Il complotto Toscanini – di Filippo Iannarone

Il complotto Toscanini

di Filippo Iannarone

Edizione Piemme

Dal sito dell’editore

Piazze, provincia di Siena, 1935. È notte quando la quiete immobile della cittadina toscana viene squarciata da un grido. Di fronte alla folla riversatasi in pochi istanti tra le vie, il corpo inerme di un uomo ucciso da una serie di violente percosse: si tratta di Alberto Rinaldi, solo all’apparenza un comune medico di provincia. In realtà, un luminare della medicina del tempo. Grazie alle sue cure miracolose, infatti, tra i suoi pazienti si annoverano personalità di spicco in Italia e in Europa, fino in America. Malgrado l’attenzione dei giornali e della famiglia della vittima, però, le indagini e il processo si rivelano una farsa, nulla viene chiarito dalla giustizia e tutto scivola nell’oblio.
Quattordici anni dopo, nel 1949, il presidente della repubblica Luigi Einaudi vuole conferire la nomina di senatore a vita al grande compositore e direttore d’orchestra Arturo Toscanini. Sul passato del maestro, però, c’è un’unica ombra: il suo nome compare tra i documenti dell’indagine per l’omicidio di Rinaldi, e in quella delicata fase storica di transizione repubblicana è necessario che nessun personaggio pubblico abbia scheletri nell’armadio.
Ma perché la morte di Rinaldi ha a che fare con Arturo Toscanini? Che cosa legava lo scienziato e il maestro? E perché una nuova indagine potrebbe far emergere un coinvolgimento di Toscanini in quella morte spaventosa?
Il colonnello Luigi Mari, figura eroica dell’antifascismo liberale, affiancato dal giovane tenente Barbetti, viene incaricato di far luce su un mistero che dura ormai da troppo tempo. Tra depistaggi, colpi di scena e congetture fruttuose, Mari cercherà di scoprire una verità che in molti hanno voluto celare.
Filippo Iannarone ci racconta i difficili anni Trenta e i primi passi della Repubblica italiana, in un affresco vivido e appassionante da cui emerge la voglia di libertà di alcune straordinarie figure del nostro passato recente.

Recensione

Ne stanno parlando in molti, sono già comparsi numerosi articoli sui giornali. A Tempo di libri ho assistito alla presentazione del libro.

È evidente che ci sia dietro un approfondito lavoro di ricerca e studio. Alcuni aspetti, come l’amore e la conoscenza della musica, sono, a quel che si legge nella quarta di copertina, passioni dell’autore, che ha semplicemente riversato nel romanzo. Ma l’ambientazione, la ricostruzione dei luoghi, delle usanze, sono rese perché Iannarone si è ben documentato.

Il suo stile è in linea col romanzo: è un stile d’antan. Lento, ponderato. Nonostante il romanzo sia un “giallo”, non si susseguono i colpi di scena, non c’è una corsa verso la fine, per scoprire il colpevole e il suo movente. È una sorta di passeggiata in cui l’autore si gode il panorama e ce lo mostra, ce lo descrive. Ci esorta a soffermarci su particolari che altrimenti non avremmo notato; ci spiega, ci illustra, ci fa da Cicerone, senza fretta, con calma, del resto il protagonista ha una gamba offesa e non può correre, e noi ci adattiamo.

Ho così scoperto, ad esempio, che fu Toscanini a proibire l’utilizzo del cappello a teatro, per le donne. Io credevo fosse una prassi di bon ton da sempre. Ho scoperto anche che, prima che lui imponesse diversamente, le luci in sala restavano accese anche durante l’esibizione. Cose che do per scontate, ma evidentemente non lo erano a quel tempo.

Si scopre alla fine chi è l’assassino, ma in fondo non è nemmeno importante. Sì, il cold case, come è stato definito a Milano, è stato risolto, ma quasi non interessa. Più pressante è la necessità di immergere il lettore in un periodo storico non lontanissimo da noi, ma molto diverso. Non solo per la tecnologia, per la velocità, ma anche per i rapporti, per come, ad esempio, il protagonista si rivolge alla moglie o al collega. Un periodo e un contesto in cui valori quali onestà, correttezza e integrità avevano un senso e un peso forte; forse uno dei periodi italiani migliori, politicamente parlando.

Alla presentazione a Tempo di Libri, Iannarone ci ha parlato anche del suo professore del liceo, a cui ha dedicato questo romanzo, dell’importanza che ha rivestito per lui, non solo durante l’adolescenza, ma anche dopo. Uno di quei legami che ti segnano profondamente. E ci ha spiegato come per lui questo sia un libro sul coraggio: il coraggio di alcuni di fare la cosa giusta, di scegliere, di indagare. Il coraggio della vita quotidiana, che troppo spesso manca.

Daniela