“Nascita e morte della massaia” di Paola Masino (Feltrinelli)

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“Nascita e morte della massaia”, Paola Masino 1945

“Nascita e morte della massaia” è un romanzo di denuncia sugli stereotipi femminili scritto da Paola Masino tra il 1937 e il 1938 e ripubblicato da Feltrinelli nel 2018.

L’ho ascoltato su Audible perché l’autrice è inserita nel libro “Amatissime” di Giulia Caminito (Collana “Le mosche d’oro”, Giulio Perrone 2022), che ho letto insieme al Club del libro guidato dalla scrittrice Maristella Lippolis in seno alla Libreria “Primo Moroni” di Pescara.

Cos’è “Nascita e morte della massaia”

Come Giulia Caminito racconta nel suo “Amatissime”, la buona sorte di “Nascita e morte della massaia”fu ostacolata dalla guerra. Prima le bozze per la pubblicazione andarono perdute, poi, quando il romanzo vide la luce nel 1945, la denuncia sociale della condizione femminile interessò poco il pubblico. Fu ripreso negli anni Settanta, quando il tema tornò nelle corde della popolazione.

“Perché si muore quando non si ha più bisogno della collaborazione umana”

Viene raccontata la storia di una bambina su cui gravano le aspettative della disincantata madre e dell’esigente società. Appena si fa in modo di farla corrispondere ai canoni estetici o culturali la musica cambia, ma lei perde autenticità. Sensibile alle passioni e presto a sua volta disincantata, si dimostra dura nei confronti di una giovane come lo era stata sua madre per lei.

Il gioco delle parti è dunque un circolo vizioso e inevitabile?

Punti di forza

Sin dall’inizio lo stile di Paola Masino cattura e sorprende. Lo stile è fiabesco e la scrittura intensa. I personaggi non hanno un nome proprio: sono il Marito, la Massaia, la Ragazza. Giocano il loro ruolo nella messinscena di aspettative e di ruoli sociali che gli sono stati cuciti addosso.

Troviamo un sacco di riflessioni profonde e intense sulla vita e sulla morte, ma anche sui rapporti con le persone, genitori compresi.

“La prima volta che vide il proprio sangue la bambina pensò al tramonto. Capì la fatica del diradare certi cumuli di nubi sull’orizzonte, quando i raggi trovano appena la forza di distillare gocce di luce sul mondo. L’ingombro delle nebbie sul naturale cammino del sole le faceva allargare le mani verso la curva del cielo per reggerne i fianchi dolorosi.”

La protagonista è una donna che soffre nella trasformazione da bruco a farfalla, ma presto si accorge di non essersi trasformata, bensì solo travestita. E che i nostri movimenti nel mondo sono scanditi come da uno schema di danza: ci viene chiesto di stare al nostro posto e di assecondare il disegno.

Però, però, però…

Quando arriviamo alla messinscena della vita matrimoniale, nella parte centrale, troviamo un vero e proprio dialogo teatrale. Il genere interessava molto alla Masino, tanto che, racconta la Caminito, diventò amica di Luigi Pirandello proprio sottoponendogli un suo scritto, da ragazza.
Da qui in poi la narrazione diventa frastagliata, sempre più evanescente, sempre meno organica. Lo stile fiabesco è impegnativo per un romanzo lungo, ci si sente appesantiti, anche se blanditi dalla liricità della scrittura.

Non inganni il titolo, che probabilmente può farci pensare alla casalinga in pena con il bilancio famigliare e il pane da impastare. La massaia del titolo è amministratrice e padrona di una casa ricca e di uno stuolo di servi e cameriere. Non ha preoccupazioni quotidiane, solo sociali. Probabilmente in poche potranno riconoscersi nel suo personaggio, ma nella sua noia e nell’insofferenza probabilmente sì.

Nonostante queste zone d’ombra, “Nascita e morte della massaia” è un libro profondo e bello. Consigliato!

Cristina Mosca