La rotta delle nuvole – Peppe Millanta (Ediciclo)

La rotta delle nuvole
Peppe Millanta
Ediciclo Editore

Recensione

Caro Lettore una premessa è doverosa. Ho amato molto questo libro, è stato un viaggio in cui mi sono lasciato trasportare volentieri, senza pormi domande, senza chiedermi quale fosse la meta, ma ti confesso che non so come raccontartelo questo libro. Ti dico perché. Perché leggerlo è un’esperienza personale. Ti troverai di fronte a uno di quei testi che non si possono raccontare, che bisogna vivere, assaporare, gustare. Qualunque cosa io ti dica, non renderebbe l’idea. C’è tanto e io vorrei raccontarti tutto, ma non posso né voglio; è giusto lasciarti il piacere di scoprirlo da solo. Tenterò lo stesso l’impresa, senza dire troppo, soltanto qualche accenno.

Cominciamo col dire che è un libro di sognatori.

La scusa è quella di raccontarci la “storia” delle nuvole, dal loro inizio a quando qualcuno ha iniziato a studiarle e nominarle. Ma questa, come dicevo, è solo la scusa per parlare invece di sogni e sognatori. Il sogno, per esempio, di creare un mondo bello, per tentativi.

Soltanto allora Dio si sarà accorto, con sgomento, di un piccolissimo difetto di progettazione che affliggeva la sua creazione: tutta l’acqua che aveva previsto dovesse essere sulla Terra… beh…

Non c’era più.

Proprio così.

Scomparsa.

Al posto dei fiumi c’erano delle strade fangose e i laghi avevano lasciato spazio a delle conche stagnanti.

Era tutto finito nel mare.

Dio sarà rimasto per un po’ perplesso. “Dove ho sbagliato?” si sarà ripetuto (già perché Dio è diventato infallibile a furia di sbagliare), fino a quando avrà avuto un’illuminazione.

“Manca l’impianto di risalita!”

Una ricostruzione che alterna realtà ad invenzione, il tutto raccontato come un sogno. Un libro che indica le rotte possibili e che ci dà qualche indicazione su quale seguire

Sono le domande i nuclei intorno ai quali tendiamo ad agglomerarci.

Tante storie che diventano una sola. Le nuvole come mezzo per volare con la fantasia. Che cosa sono le nuvole? Che forma hanno? Tutte e nessuna: hanno la forma che noi vogliamo vederci, e quello che vedo io non sarà quello che ci vedi tu. Le nuvole come metafora. Di che cosa? Di tutto, della vita e di tutto quello che ci sta dentro, di quello che è stato e che sarà.

Il sogno, l’esigenza di definire il mondo secondo criteri propri. Di dare nomi, che è un modo di definire e, in qualche maniera, possedere. Anche se nessuno possiede le nuvole.

Un libro che ci dice di continuare a sognare, sempre. Perché dai sogni, anche quelli impossibili e strani, quelli definiti impossibili, possono nascere cose bellissime, che nemmeno immaginiamo.

Millanta parla di 8 rotte. La più bella? L’ultima. A voi scoprirla.

ringraziamo l’ufficio stampa Angelozzi Comunicazione per la segnalazione

easter egg:

E se fosse…?

Sono giorni che ho scritto la recensione: la leggo, la rileggo, l’aggiusto e la correggo, ma non mi convince. Manca qualcosa.

È un libro così particolare che non mi va di raccontare la “trama”, quello che succede. Non mi va nemmeno di dire i nomi dei personaggi. Voglio lasciare tutto un po’ fumoso, avvolto nella nebbia o nelle nuvole, per restare in tema.

E allora come faccio a farti capire il libro se ho deciso di non parlarne, per non rovinare la sorpresa? Come posso provare a trasmetterti le emozioni, se sto un passo indietro?

Come una metafora, un paragone.

Riprendendo lo spunto dei nostri blogtour sensoriali mi sono domandato: se fosse un animale, che cosa sarebbe? Anzi, se fosse qualcos’altro, che cosa sarebbe?

La risposta si è affacciata immediatamente, senza sforzo. Sarebbe uno di quegli essere che cambiano forma e sembianze di continuo. Non i mutaforme cattivi, no, questi sono buoni, dolci, gentili. Come i Barbapapà.

Ecco, se il libro di Millanta fosse altro, sarebbe un Barbapapà.

Che poi barbapapà in francese vuol dire zucchero filato, che è quanto di più simile alle nuvole mi venga in mente. E allora ecco che tutto torna. Ed ecco che, finalmente, sono riuscita a dire qualcosa del libro che sento, a dargli una forma che non ha, a descriverlo senza togliervi nulla del piacere della lettura.