I cieli di Philadelphia – Liz Moore (NNE)

I cieli di Philadelphia
Liz Moore
NN Editore
traduzione di Ada Arduini

dal sito dell’editore

Michaela Fitzpatrick è un’agente di polizia. Vive da sola e tra mille dif coltà si prende cura del figlio Thomas, un bambino dolce e intelligente. Pattuglia le strade di Kensington, il quartiere di Philadelphia dove è cresciuta e dove l’eroina segna il destino di molti, perché vuole tenere d’occhio l’amata sorella Kacey, che vive per strada e si prostituisce per una dose. Un giorno, Kacey scompare da Kensington, proprio nel momento in cui qualcuno comincia a uccidere le prostitute del quartiere. Michaela teme che sua sorella possa essere la prossima vittima e con l’aiuto del suo ex partner, Truman, inizierà a cercarla con era ostinazione, mettendo in pericolo le persone più care, e rivelando una verità che lei stessa prova a negare con tutte le sue forze.

Tra detective story e saga familiare, Liz Moore costruisce un romanzo in cui passato e presente si intrecciano e si illuminano componendo il ritratto di una donna vulnerabile e coraggiosa, tormentata da scelte sbagliate e fedele al suo senso di giustizia, e racconta un quartiere ai margini del sogno americano, ma cuore pulsante di un’umanità genuina e desiderosa di riscatto.

Questo libro è per chi ha un posto segreto dove conservare i ricordi più cari, per chi ha visto cadere la neve sul palco dello Schiaccianoci, per chi da piccolo storpiava irrimediabilmente ogni parola, e per chi ha trovato il coraggio di affrontare i propri errori in nome della verità, per aprire gli occhi sul mondo come fosse la prima volta.

Recensione

Delle ragazze muoiono.

Sono tutte tossiche e si prostituiscono per avere i soldi per la dose. All’inizio importa poco alla polizia. Ne muoiono ogni giorno di overdose, e quella trovata vicino ai binari non sembra proprio aver fatto una fine diversa. Solo che a Michaela Fitzpatrick sembra un omicidio. E c’è di più: sua sorella Kacey è una di loro, la prossima volta potrebbe esserci lei per terra, malamente coperta con dei cartoni o abbandonata in bella vista.

Micky si mette alla sua ricerca, è da un po’ che non la vede e teme il peggio. Michaela non ha amici, è sola con un bambino di 4 anni, Thomas. Lei non è il tipo che stringe facilmente amicizia, è la parte razionale, quella che cerca sempre di fare la scelta giusta, di non sgarrare.

All’epoca io avevo 17 anni, ero molto timida e avevo già assunto il ruolo che poi ho interpretato per tutta la vita: quello della ragazza responsabile.

Kacey invece è quella allegra, che piace a tutti e fa amicizia con tutti, quella che difende i più deboli, quella che però non è riuscita a dire di no alla droga, che non riesce a uscirne.

C’è una storia di polizia, un’indagine ufficiale e quella non ufficiale di Michaela. C’è Philadelphia sullo sfondo e in tutti i pertugi, una città grigia e fredda, in questo romanzo. C’è un quartiere disagiato, persone che forse non hanno avuto scelta, ragazzi che fanno scelte sbagliate.

Ma soprattutto, per me, c’è la famiglia, con al centro le due sorelle: Kacey e Michaela. Da loro si dipanano i rami, conosciamo la famiglia allargata, chi c’è e chi non c’è più. Tramite Michaela conosciamo i fatti e a un certo punto sorge il dubbio che sia un narratore inattendibile, cosa che, in parte, è vera.

Ci sono due bambine, poi ragazze, che non riescono più a comunicare, che non si fidano, che vorrebbero, ma non riescono. Due bambine che hanno condiviso tutto e due adulte che non hanno più nulla in comune.

Michaela cerca sempre di fare la cosa giusta, ma non sempre ciò che è giusto è anche il meglio per le parti coinvolte.

Posso dire una cosa. Ho cercato, meglio che ho potuto, di vivere la mia vita in maniera onorevole.

Il mio comportamento professionale e personale è sempre stato improntato all’idea di vivere con onore. In generale, sono orgogliosa di poter dire di essere rimasta fedele al mio senso di giustizia e correttezza. Eppure, come tutti, in passato ho preso un paio di decisioni che, lo ammetto, oggi potrei voler rivedere.

Un po’ rigida Michaela, difficile provare per lei moti di affetto, eppure suscita tenerezza. La sua incapacità di vedere il mondo per come è, il rifiutarsi di notare il marcio intorno a lei, o il bello. La sua mancanza di empatia, sono tutte debolezze con cui deve fare i conti, con cui, un po’ per volta, viene a patti. Non diventa una dispensatrice di abbracci, non lo sarà mai, nemmeno quando dovrebbe o potrebbe, ma riesce, nel corso del libro, ad ammettere alcuni errori, ad accettare che, forse, le decisioni che pensava giuste non siano stato le migliori che potesse fare. E sua sorella in tutto questo la aiuterà tantissimo, anche con la sua assenza. Il ripercorrere il loro rapporto, la costringe a rivedere e pentirsi. Ma adesso, in concreto, che cosa può fare oltre a cercarla? Sono una la famiglia dell’altra: madre e padre morti di overdose, un ex compagno che non vuole più vedere il figlio né avere a che fare con la madre, una nonna fredda, scorbutica, che cerca di tenerle a distanza per non dover soffrire ancora, dopo la perdita dell’unica figlia. Nemmeno il lavoro le dà più soddisfazioni. Dei colleghi non si fida. La sua vita ha bisogno di un cambiamento.

E la ricerca della sorella sarà la chiave di svolta.

I cieli di Philadelphia è un libro coinvolgente. A me, come detto, ha coinvolto per la storia delle due sorelle, per il loro rapporto; leggere come anche i rapporti più intimi, più stretti, quelli che sembrano non doversi mai usurare, rischiano di rompersi, se non si presta attenzione. Tutte le parole non dette, gli abbracci non dati, l’affetto non dimostrato, possono diventare un muro invalicabile. Le piccole bugie tracciano solchi sempre più grandi e divisivi. Finché non è troppo tardi. Finché non c’è più tempo.

Michaela ha tanti sensi di colpa, è consapevole che il suo meglio non sia stato abbastanza. E vive nei ricordi del passato, di quando lei e la sorella erano inseparabili o di quando l’insegnante di storia, la signora Powell, le insegnava le origini della città, dispensando cautamente consigli sulla vita.

Cercavo in tutti i modi di ignorare il rumore di fondo che accompagnava le mie giornate, il rintocco di una campana simile a un avvertimento. Non le davo retto. Volevo che tutto restasse com’era. Avevo più paura della verità che delle bugie. La verità avrebbe cambiato le circostanze della mia vita. Le bugie erano statiche. Le bugie mi davano pace. Le bugie mi rendevano felice.

E alla fine, senza spoilerare, la presa di coscienza del marcio, di ciò che avvertiva, ma che si rifiutava di ammettere:

I casi più difficili, forse i più pericolosi, sono gli amici dei ***. Persone come *** *** ***, che probabilmente sapeva da anni quel che succedeva a Kensington. E forse ha anche partecipato attivamente, chissà. Lui non verrà mai licenziato, interrogato, punito. Continuerò con le sue abitudini quotidiane, andrà al lavoro, abuserà con aria indifferente del proprio potere lasciando tracce indelebili negli individui e nelle comunità, in tutta la città di Philadelphia, per anni. Sono gli **** del mondo che mi fanno paura.

Lettura super star consigliata!

Devo dirlo? NNE si dimostra ancora una volta una grande CE.

Grazie alla casa editrice per la copia cartacea