Seconda- 15 racconti che danno del Tu

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Seconda – 15 racconti che danno del tu

a cura di Serena Bertogliatti e Davide Schito

Da Amazon:

“Seconda – 15 racconti che danno del tu” è un’antologia di racconti scritti in Seconda Persona Singolare al Presente (SPSP) da autori e autrici vari, emergenti e non. Sono stati selezionati nell’ambito di un’iniziativa di Davide Schito e Serena Bertogliatti (affiancati da Alessandro Morbidelli e Ferdinando Pastori in veste di giurati) allo scopo di far conoscere e diffondere la scrittura in SPSP.
C’è chi ha usato la SPSP per intessere trame coinvolgenti, chi per entrare nella mente di scomodi protagonisti, chi per riattualizzare vecchi temi, il tutto per comporre un’antologia che contiene generi e atmosfere del tutto diversi, ma tutti ugualmente godibili e fruibili per creatività e stile. I gusti sono gusti, ovviamente, e proprio per questo c’è un assaggio per ogni palato: ci sono bocconi dolci come una storia d’amore, amari come certe piovose giornate, acidi come un reflusso gastrico dopo un cazzotto nello stomaco, speziati come un tramonto esotico, piccanti come un’esperienza che non si dimenticherà facilmente.
15 storie che hanno due cose in comune: una scrittura di qualità e, naturalmente, l’uso della SPSP.
A CURA DI: Serena Bertogliatti e Davide Schito
PREFAZIONE: Serena Bertogliatti e Davide Schito
POSTFAZIONI: Alessandro Morbidelli e Ferdinando Pastori (giurati)
ILLUSTRAZIONE (COPERTINA): Giovanni Da Re
GRAFICA (COPERTINA): Chris Rocchegiani
RACCONTI: Vincenzo Barone Lumaga, Serena Barsottelli, Bee, Sara Bellomi, Marco Bertoli, Scilla Bonfiglioli, Andrea Castagnetta, Barbara Comeles, Chiara Gallese, Cabiria La Notte, Marta Paparella, Cinzia Pelagagge, Emilia Cinzia Perri, L. Filippo Santaniello, Francesco Zanolla.

Recensione (la potete trovare anche cliccando qui, sul blog punto e virgola)

Sei a un corso di scrittura creativa, il block-notes (o il notebook o il tablet o quello che vuoi) ancora intonso pronto a memorizzare tutti i segreti del mestiere. Da qualche parte bisogna pur cominciare e la persona che vi fa lezione, per non rischiare di essere troppo innovativa, comincia dalle basi.
Come si può scrivere un racconto?
Il gesso stride sulla lavagna mentre l’insegnante vi spiega – con il tono dolce che si riserva ai cani, ai bambini e ai dementi – che ci sono due modi di narrare una storia.
In prima persona e in terza persona.
Beh, sai una cosa?
Mente.

Partiamo con una doverosa premessa: la Seconda Persona Singolare è una scoperta recente nella mia vita di imbrattacarte. E, come tutte le scoperte, all’inizio pensi di aver trovato il Santo Graal; poi, tornata coi piedi per terra, scopri che la tua scoperta ha un nome e un cognome e che è regolarmente censita come Seconda Persona. Il classico “tu”, per intenderci.
Prima che tu me lo chieda, no, non ho letto “Se una notte d’inverno un viaggiatore” di Calvino, lacuna di cui mi occuperò più avanti nel corso dell’anno; devo la mia frequentazione con la seconda persona ai libri game della serie di Lupo Solitario, scritti da Joe Dever (che ci ha lasciato alla fine del 2016) e ai giochi di ruolo, dove il Dungeon Master (il Narratore) si rivolge al Giocatore (il Fruitore) descrivendo le azioni con l’uso della seconda persona singolare. Un Dungeon Master – sia cartaceo che in carne ed ossa – ti dirà frasi come «La strada ti sembra silenziosa, mentre ti inoltri lungo via degli Ottoni.»; oppure «Sorridi, quando la serratura scatta al primo tentativo e il forziere si apre»; o, nel caso peggiore di tutti, «Tragicamente, la tua missione e la tua vita finiscono qui, negli abissi di Kalte».
Ciò non di meno, la scrittura in seconda persona è un’esperienza da fare, sia come scrittore, sia come lettore.
La consiglio perché consente di osservare la storia dalla giusta distanza: non siamo né troppo coinvolti (come accade con la Prima Persona), né troppo distanti (come avviene con la Terza). Entriamo in sintonia con i protagonisti del racconto, con le loro vicende, con i loro bisogni ed i loro desideri.
La particolarità della Seconda Persona Singolare è quella di farti credere di star parlando con un amico. Hai presente quando ci sediamo al bar, di fronte ad un caffè o ad una corroborante tazza di tè e magari due pasticcini, e chiacchieriamo con l’amica dei tempi del liceo – o con un collega d’ufficio con cui siamo entrati in sintonia?
Ecco. La sensazione che ti lascia in bocca la Seconda Persona è la stessa. Con la differenza che, in questo caso, ci sovrapponiamo al protagonista, e la voce narrante diventa quella dell’amico che ci ha raggiunto al bar sotto casa per fare due chiacchiere con noi.
Ora, immagina tutto questo in un’antologia di racconti.
È facile. Puoi. E tutto grazie a Seconda – 15 Racconti che danno del Tu.

Seconda – 15 Racconti che danno del Tu è un’antologia che Serena Bertogliatti e Davide Schito hanno selezionato, scremato e raccolto in un volume disponibile su Amazon a titolo gratuito. Sì, hai letto bene. Gratis. Puoi scaricarlo facilmente sul tuo kindle e goderti la lettura di questi racconti dove vuoi: a casa, in metropolitana, in sala d’attesa, sul tram. S poi volessi saperne di più, puoi sempre dare un’occhiata alla loro pagina Facebook, Scrittori che danno del Tu.

Seconda – 15 racconti che danno del Tu è un’antologia, si diceva.
E il bello delle antologie è che assomigliano ad una vaschetta di gelato multi-gusto: sono una mescolanza di idee e di proposte dove è impossibile trovare qualcosa che non ti piaccia.
I generi proposti sono diversi e sfaccettati: si va dal thriller psicologico (This Romeo is bleeding, di Chiara Gallese, a mio avviso uno dei migliori della raccolta) al sovrannaturale (Seconda Ombra di Vincenzo Barone Lumaga), al mitologico (Minores Gentes di Scilla Bonfiglioli), al noir (È la carriera, baby!, di Marta Paparella che ha un giro di vite ad orologeria), alla commedia ironica e graffiante (Memorandum (ricordati di dimenticare) di Emilia Cinzia Perri); il tutto declinato in un Tu sempre differente, scelta che conferisce all’operazione un taglio sempre nuovo. Pagina dopo pagina.
Insomma, ce n’è davvero per tutti i gusti – per tutti i palati, potremmo dire – e mi sto forzando per non rivelarti troppo e guastarti il piacere della lettura. È come quando sai che l’assassino è il giardiniere, hai presente?

Leggere Seconda – 15 Racconti che danno del Tu è come maneggiare un caleidoscopio. Ogni racconto è un universo a sé. Troviamo storie comuni, come quella dello studente fuori sede che legge in un certo modo alcuni comportamenti di chi lo circonda; oppure, si respira la nebbia del tempo nelle campagne di una Roma ferina e ancestrale, quando ancora non esisteva l’Urbe, ma solo una manciata di capanne di pastori lungo la valle del Tevere; o l’approccio quasi da confessionale di un giocatore di slot machine, uno di quelli che sembrano essere diventati un tutt’uno con la sedia che li ospita.

Mi è piaciuto molto affacciarmi in queste piccole vite, ma quello che più mi ha affascinato, di quest’antologia, è la quotidianità che traspare dalle righe dei suoi racconti. Perché, come ti dicevo sopra, il bello della Seconda Persona è proprio questo: ti regala l’impressione di star facendo quattro chiacchiere con un amico. Ti fa percepire la storia che stai leggendo – o anche ascoltando, perché no? – come se qualcuno te la stesse raccontando lì per lì.
Non ci credi? Eccotene un esempio:

Ti sei messo a letto dopo una puntata in streaming di The Big Bang Theory e adesso ti rigiri tra le coperte senza riuscire ad addormentarti. […]
Dalla finestra, la Mole sembra un calice rovesciato. La stanza, silenziosa e un po’ più piccola della precedente, è perfetta anche con le pareti spoglie. L’affitto non supera i trecento euro al mese e sei fortunato a non pagare di più, visto che devi ancora trovare lavoro.
(da Prima Notte, di L. Filippo Santaniello, in Seconda – 15 Racconti che danno del Tu, 2016)

Perché lo consiglio?
Perché gli autori che hanno partecipato a quest’esperimento sono tutti autori esordienti che si sono messi in gioco scegliendo di utilizzare una forma che la critica guarda ancora con sospetto. Tranne quando sei Calvino, ma di Calvino, si sa, han buttato via lo stampo.
Ho apprezzato la bravura dei singoli – qualcuno di più, qualcuno di meno; qualcuno era troppo circonvoluto su se stesso e qualcun altro così smaccatamente seducente da prenderti per la mano e portarti con sé, fino all’ultima parola – e il coraggio che ci vuole nel provare una forma che non si adatta bene proprio a tutti. Ma è il tentativo che va premiato, quello di dare voce a chi ha qualcosa da dire usando uno strumento che non tutti sono abituati ad ascoltare. Ragion per cui, consiglio vivamente questa raccolta a tutti coloro che amano i racconti brevi e sono incuriositi da una forma ancora poco diffusa.

Françoise

https://puntoevirgola2016.wordpress.com