“Le inseparabili” di Simone de Beauvoir (Ponte alle Grazie)

“Le inseparabili” di Simone de Beauvoir, Ponte alle grazie 2020

Dentro “Le inseparabili” troviamo un fulcro narrativo che Simone de Beauvoir ha sviluppato nei successivi “Memorie di una ragazza perbene” e “I mandarini”. Scritto nel 1954 e poi nel 1958, disapprovato dal compagno di vita Sartre e alla fine conservato come inedito, è stato pubblicato da Ponte alle Grazie alla fine del 2020 nella traduzione di Isabella Mattazzi.

Sylvie Lepage e Andrée Gallard sono due ragazze che si conoscono a nove anni sui banchi di scuola. Sylvie subisce subito il fascino di Andrée, che diventa la sua inseparabile amica pur non corrispondendola nel medesimo sentimento. Crescono nella società francese di inizio Novecento e nonostante l’“educazione austera” delle rispettive famiglie parlano di tutto, anche di argomenti tabù, aspirando a diventare presto grandi. Si frequentano assiduamente, ma con l’adolescenza arrivano temi ingombranti come matrimonio, amore, sesso; e inevitabilmente a scelte che possono separarle.

“Non dev’essere divertente vivere dal mattino alla sera con qualcuno che non ami. (…) A catechismo ci insegnano che dobbiamo avere rispetto dei nostri corpi, ma vendersi all’interno del matrimonio è la stessa cosa che vendersi al di fuori”

La novella è raccontata in prima persona e ricalca la storia di una separazione che l’autrice non ha mai superato, perché la sua amica Zazà morì a ventidue anni. Secondo la scienza, l’ha portata via un’encefalite virale; secondo Simone de Beauvoir, l’eccessivo “biancore” di una società bigotta che l’ha soffocata.

Punti di forza de “Le inseparabili”

Era molto tempo che volevo leggere Simone de Beauvoir e il gruppo di lettura “Sulla traccia di Angela” della biblioteca regionale Di Giampaolo me ne ha dato l’opportunità, scegliendolo per il mese di gennaio.

Ho trovato uno stile cristallino, pacato, che senza affettazione né autocompatimento cerca di analizzare sentimenti e condizionamenti religiosi. Andrée e Sylvie sono diverse come il giorno e la notte. Andrée ha uno spirito vasto come il cielo; Sylvie prova a rivelare il suo amore solo una volta e vi rinuncia quando l’amica ignora la confessione. Nonostante le diversità, le due inseparabili vivono frustrazioni e repressioni ognuna a suo modo e per motivi diversi. Ma lo spirito di Andrée sarà schiacciato dal peso del giudizio morale.

“Per la prima volta realizzai con chiarezza che quel sorriso nascondeva una trappola. Avevo invidiato spesso l’indipendenza di Andrée, ma a un tratto mi sembrò molto meno libera di me”

Il rapporto tra le due ragazze è delicato e rivestito di sacralità; l’autrice ne parla con tenerezza, anche quando si disquisisce di baci “non platonici”. La voce narrante sembra cristallizzata in un’età scevra da pulsioni sessuali e tesa totalmente nel semplice bisogno di riconoscersi in un essere simile.

Però, però, però…

L’unica debolezza in questo scritto forse è nella poca incisività della trama, incentrata quasi parimenti sul rapporto tra le due amiche e le loro decisioni per la vita. Il focus sulle trattative matrimoniali, molto condizionate dalle scelte dei genitori, fa un po’ pensare ai romanzi di Jane Austen.

“Poverà Andrée, tutti vogliono salvare la sua anima, mentre lei ha semplicemente voglia di essere un po’ felice su questa terra.”

Con il racconto “Le inseparabili” troviamo il dipinto in acquerello di una sofferenza, una repressione che intere generazioni hanno dovuto espiare attraverso i decenni. La cosa bella è che l’edizione di Ponte alle Grazie si conclude con un breve epistolario fra Simone e Zazà, che hanno ispirato questa storia, e una postfazione illuminante di Sylvie Le Bon de Beauvoir, oggi ottantenne, figlia adottiva dell’autrice.

Cristina Mosca