Blog tour “Cagliostro” – I luoghi del romanzo

Blog tour “Cagliostro” – I luoghi del romanzo
Cagliostro

 

Blog tour “Cagliostro” – I luoghi del romanzo

Giuseppe Balsamo, conte di Cagliostro, non è uno dei personaggi principali che hanno segnato il XVIII secolo, eppure, per quanto controverso, ha suscitato non poco la curiosità dei suoi contemporanei e le sue avventure e disavventure sono ancora oggi al centro di studi e ricostruzioni di storici e intellettuali di varie tendenze. Seppure puntuali e precisi in ogni dettaglio, questi studi e queste ricostruzioni non hanno sciolto tutti i dubbi sulla veridicità di leggende e aneddoti che gli sono stati attribuiti.

Sin da giovane è riuscito a catalizzare l’attenzione e l’ammirazione di personaggi di indubbio valore, come Goethe e Alexandre Dumas padre e persino la zarina Caterina di Russia, (molto versata nelle belle lettere compose due commedie, pubblicate in russo e in tedesco, ispirate al suo carattere: Der Betrüger [L’Imbroglione] e Der Verblendete [L’invasato].

Cagliostro nasce a Palermo il 2 giugno 1743. Morti i genitori quando è ancora piccolo, viene affidato a un orfanotrofio, da cui scapperà più volte.

L’autore, Frans Sammut, scrive che

crede che per capire veramente il

personaggio Cagliostro non occorra scandagliare i

paesi e le città del “gran mondo” di allora, quanto

piuttosto lo sfondo della sua città natale che presenta

un’immagine sensibilmente differente, in quanto

appartenente non già al gran mondo, bensì al mondo

provinciale del Regno delle Due Sicilie, arretrato e

retrivo, rinchiuso in uno Stato medievale.

Noi di Chili di Libri, d’accordo con Roberto Orsi del gruppo Thriller Storici e Dintorni, che ha organizzato il blog tour di cui questo articolo fa parte, abbiamo deciso di parlare della Sicilia, di Malta e di San Leo, tappa finale di una vita avventurosa.

A Palermo il Cagliostro vivrà poco, ma sono gli anni dell’infanzia e della formazione; il suo status di orfano e una città ancora ai margini della civiltà, costituiranno la spinta per la sua ambizione. Ai fasti borbonici si contrappongono povertà e miseria di una popolazione stravolta da guerre e carestie, lontana dallo sviluppo che in quegli anni travolgeva il nord Europa.

L’aura misteriosa di Cagliostro si lega in modo indissolubile ai vicoli palermitani che sono impregnati della sua misticità. Palermo gli ha dato i natali e lo ha tenuto a battesimo, e col crescere della fama del conte Balsamo, grazie agli aneddoti che lo hanno da sempre accompagnato, anche la città si è arricchita di enigmi arcani che intrigano i visitatori e, in un reciproco scambio, incrementano ciascuno la popolarità dell’altra.

Fra i suoi quartieri il mago, difatti, metteva in atto i suoi famosi raggiri, ispirati dalla conoscenza di medicamenti e rituali esoterici, molti dei quali appresi durante l’infanzia trascorsa fra le ampolle e le preparazioni dei farmacisti.

Palermo è impregnata di leggende e misteri legati all’alchimista, non ultima la casa dove nacque, nel quartiere Ballarò, famoso per il folcloristico mercato storico, che persino Goethe volle visitare.

 

casa natia di Giuseppe Balsamo, meglio conosciuto come Conte di Cagliostro
L’esterno della casa di Cagliostro è diventata una delle mete turistiche di Palermo
interno della casa di Caglisotro, oggi un b&b

La casa attualmente è stata trasformata in un bed & breakfast: l’idea di alloggiare nella casa che diede i natali al conte di Cagliostro, pare sia un’idea vincente. Il moderno e il comfort, si sposano con la storia e la leggenda.

Cagliostro diventa un girovago: Milano, Bergamo, Londra, Parigi, e molti altri luoghi.

Di questi pellegrinaggi, il posto più caro a Giuseppe Balsamo era Malta dove, ventitreenne, era sbarcato nel 1766 in compagnia di un misterioso accompagnatore di nome Althotas.

L’isola di Malta

La scelta di Malta non sembra casuale. Ancora oggi, chi visita quest’isola dopo avere conosciuto Palermo non fatica a percepire una sensazione di déjà vu. Nonostante la modernità che avvolge entrambe, quand’anche ignaro della loro storia, il visitatore percepisce la convinzione di radici similari, se non identiche. Il sole e la luce che per buona parte dell’anno illuminano le due isole, conferiscono un’aurea di mistero, in mezzo a vicoli ombrosi e polverosi, come dovevano presentarsi nel diciottesimo secolo.

Quando vi approdò, Giuseppe Balsamo ebbe la fortuna di legarsi a colui che lo avrebbe ispirato nel resto della sua esistenza, il portoghese Manuel Pinto de Fonseca, gran Maestro, cultore dell’alchimia e personalità importante nell’isola.

L’isola di Malta è uno degli stati più antichi, ma anche più piccoli con i suoi 315,6 chilometri quadrati. Nei secoli è stata terra di conquiste e migrazioni, ma anche uno dei bivii preferiti da avventurieri e luogo di rifugio per perseguitati, come nel caso dei Cavalieri Ospitalieri originari di Gerusalemme, ma fuggiti da Rodi, ai quali il Regno di Sicilia cedette l’isola in affitto nel 1530. L’origine etimologica del nome Malta non è certa, potendo essere greca (da Melite, cioè dolce) o fenicia (Malit, cioè montagna) o non manca chi, legandolo alla presenza dei Cavalieri Ospitalieri, le attribuisce una derivazione  dall’ebraico Malet, cioè rifugio o ricovero.

La vicinanza tra Malta e la Sicilia non è solo geografica e lo scambio culturale tra le popolazioni era di grande vivacità. L’isola divenne il centro ideale di varie culture e tendenze filosofiche.

La sorte toccata a Giuseppe Balsamo, alias Alessandro conte di Cagliostro, come amava farsi chiamare, somiglia a quella che il fato ha riservato a molti eroi, condottieri o avventurieri caduti in disgrazia.

Chi ha potuto visitare le celle in cui venne rinchiuso non può non provare pietà per la sorte toccata a quell’uomo, indipendentemente dalle sue imprese genuine o truffaldine, dalle sue alchimie e dalle sue millanterie.

In quelle celle il visitatore prova un profondo senso di oppressione fisica e mentale e non può non rivolgere il pensiero alla triste esistenza di chi vi ha passato giorni, mesi e anni, indipendentemente dalle colpe che ve l’hanno condotto.

Le celle si trovano nella fortezza di San Leo (RN), la cui storia risale all’epoca romana con il nome di Montefeltro, diventando poi capitale del regno italico di Berengario II negli ultimi anni del primo millennio. Dopo essere caduta in mano a vari conquistatori, nel XV secolo (1441) il giovanissimo Federico da Montefeltro la scalò e, per tenere testa alle nuove tecniche militari fece riedificare la rocca.

la fortezza di San Leo (RN). Dapprima rocca, fu trasformata poi in carcere. Adesso è un luogo turistico, visitato soprattutto per il fascino che il conte di Cagliostro continua a esercitare.

Nel 1631 la destinazione dell’edificio passò da rocca a carcere, le cui celle erano ricavate negli alloggi dei militari, e cessò di essere tale soltanto nel 1906.

La prima cella in cui venne recluso Cagliostro era piccola e umida, ma la seconda era anche peggio; chiamata “il Pozzetto”, perché priva di porta, sovrastata da una botola nel soffitto e munita di una vetrata dalla quale il prigioniero veniva sorvegliato in ogni momento della giornata. In quella cella si entrava solo dall’alto e Cagliostro vi fu calato per passarvi il resto dei suoi giorni, cioè oltre quattro anni. Vi morì il 26 agosto 1795 (anche se esistono leggende anche sulla sua morte).

La botola da cui venivano calati i prigionieri.
La cella dove Cagliostro visse quasi quattro, da poco dopo la sua carcerazione fino alla morte.

Nei confronti di Cagliostro la Chiesa è stata impietosa e della sua morte il cappellano della fortezza, fra’ Cristoforo da Cicerchia dava questo resoconto e giudizio: «Restò in quello stato apoplettico per tre giorni, (era semiparalizzato e in uno stato di semi incoscienza) ne’ quali sempre apparve ostinato negli errori suoi, non volendo sentir parlare né di penitenza né di confessione. Infine de’ quali tre giorni Dio benedetto giustamente sdegnato contro un empio, che ne aveva arrogantemente violate le sante leggi, lo abbandonò al suo peccato ed in esso miseramente lo lasciò morire; esempio terribile per tutti coloro che si abbandonano alla intemperanza de’ piaceri in questo mondo, e ai deliri della moderna filosofia. La sera del 26 fu tolto dalla sua prigione per ordine de’ suoi superiori, e fu trasportato al ponente della spianata di questa fortezza di S. Leo, ed ivi fu sepolto come un infedele, indegno dei suffragi di Santa Chiesa, a cui non aveva quell’infelice voluto mai credere». 

Alfredo, Anita e Daniela