La cresta dell’upupa – di Daniele Borghi

La cresta dell’upupa
daniele borghi

La cresta dell’upupa

di Daniele Borghi

Edizioni Ensemble

Dal sito dell’editore:

Roma, periferia nord-est. Migliore, 32 anni, laureato, tira avanti con lavori occasionali, finché un articolo letto su una rivista gli suggerisce l’idea di mantenersi sottraendo e vendendo al mercato nero il vetro della raccolta differenziata. Chiede allora in prestito un furgone all’amico Diandro, un indipendentista ceceno che ha imparato l’italiano stampato nei libri, e parla per citazioni. Durante uno dei suoi viaggi, Migliore salva Xenia, una prostituta, dal pestaggio del suo lenone. Quando informa Diandro dell’accaduto, viene a sapere che dietro al traffico di ragazze dell’Est Europa ci sono ex agenti del kgb. In una Roma notturna e infida, teatro di un rocambolesco susseguirsi di avventure tra il tragico e il comico, i due amici proveranno a salvare se stessi e la ragazza. Coniugando profondità e ironia, Borghi dà voce agli emarginati e, prendendo spunto da verità investigative, illumina realtà sconosciute.

Recensione

Migliore ha trent’anni, una laurea in Sociologia che non gli serve a molto, sicuramente non a trovare un lavoro, qualche sogno e qualche idea. Cerca di sbarcare il lunario come meglio può. In attesa di riuscire a realizzare un sogno o un progetto, oppure di trovare lavoro, decide di dedicarsi alla raccolta del vetro da rivendere in discarica. E lo fa con una preparazione maniacale: studia il percorso dei camion dell’AMA, fa il calcolo del rapporto volume/peso, spazio perso/occupato del camion. Benché sappia che quest’attività è provvisoria, si dedica come se fosse un vero lavoro. E in questo lo aiuta il suo amico Diandro, esule ceceno con una conoscenza della lingua e letteratura italiana da far invidia, sempre sul pezzo, sembra conoscere tutto e tutti, eppure lui è un invisibile. La società non si è accorta di lui e lui preferisce così.

In uno di questi giri a raccogliere vetro, Migliore si imbatte in un bruto che picchia una prostituta. Non è un eroe il nostro protagonista, ma è comunque uno degli ultimi romantici rimasti, per cui non può non intervenire a salvare la fanciulla. Solo che il bruto è parecchio pericoloso. Con l’aiuto di Diandro, Migliore riuscirà a mettere in salvo Xenia, e non solo. Non sarà facile e non sarà bello, in un modo o nell’altro nessuno si salverà. Anche chi sopravviverà, non potrà essere lo stesso di primo. Non si esce indenni da una storia del genere.

La sensazione più forte e più straniante era quella di essere il protagonista di una vita che non mi apparteneva, come se stessi recitando o fossi impegnato in un gioco di ruolo di cui non conoscevo bene i meccanismi e le regole.

Daniele Borghi ci consegna un libro in cui ironia e visione disincantata della società si mischiano.

Memorabile quando lo zio di Migliore lo porta nel borgo natio di Mussolini, dove c’è un negozio nostalgico, che vende ricordi del fascismo.

«Questi sono quelli che hanno ammazzato mio padre. La Costituzione proibisce il tentativo di ricostituire il Partito fascista e una legge del ’52 punisce “chi pubblicamente esalti esponenti, princìpi, fatti e metodi del fascismo”, pena da diciotto mesi a quattro anni. Quello è un negozio aperto al pubblico. Hai visto polizia lì dentro? Qualche arresto?».

Ovviamente era una domanda retorica, ma risposi ugualmente.

«No».

«Ecco, a questo servono la Costituzione e le leggi: a prendere per il culo la gente. Ricordatelo!».

Gli etologi lo chiamano imprinting.

L’autore costruisce una storia di soli invisibili, non ci sono altri protagonisti: una prostituta, un ex indipendentista ceceno e un trentenne che non ha ancora trovato il proprio posto e non sa che cosa farà da grande.

La scrittura è attenta, essenziale, non una parola più del necessario. E il protagonista, Migliore, potrebbe essere chiunque di noi o una persona che conosciamo. Forse migliore, appunto. Uno che non ama le ingiustizie, ma non uno di quelli che si battono per eliminarle. Semplicemente, se gli capita di vederne una, interviene. E poi se ne pente. Diandro è una sagoma: è un so-tutto-io, ma il fatto è che sa veramente tutto. E conosce meglio lui le canzoni italiane di me.

Ciò che più ho amato di questo libro, a parte l’ironia, è il rapporto Diandro – Migliore. Un rapporto onesto, sincero, basato sulla fiducia, sul rispetto e sull’aiuto reciproco. Un legame vero.

È un bel libro, sotto moltissimi aspetti. Mi risulta difficile dire esattamente che cosa mi ha colpita e perché lo consiglio. Potrei dire semplicemente che è scritto bene e la storia progredisce con piacere e facilità, ti porta in situazioni inverosimili senza che tu te ne accorga. Ti sembra normale che a febbraio ci si faccia il bagno nell’Aniene e non venga nemmeno un raffreddore. Ma c’è qualcosa di più. Forse il desiderio che molti di noi hanno: che a tutti venga data una seconda possibilità, anche una terza e una quarta, anche ai più disagiati, a chi parte da una posizione di netto svantaggio.

Un libro intenso e divertente, nonostante tutto.

Daniela