“Nella terra dei peschi in fiore” di Melissa Fu (Nord)

“Nella terra dei peschi in fiore” è il romanzo di esordio di Melissa Fu, autrice nata in America da padre cinese, che ripercorre la storia della sua famiglia tramite una saga di tre generazioni. Il romanzo è stato pubblicato da Nord Editrice nel 2022. Ho ascoltato questo libro su Audible perché mi sono unita alla lettura condivisa di La mensola traboccante.

Cos’è “Nella terra dei peschi in fiore”

Il viaggio di Dao Renshu inizia nel 1938 in Cina. Unico nipote maschio, “va assolutamente protetto”. Perciò sua madre, rimasta vedova, cerca rifugio dalla guerra percorrendo il Paese a piedi, sostentandosi con mezzi di fortuna.

Renshu andrà in America a specializzarsi e lì cambierà nome e si costruirà una famiglia. Della sua esperienza in Cina rimangono un carattere diffidente, il disamore per la vita sociale e la voglia di lasciarsi indietro ogni cosa, lingua compresa. Ma sua figlia Lily inizia a fare domande sul proprio retaggio.

Punti di debolezza

Come spesso accade nei romanzi di culture molto diverse, il primo impatto con i nomi è devastante, specie se il libro viene ascoltato.

Ho fatto abbastanza fatica a orientarmi; mi sembrava di avere a che fare con una famiglia sterminata.

Scorrendo il libro cartaceo ho visto che l’impatto visivo è diverso, più chiaro e rassicurante.

Consiglio perciò di soprassedere di fronte alla difficoltà che può insorgere e di lasciarsi guidare. Presto i protagonisti si stagliano chiaramente e la Storia si srotola davanti a noi in maniera abbastanza comprensibile.

“Tanti anni fa ha diviso il suo mondo in due: il mondo di Renshu e quello di Henry. Per anni, quella separazione ha minacciato di lacerarlo, sfibrandolo. È troppo difficile tenere insieme due Paesi, due sogni”

Ho inoltre trovato un po’ dispersiva la prima parte del libro, che indugia molto sul periodo della guerra, sulla paura, la fame, la fuga. I protagonisti sono Meilin e il figlio Renshu, ma sono intesi come coppia, come binomio. Viviamo la seconda guerra mondiale nei panni di questa giovane vedova con un figlio a carico e non possiamo fare a meno di empatizzare. Poi però il focus si sposta: lasciamo Meilin a invecchiare in Cina, seguiamo la nuova generazione e ci accorgiamo solo lì che forse avremmo dovuto prestare più attenzione a come il figlio ha vissuto la guerra. Ma forse ci è stata data poca possibilità.

“Quale tradizione dovrebbe tramandare lui? Un Paese infranto, sospetti e tradimenti? Chilometri e chilometri di miseria? Chi vorrebbe lasciare una tale eredità a un bambino?”

A parte la questione dei focus, consiglio la lettura di “Nella terra dei peschi in fiore” perché è equilibrato: delicato, analitico e commovente al punto giusto.

Però, però, però…

Superata la perplessità della prima parte del libro, ho quindi apprezzato più di tutto il modo in cui viene affrontata la tematica della doppia nazionalità e del gap generazionale.

Mi ha fatto pensare a quanto siano comuni i pregiudizi sul carattere schivo degli immigrati cinesi, e all’incomprensione che nasce tra chi ha vissuto un Paese opprimente e chi in un Paese libero.

Ho trovato inoltre bellissima la diversità del rapporto con le proprie radici da parte di tutti i personaggi, e sui motivi che possono portare qualcuno a disconoscere la propria lingua proprio per i brutti ricordi che porta con sé.

“Quante ore ha trascorso nel tentativo di far rientrare la sua vita americana in colonne ordinate, cercando nel dizionario caratteri che spiegassero, quasi ma non del tutto, il suo nuovo mondo?”

Ho trovato commovente la tenacia con cui la figlia di Renshu cerca di appropriarsi di questa parte di sé. Nella stessa condizione di incomunicabilità e di fragilità si trovano tutti i discendenti delle persone che hanno perso il loro mondo: per loro, rievocarne anche solo i lati belli è molto doloroso e non sempre ne teniamo conto.

Cristina Mosca