La verità del Freddo – di Raffaella Fanelli (Chiarelettere)

 

La verità del Freddo

di Raffaella Fanelli

Chiarelettere

dal sito dell’editore

– La banda della Magliana esiste ancora?

– Sopravvive attraverso persone
che della banda non hanno
fatto parte, ma che con noi
sono entrate in contatto.
Per molti la banda della Magliana
è stata un’ottima garanzia.

Maurizio Abbatino

Raffaella Fanelli intervista Maurizio Abbatino “Hanno già ordinato la mia morte…” Maurizio Abbatino parla e racconta quello che ha visto e vissuto in prima persona. Anni di delitti, di vendette, di potere incontrastato su Roma e non solo. Misteri italiani, dal delitto Pecorelli all’omicidio di Aldo Moro, fino alla scomparsa di Emanuela Orlandi.

Protagonista di una stagione di sangue che ha segnato la storia più nera del nostro paese; fondatore e capo, con Franco Giuseppucci, della banda della Magliana, Abbatino è l’ultimo sopravvissuto di un’organizzazione che per anni si è mossa a braccetto con servizi segreti, mafia e massoneria.

In queste pagine racconta la genesi della banda, le prime azioni, la conquista della città, gli arresti, le protezioni in carcere e fuori, l’inchiesta avviatasi oltre vent’anni fa a partire dalle sue confessioni. Può considerarsi il prologo di Mafia capitale: “Ritornano dei cognomi, si rivede un metodo… Abbastanza per pensare che le traiettorie del vecchio gruppo criminale non si siano esaurite” ha affermato l’attuale capo della Procura di Roma, Giuseppe Pignatone.

Nel libro scorre la storia d’Italia vista con gli occhi di un criminale sanguinario che ha fatto arrestare altri criminali sanguinari. Molti di loro sono tornati liberi. Lui no. Aspetta, dice, la sua esecuzione. “Sono tornato dove tutto è cominciato. Perché è qui che deve finire.”

Recensione

In realtà, questo libro, non avrei nemmeno dovuto leggerlo. O forse non ricordavo di averlo in lista. Ho aperto il file aspettandomi uno storico, un po’ stupita dal titolo “Fanelli”, perché mi ricordavo un’altra autrice, ma chi ci bada? Tuffiamoci in questo storico!

Poi vedo la casa editrice: chiarelettere, che, a quel che so, pubblica quasi solo saggi, libri di denuncia perlopiù sulla storia contemporanea italiana. E lì il sospetto ha iniziato a prendere forma. Che sia un altro libro? La verità del freddo. Il titolo poteva anche starci, ma poi ho letto meglio il nome dell’autrice. E l’indice. E decisamente no, questo non era il libro che mi aspettavo. Però da subito mi ha incuriosita. Innanzitutto ammiro moltissimo Chiarelettere: i loro libri sono curati, accurati, attenti e a dir poco interessanti. C’è stato un periodo in cui ne leggevo di continuo, presa dalla fame di conoscenza, dai tentativi di comprensione delle dinamiche che viviamo e, spesso, come cittadini subiamo.

Non potevo che essere quindi felice di ricevere questo libro inaspettato, anche perché io, della Banda della Magliana, non conoscevo niente. Non ho nemmeno visto la serie tv, per dire.

Difficile, impossibile riassumerlo.

L’autrice, la giornalista Raffaella Fanelli, ha speso non so quante ore, settimane, mesi, forse anni per raccogliere le informazioni e organizzarle in maniera organica. Ha intervistato più volte, Maurizio Abbatino, uno dei capi e fondatore della banda della Magliana. Ha ascoltato, registrato, verificato e controllato le informazioni ricevute. Le ha integrate con documenti e interviste.

Ciò che ne emerge è un quadro sconsolante e inquietante. Anche se i fatti risalgono a 30-40 anni fa, ciò si delinea in modo chiaro e netto, è che quel sistema lì è ancora attivo. Cambiano i nomi, i volti, – qualcuno no, qualcuno attraversa tutte le decadi e arriva fino a noi -, ma di fatto i ruoli sono sempre quelli. Sono corrotti e collusi a tutti i livelli: politici, magistrati, medici compiacenti, prelati e uomini di Chiesa. Altrimenti tutto questo mistero, questa omertà, questa segretezza che ancora avvolge alcuni dei casi più eclatanti del nostro paese non si spiegherebbe.

Un nome tra tutti: Massimo Carminati. Io lo ricordo per Mafia Capitale, ma lui c’era già ai tempi della banda della Magliana.

Massimo Carminati ha negato i suoi rapporti con noi della Magliana, “quelli che spacciavano droga”. Lui invece è più onesto: ha fatto i soldi con gli immigrati.

La Fanelli parla solo di ciò che sa, che ha verificato, che le è stato detto, ma emerge chiara l’immagine di un’Italia che paga ancora pegno per quello che è stato; di una Giustizia che non ha potuto fare il suo corso, né lo può fare adesso, perché gli interessi in gioco sono troppi e a livelli troppo alti. E la corruzione arriva dovunque, depistando, ritardando, facendo emettere (non) sentenze quantomeno sospette. Abbatino parla di Moro, Calvi, Sindona, Emanuela Orlandi, parla di omicidi e sequestri. Lo fa sapendosi un uomo morto, perché quando gli hanno tolto la protezione, nel 2015, lo hanno condannato a morte. Lui non si è mai pentito di essersi pentito. Hanno torturato e ucciso suo fratello per arrivare lui. E i suoi amici non lo hanno protetto. Leggere questo libro è leggere pagine nere della nostra storia, che hanno ancora ripercussioni, raccontate da chi le ha vissute e spesso agite, da chi sa molto e racconta con lucidità. Non si aspetta sconti né comprensione Abbatino, ciò che ha fatto, lo ammette lui stesso, è inqualificabile. Uccidevano per delle sciocchezze, per un insulto, per un sguardo di troppo.

-Lei e gli altri della banda avete meritato di stare in carcere perché avete fatto delle cose orribili.

– E quelli che hanno preso i nostri soldi non sono orribili? I medici, i politici? Chi venne a chiederci di uccidere, di portare voti, quelli non sono orribili?

Quel che mi è venuto subito in mente, già dalle prime pagine, è ciò che anni fami disse un mio amico: “non si può pensare di capire l’Italia di oggi se non si conosce il caso Moro”. Aveva torto. Non c’è stato solo Moro, ce ne sono tanti altri, tanti delitti che gettano ancora la loro lunga ombra scura su di noi.

Gli italiani vogliono consapevolmente sapere chi ha creato il caso Valpreda. Gli italiani vogliono consapevolmente sapere chi sono gli esecutori materiali e i mandanti, connazionali, delle stragi di Milano, di Brescia, di Bologna. […] Finché non si sapranno tutte queste cose insieme – e la logica che le connette e le lega in un tutto unico non sarà lasciata alla sola fantasia dei moralisti – la coscienza politica degli italiani non potrà produrre una nuova coscienza. Cioè l’Italia non potrà essere governata.

Tratto dal prologo, questo scriveva P.P. Pasolini nel ’75.

Forse non ci sono più quegli omicidi eclatanti, così vistosi, il sistema è forse meno violento in maniera sfacciata, ma purtroppo c’è ancora, e noi non lo sappiamo e non lo vediamo.

I nomi, le date e gli avvenimenti raccontati sono tanti, tantissimi. Impossibile per me ricordarli tutti. Resta la sensazione di vivere in un mondo parallelo, che parallelo non è, visto che le azioni di quell’altro mondo, quello sommerso, si ripercuotono anche sul nostro. E vien quasi da domandarsi quale dei due sia quello reale. Ne usciremo mai?

Daniela