“Il danno scolastico” di P. Mastrocola e L. Ricolfi (La nave di Teseo)

“Il danno scolastico” di Paola Mastrocola e Luca Ricolfi (La nave di Teseo 2021)

A ottobre 2021 è stato pubblicato da La nave di Teseo il saggio “Il danno scolastico. La scuola progressista come macchina della diseguaglianza”, della scrittrice Paola Mastrocola e il professore ordinario di Analisi dei dati Luca Ricolfi.

Paola Mastrocola è stata docente alle scuole secondarie di secondo grado e Ricolfi all’università. A venti anni dalla riforma Berlinguer, la scrittrice chiede a Luca Ricolfi di provare a fare i conti sulla dispersione scolastica. Si avvalgono della fondazione Hume, di una grande rilevazione Istat e del finanziamento della Cassa di Risparmio di Torino. Obiettivo: confrontare le professioni dei genitori e dei figli, capire se la democratizzazione della scuola degli ultimi vent’anni, il florilegio dei progetti, la liberalizzazione dei piani di studio abbia aiutato o no i ceti popolari ad elevarsi, com’era nelle intenzioni.

Punti di forza de “Il danno scolastico”

I due autori iniziano confrontando le proprie esperienze come alunni degli anni Cinquanta e Sessanta e ricordano come il rigore dei docenti, pur provocando disagi emotivi, forgiasse la loro memoria, il loro metodo di studio, l’organizzazione del lavoro e la capacità di apprendimento.

“Si è provato a spalancare le porte dell’istruzione superiore al maggior numero di giovani possibile, come se offrire pari opportunità dovesse significare abbassare l’asticella. (…) L’istruzione superiore è democratica se il suo livello è tenuto alto, e se per accedervi contano solo il talento e l’impegno anziché la ricchezza e il potere della famiglia”

I due sollevano perplessità sull’effetto benefico di una scuola dell’indulgenza. Facilitare il percorso agli studi negli ordini di scuola inferiori, bocciare di meno per evitare la dispersione scolastica, comporta semplicemente rimandare il problema.

“A parità di altre condizioni, una scuola indulgente e di bassa qualità riduce le chance di successo, ma soprattutto – qui sta il punto cruciale – una cattiva istruzione amplifica il vantaggio dei ceti alti nei confronti dei ceti bassi. La scuola senza qualità è una macchina che genera disuguaglianza”

Il libro si apre con una metafora molto efficace: un esperimento scientifico ha dimostrato che i gattini che non sviluppano la vista nei giorni giusti di vita, non la svilupperanno più. Lo stesso vale per il metodo di studio: se non lo si sfida negli anni giusti, non lo si acquisisce più. Una scuola buonista è una scuola che cuce le palpebre.

Però, però, però…

Il libro arrischia una provocazione che mi ha fatto oscillare per la potenza della sua verità e potrebbe indignare qualcuno. Sinceramente, lo spero. Paola Mastrocola chiama in causa e mette in dubbio la lezione di don Milani. Insegnare al figlio del contadino come si chiama l’albero del ciliegio o la varietà di sarmenti è prenderlo in giro, dice: la scuola può dargli reali opportunità di elevazione solo se gli apre mondi che il suo di provenienza non può fargli scorgere.

“Quel che conta non è quanti bensì quali raggiungono “i più alti gradi degli studi”. Perché se il solo aiuto che si fornisce ai figli dei ceti deboli è la facilitazione degli studi, magari accompagnata da sgravi delle tasse (…) non si evitano le due conseguenze più inaccettabili del sistema attuale. Da un lato, il fatto che i veramente poveri, anche quando sono dotati di talento, siano costretti a interrompere gli studi per mancanza di mezzi. Dall’altro, il fatto che, alla fine, la scuola facile tolga ai figli dei ceti medio-bassi che la frequentano l’unica vera arma con cui, terminati gli studi, potrebbero competere con i figli dei ceti medio-alti: un’istruzione di elevata qualità”

Tenevo molto a leggere questo libro perché le posizioni di Paola Mastrocola, che ideologicamente invoca da sempre il diritto alla passione dello studio, mi colpiscono molto. “Il danno scolastico” è un prodotto che merita di viaggiare e spargere il Verbo, provocare indignazione e spunti di riflessione.

Personalmente, per comprarlo non ho nemmeno voluto usare la Carta docente. Lo sto consigliando a tutti i miei colleghi, lo consiglio anche a voi.

Cristina Mosca