“Il Maggiore dei Beni” di Valeria Caravella (Nowhere Books)

Nowhere Books - Il maggiore dei beni (Valeria Caravella)
Nowhere Books – Il maggiore dei beni (Valeria Caravella)
“Il Maggiore dei Beni” di Valeria Caravella (Nowhere Books)

Davide lo spiega da subito che lui è un puro e l’unica rinascita possibile per i puri è la morte.

“La mia è una storia fatta di tante ferite”

Ha lineamenti androgini e suscita sgomento nella comunità perché non lo si riesce a classificare. Ha animo fragile, insicuro, indole solitaria che gli aliena amicizie e lo porta a chiudersi sempre più in se stesso. Davide non si trova bene a casa, perché suo padre non lo accetta. Una volta, a causa degli sguardi incuriositi al supermercato, si è persino allontanato come per fingere che non fosse figlio suo. Vive nelle baracche, in una città del meridione, e fra le baracche impara cos’è la vita, l’amore, il sesso.

“Sono nato da una ferita, quella di mia madre, e vorrei, un giorno non troppo lontano, andarmene senza ferire nessuno, ma soprattutto senza ferire me stesso.
Intendo dire che non voglio sentire dolore. Una morte indolore desidero.
Mi chiamo Davide e sono un puro. Ho l’età che ho ma nei fatti sono vecchio di almeno sessanta anni.
Sono nato vecchio e nel tempo continuo a invecchiare.”

Davide ha un progetto più grande, alto, definitivo: vuole morire. O meglio, vorrebbe. Non è così semplice togliersi la vita, non è un piano che si può programmare. Soprattutto quando il quotidiano ti dà sempre più ragioni per non suicidarti. Perché le cose belle accadono, anche se piccole, e accendono le esistenze. Così, Davide, che a scuola se ne sta sempre in disparte, stringe amicizia con Alice che lo ama così com’è. Lui però non riesce a cogliere la bellezza di un rapporto sincero, rovina tutto da bravo sociopatico qual è. In soccorso per fortuna, arriva “la scrittrice” , che lui considera teneramente come una figlia, sovvertendo i ruoli. Da protetto diventa custode e finalmente comprende che forse qualche ragione per continuare a vivere l’ha trovata anche lui…

Frequento il liceo artistico, la scuola dove vanno a finire tutti quelli che sono strani, omosessuali o depressi, e con questa scuola al massimo puoi fare l’artista, un lavoro per cui non ti versano i contributi. E comunque io non mi ci vedo, lì tra i civili, a fare le cose che fanno loro, la spesa, l’affitto, la fila alla posta, proprio non si forma l’immagine nella mia testa, la scrivania, il telefono, il caffè alla macchinetta, è per questo che morirò prima, hai voglia quella a dire che no, non sarà così.

La vita di Davide è un perno attorno a cui ruotano personaggi problematici: la nonna, che vive ancora con la zia separata, un fiore in paraiso, un luogo mistico dove impara l’arte dei tarocchi. C’è l’amico Antonio, che davvero amico non è considerato che mostra per lui un interesse sessuale. Ci sono, poi, Alice, che vuole un fidanzato a tutti i costi e la figlia scrittrice che insegue l’amore e gli insegna a guardare oltre le categorie.

Noi i soldi non li abbiamo mai visti e non li vedremo mai. Giusto perché non si può mai sapere, compriamo un Milionario una volta ogni tanto. Se mio padre lo gratta subito divento una bestia. Urlo e strillo come una femmina isterica. Per tutto il tempo che lui riesce a resistere io immagino che il gratta e vinci è vincente di centomila euro e mi godo la felicità pura.

Davide è il più problematico ma l’unico a ragione: ha subito violenza dal branco quando era un bambino, non ha mai avuto il coraggio per parlarne e si è rifugiato per anni nel suo pozzo buio, dove stava solo con se stesso e poteva chiudere il mondo fuori. Se solo avesse saputo prima, quanti altri nascondono dietro i loro sorrisi un pozzo altrettanto profondo.

Una volta sono caduto nel pozzo. È una metafora, non è che sono proprio caduto nel pozzo che non sono sciocco fino a sto punto e poi pozzi non ce ne sono più. Il senso è che sono finito dentro una sofferenza nera, profonda e vischiosa. Quando finisci nel pozzo è molto difficile uscirne, specialmente se arrivi alle mani. Una volta che sei lì ti puoi fare pure il segno della croce. Quelle ti trattengono e oltre a non lasciarti andare ti spingono giù verso il basso più profondo, dove non c’è più luce e ti dimentichi di essere vivo.

La storia è narrata in prima persona, il protagonista scrive le sue memorie durante gli anni di passaggio dalle medie alle superiori, in uno stile delicato e intimo, senza filtri, in un flusso di pensieri puro come puro lui stesso è…

Quelli mi colpivano e io ho deciso di fare una faccia del tipo, fate un po’ quel che volete basta che lo fate in fretta.
Mi sono comportato come uno snob e quelli mi hanno picchiato ancora più duro. Io mi toglievo ogni espressione dalla faccia e loro mi toglievano ogni indumento, mutande comprese, e nudo come un verme, mi hanno finalmente lasciato in pace. Il giorno dopo non lo dimenticherò mai. Ho capito di essere finito nel pozzo quando ho aperto la porta di casa e mi è sembrato che nel mondo non ci fosse più aria, che la notte se la fosse respirata tutta. Per non morire soffocato, che tra le morti possibili è quella che mi piace di meno, sono tornato subito dentro e ho cominciato a fare il matto.

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