“La nostalgia che avremo di noi” è il libro di esordio di Anna Voltaggio, pubblicato da Neri Pozza nella collana Bloom a ottobre 2023. Ringraziamo la casa editrice e il FLA Festival di Pescara per la copia cartacea ricevuta in omaggio.
Cos’è “La nostalgia che avremo di noi”
“La nostalgia che avremo di noi” si presenta come libro di racconti molto brevi dai punti di vista intimi e personali. Una certa comunanza di disagi, ombre e stile fa intravvedere la possibilità che non siano racconti slegati gli uni dagli altri. Infatti, presto, eccoli lì gli spin off, i rimandi, personaggi che tornano in forma di cameo.
Vita, Tommaso, Arturo, Clara e tutti gli altri sono persone sole, giunte alla fine di un percorso, che forse non hanno più qualcosa da difendere.
E allora se non è un libro di racconti cos’è? “La nostalgia che avremo di noi” è un puzzle, un mosaico da comporre, un gioco erotico compiuto al di là di un vetro.
Punti di forza
“La nostalgia che avremo di noi” ha il profumo decadente e dolciastro di fiori secchi che si frangono. Il momento scelto per raccontare gli scorci di vita di queste persone inganna nella sua ordinarietà e colpisce per la sua caratteristica epifanica. Per me è stato inevitabile pensare a “Gente di Dublino” e alla sensazione frustrante di incompiutezza che lasciano dietro.
Eppure è proprio questa frustrazione a lasciare dietro di sé i colori dell’autunno. Abbiamo mai dubitato del nostro lavoro, scoperto un’infedeltà, parlato con la personificazione del nostro daimon? Ci siamo mai sposati per equivoco?
“(…) è rimasta nella mia vita come un atto mancato”
Quelle raccontate da Anna Voltaggio non sono storie che vogliono colpire per la loro originalità, seppure ne avrebbero pieno titolo. Sono vicende che si concentrano sulla ripercussione intima, psicologica, umana degli abbandoni.
Spesso non conosciamo davvero le nostre difese fino a quando non siamo costretti a usarle.
Però, però, però…
I personaggi di Anna Voltaggio sono sfuggenti, a volte “incomprensibili perché non comprendono”. Se il lettore crede di aver trovato il motore della lettura nel giocare a individuare le loro relazioni come se fosse una caccia al tesoro, rimarrà deluso perché non troverà il punto con la X. Non vorrà interrompere la lettura per non perdere di vista il filo sottile che sembra legarli.
Eppure i personaggi si conoscono per (in)felice coincidenza. Il libro vuole mostrare molto altro.
“(…) penso che certi amori non si possano vivere e si può stare anche una vita a chiedersi perché”
Il mio consiglio è di lasciarsi trasportare dalla bellezza dello stile e delle riflessioni che ne scaturiscono. Di empatizzare con i personaggi che si guardano vivere la vita di qualcun altro, farsi domande sulla propria, interrogarsi sull’inesorabilità del destino, se esiste o meno.
“La nostalgia che avremo di noi” è un libro con cui accogliere l’inverno e seppellire i propri rimpianti, aspettando che nasca qualcos’altro in primavera.
Cristina Mosca