ce la facevano.
Però la mia storia preferita era quella di un film. Inizia con un bambino che ha perso la mamma, Bastian. Bastian è ovviamente molto triste, e un giorno trova un libro che sulla copertina ha uno strano talismano con due serpenti intrecciati.

Lo prende di nascosto dalla libreria, mentre il vecchio proprietario gliene sta cercando un altro, e si mette in una soffitta, da solo, per leggerlo. Il libro racconta di una cosa, il Nulla, che minaccia di distruggere un regno bellissimo, e nessuno può farci niente. Nemmeno Atreyu, che è solo un ragazzino, ma ha la forza e il coraggio di un eroe. Atreyu ha anche un Fortunadrago, un animale a metà tra un cane e un drago: enorme, bianco, che vola come il tappeto di Aladino ma è mille volte meglio, perché Falkor è vivo e vegeto e ha le scaglie.

Anita