“Il Milione” di Marco Polo (Saga)

Settecento anni fa, l’8 gennaio 1324, moriva Marco Polo, alla veneranda età di settant’anni. Grazie a una challenge tematica su Goodreads ho scoperto che il documento per cui è noto, tradotto in italiano con “Il Milione”, non è poi così lungo: io mi aspettavo una specie di Decameron, invece è un racconto molto sintetico. Poco più di sette ore di audiolibro (Saga Egmont). Quindi mi sono avventurata.

Cos’è “Il Milione”

È il 1298. Nelle prigioni genovesi di San Giorgio il mercante veneto Marco Polo racconta a Rustichello da Pisa dei suoi 36 anni passati in Asia, insieme a suo padre e a suo fratello. Si tratta di un’esperienza cominciata presumibilmente a 17 anni di età, che lo ha portato alla corte del Kublai Kahn (“il grande Kane”).

“Il Milione” è scritto sotto forma di trattato storico-geografico e contestualizza le conoscenze dell’Oriente diffuse nel XIII secolo. Studiando per questa recensione, ho scoperto che la sua eccezionalità sta nello spingersi fino in Catai, cioè la Cina settentrionale, e che il testo autografo è andato perso. Lo stesso titolo “Il Milione” non è certo: probabilmente viene dalla tradizione toscana e potrebbe alludere sia al nomignolo della famiglia Polo, sia ai multipli del miglio, la distanza percorsa in mille passi. Marco Polo fece a piedi gran parte del suo viaggio!

Il titolo più fedele all’originale dovrebbe essere Le divisament dou monde.

Punti di debolezza

Lasciate ogni speranza, o voi ch’entrate! Consiglio “Il Milione” solo ai ricercatori o agli appassionati di letteratura da viaggio, perché ha una struttura narrativa molto debole. Le testimonianze sono alquanto sintetiche, scarne addirittura. Le impressioni non sono vivide né recenti e questo pesa sulla potenzialità del coinvolgimento.

Il libro è rimasto così come è stato concepito: ci sono richiami tra i capitoli e costanti giustificazioni sul perché quell’argomento venga accantonato, o su come si vorrebbe integrare quanto detto nel capitolo precedente.

Dà l’impressione di un testo grezzo, da editare; anzi, di una conversazione registrata, con tutti i difetti e tutte le ridondanze. Eppure, dopo essere stato scritto in franco-veneto e poi tradotto in francese antico, pare sia stato rivisto dallo stesso Marco Polo una volta uscito di prigione, quando è stato tradotto in latino.

Però, però, però…

L’ascolto mi ha aiutato a non annoiarmi e a concentrarmi sull’interesse filologico che questo libro mi suscitava. Forse l’ultima volta che ho letto dei testi trecenteschi è stata al liceo, da studentessa. L’azione costante di traduzione in italiano moderno che ero spinta a fare mi ha tenuta in contatto con il libro, perché altrimenti penso che avrei rinunciato.

Sentiamo nominare lo zenzero, la poligamia; lo vediamo descrivere le donne, gli animali; svelare che i grifoni non sono creature mitologiche.

I nomi dei luoghi che tocca sono così antichi che ho avuto bisogno di controllare comunque su internet a cosa corrispondono. Ho trovato una mappa che mostra il passaggio attraverso la Persia, dove sono sepolti i tre Magi; il Tibet, la Cina, il Deserto del Gobi; e il ritorno lungo le coste del Giappone (Zipagu), del Vietnam, dell’isola di Sumatra e dell’India.

“Il Milione” è un libro da studiare e da cogliere come testimonianza preziosa. Non a caso, ispirò Cristoforo Colombo nell’intraprendere la sua spedizione alla ricerca di una rotta occidentale per l’Asia.

Cristina Mosca