“Il bambino prodigio” di Irene Némirovsky

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“Il bambino prodigio” di Irene Némirovsky (1927)

Una sfida tematica su Goodreads, in cui i temi vengono scelti dai partecipanti di mese in mese, mi ha permesso di avvicinarmi a Irene Némirovsky. Il tema di luglio infatti era “il talento” e ho trovato su Audible “Il bambino prodigio” (o “Un bambino prodigio”) (1927). È una delle prime opere dell’autrice ucraìna, che è morta sulla soglia dei quarant’anni ad Auschwitz.

Cos’è “Il bambino prodigio”

Fa pensare alla storia di Charlie Chaplin o di Edith Piaf l’inizio de “Il bambino prodigio”. Si incentra su un bambino povero talentuoso nel canto, che si esibisce nelle taverne e viene scelto come intrattenitore da una ricca e volubile vedova, “la principessa”.

Ma cosa succede quando i bambini prodigio crescono e perdono i loro bei boccoletti? Shirley Temple docet: l’attrice bambina si è ritirata dal cinema a ventidue anni.

Punti di forza

Due cose mi hanno colpito molto piacevolmente ne “Il bambino prodigio”. Una è lo stile, scorrevole e famigliare, empatico eppure di stampo naturalista, chiaro, non moralista.

L’altro aspetto è la modernità della storia, o forse la sua antichità. Evidentemente, da sempre le mode vengono cavalcate e le persone vengono usate fin quando corrispondono a un fenomeno o ai nostri interessi. Ma quando escono da quel canone, cosa ne è di loro?

Non vi voglio raccontare la fine, perché è quella che più fa riflettere e che avvicina “Il bambino prodigio”, dai toni così pacati, a un romanzo di denuncia.

Però, però, però…

Niente però. Il romanzo breve è compatto al punto giusto e scorrevole. Non ho sentito la mancanza della caratterizzazione dei personaggi o delle ambientazioni. Anche nel raccontare il passaggio dall’infanzia all’adolescenza del protagonista, l’autrice è netta, pulita, materna. Mi è piaciuto molto.

Sicuramente leggerò altro della Némirovsky.

Cristina Mosca