“Dissipatio H.G.” di Guido Morselli (Adelphi)

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“Dissipatio H.G.” di Guido Morselli, Adelphi 1977

Nel 1973 Guido Morselli scriveva “Dissipatio H.G.”, ma il romanzo venne pubblicato solo postumo, nel 1977 da Adelphi. L’autore ha pubblicato in vita solo due lavori, mentre tutti gli altri sono usciti postumi. Nel 1973 si è suicidato a causa dei continui rifiuti delle case editrici e fu così che il suo caso letterario scoppiò. Qualcuno lo ha chiamato “Il Gattopardo del Nord” per la somiglianza della sua storia con quella di Giuseppe Tomasi di Lampedusa.

Oggi paragoneremmo la voce narrante a un Will Smith che si muove in un mondo da cui tutti sembrano volatilizzati. Come nel film “Io sono leggenda”, il protagonista racconta in prima persona l’inquietudine di fronte al mondo vuoto.

Le auto sono tutte incidentate perché chi le guidava è sparito nel nulla, le scrivanie vuote, le merci abbandonate, le valigie appoggiate di fronte alle auto con le portiere aperte. La specie umana pare “dissipata”, dissolta. Eppure tutto funzionava prima che lui, il protagonista, si rifugiasse in montagna organizzando il suo suicidio.

Punti di forza di Dissipatio H.G.

In “Dissipatio H. G.” H.G. sta per humani generis. Fa riferimento a un testo del filosofo greco Giamblico che ipotizzava la fine della specie umana senza nessun evento eclatante, solo tramite la trasformazione degli uomini in una sorta di gas, inoffensivo e inodore.

Cos’è questo romanzo? Forse la metafora della morte? Il protagonista si è davvero suicidato? Serve ancora suicidarsi, se non c’è nessuno ad accorgersi che ti sei tolto la vita?

“La mia paura non si definisce. È troppa. E è troppo nuova. Nessuno sulla terra, in un mondo che le paure credeva di averle provate tutte, l’ha mai provata”

Come ci comporteremmo se ci ritrovassimo ultimi sulla Terra? Cosa ci mancherebbe di più?

Privato della compagnia e del tempo, il protagonista si trova ridotto a mere funzioni corporali.

Ha un bisogno estremo di voci umane, così comincia a sentirle dentro la sua testa: quello che gli direbbe il suo psicanalista, quello che gli direbbero i suoi amici. Riaffiora il ricordo di qualche conversazione.

Nel frattempo, la forte presenza degli animali è il segno più evidente del cambiamento: in un panorama che ci fa pensare quasi al periodo della pandemia e al libro di Filelfo “L’assemblea degli animali”, in cui la natura si riprende il suo posto, approfittando dell’assenza del suo più grande nemico, l’uomo.

Però, però, però…

Tutto questo è estremamente interessante e mi ha fatto anche pensare all’esperimento di Don Delillo compiuto ne “Il silenzio”, in cui viene immaginato un mondo privato non di persone ma di connessioni. In entrambi i lavori si fanno i conti con lo spaesamento, la ricerca di un contatto.

L’unico “però” per “Dissipatio H.G.” è nella lingua, che può spaventare perché non è precisamente votata all’azione: ma a mio parere è narrato con una ricercatezza non ostica. La lingua è impregnata di cultura classica ma non respingente. Questo, personalmente, mi fa amare ancora di più il panorama letterario italiano degli anni Sessanta e Settanta.

Cristina Mosca