Il Boulevard delle ossa – di Léo Malet

Il boulevard delle ossa

di Léo Malet

Fazi editore

traduzione di Federica Angelini

Dal sito dell’editore:

È primavera, e all’agenzia d’investigazione Fiat Lux è un gran giorno: Nestor Burma e la sua assistente Hélène hanno appena vinto due milioni alla lotteria. Bisogna festeggiare, pipa in bocca e bicchiere in mano. Ma non si può mai stare tranquilli. Suona il campanello e i festeggiamenti vengono interrotti da un uomo trafelato: è Goldy, un mercante di diamanti ebreo, e ha bisogno del loro aiuto. Le informazioni che fornisce sul caso sono piuttosto fumose, ma a quanto pare ci sono di mezzo la malavita cinese e un giro di prostituzione russa d’alto bordo. Abbastanza per incuriosire Burma, che si mette subito all’opera. Questa volta l’indagine si svolgerà su strade del tutto nuove: da un bordello di Shanghai, a una Casa d’aste di rue Drouot, fino al tesoro della Corona imperiale russa, mentre si apriranno scenari sempre più inquietanti e spunteranno elementi sempre più strani, come uno scheletro con una gamba sola che sembra appartenere a un generale scomparso nel 1939 e un cadavere che forse non è tale fino in fondo.
L’investigatore privato sciupafemmine dalla lingua tagliente è tornato, in questa nuova avventura inedita confezionata con maestria da uno dei padri del noir francese.

Recensione

Il titolo originale è “Boulevard… ossements”. Gioco di assonanza impossibile da rendere in italiano.

La storia gravita dalle parti del celebre Boulevard Haussmann, a Parigi, che si pronuncia come ossements. E all’inizio del libro ci si chieda il perché di questo gioco di parole: in fondo non ci sono morti ammazzati, e nemmeno ritrovamenti di ossa, scheletri… C’è un commerciante di pietre preziose che chiede l’aiuto di Nestor Burma, ma poi muore, all’improvviso. L’investigatore privato si sente in dovere di continuare la ricerca per cui era stato pagato – profumatamente – in anticipo. La bella Hélène tenta di dissuaderlo, ma inutilmente. L’indagine prederà pieghe inaspettate, con continue rivelazioni e colpi di scena. Nessuno è ciò che appare, tutti hanno almeno un segreto da nascondere.

La scrittura semplice, diretta, ci porta in un mondo che non c’è più: la Parigi degli anni ’50, quando c’erano rifugiai russi, l’ombra lunga della Guerra era ancora presente. Hélène partecipa a una sfilata di biancheria intima, ma il suo capo non può, perché uomo. Roba che adesso ci fa ridere, dato che donne in déshabillé e molto più nude, si possono trovare dovunque, senza la necessità di un invito.

Eppure proprio per quest’ambientazione di pochi decenni fa, ma lontanissima, il libro ha un certo fascino. Non ci sono le magie tecnologiche di adesso, le indagini si facevano “con le gambe e con la testa”, interrogando, riflettendo, pensando, ipotizzando. Non c’erano scorciatoie.

La verità, ciò che è accaduto realmente, le ragioni che hanno spinto le persone ad agire, si scoprono pagina dopo pagina, un fatto alla volta, un passo dopo l’altro.

Ci sono i giornali che danno le notizie e che permettono di scoprire fatti altrimenti sconosciuti, senza di essi l’indagine non potrebbe proseguire o prenderebbe pieghe diverse.

Mi è piaciuto molto leggere un noir di cinquant’anni fa. Sia per la scrittura, sia per l’ambientazione: un tuffo indietro, in un passato che era ancora in bianco e nero, in cui il fascino era nello scoprire un po’ per volta ciò che è. Ma allora come adesso, sesso, soldi e poteri muovono il mondo e fanno commettere omicidi.

Daniela