1984 – di George Orwell

1984 George Orwell

1984 – George Orwell

Recensione

Due cose che in genere si ricordano più facilmente di “1984” di George Orwell (al secolo Eric Blair) sono:

  1. che è un punto di riferimento del genere distopico;
  2. che per ricordare quando è stato scritto basta invertire le ultime due cifre del titolo, e si ha il 1948. È l’indomani della seconda guerra mondiale e di circa venti anni di totalitarismi in Europa.  

Il romanzo ha più valore letto, che studiato a grandi linee. Mi sento anche di non consigliare la scorciatoia del film (prodotto nel 1984, appunto), perché è piuttosto lento rispetto alle abitudini che abbiamo sviluppato nel terzo millennio. Il libro è invece ancora assolutamente fruibile e contemporaneo, a mio parere. L’unico passaggio davvero ostico è in trenta pagine (nell’edizione Mondolibri) in cui viene riproposto pari pari un saggio di storia in cui si spiega al lettore come si è arrivati a quella situazione. Solo qui lo stile snello di Orwell lascia spazio alla solennità del testo argomentativo e perde leggermente fascino in nome dei suoi intenti didattici e politici.

Intanto cos’è la distopia? Al contrario dell’utopia, che dipinge il migliore dei mondi possibili, la distopia si presenta come monito al genere umano mostrando come sarebbe la società se alcuni dei suoi peggiori aspetti evolvessero, incontrollati.

Nel futuro in cui vive Winston il Governo invade ogni settore. La Storia viene continuamente riscritta (letteralmente: si vanno a correggere articoli e libri di storia) ed è in elaborazione un nuovo linguaggio pensato per depauperare parole e pensieri. “L’ignoranza è forza”, è uno degli slogan del Grande Fratello. 

“Non esiste nulla di peggio del dolore fisico. Davanti al dolore, continuò a pensare Winston mentre si contorceva sul pavimento, stringendo inutilmente il braccio sinistro ormai invalido, non ci sono eroi. No, davanti al dolore non ci sono eroi.”

Avete presente il famoso reality che da quasi venti anni ci propone in televisione esibizionismo e segreti? Ci farà bene ricordare che prende il nome da questo leader del Partito solo perché anche nel romanzo lui guarda e ascolta in ogni angolo privato tramite delle telecamere apposte su teleschermi disseminati ovunque. L’intento, però, è totalmente diverso.

“Velocemente, quasi come lui l’aveva immaginato nelle sue fantasticherie, si era spogliata, gettando via gli abiti con quello stesso, magnifico gesto che nel sogno gli era parso annullare un’intera civiltà”

Nel romanzo di Orwell c’è una grandissima profondità psicologica, proposta in uno stile scorrevole. In fondo, era un reporter e questo si sente. Una trovata che mi ha colpita e che ho trovato profetica perché mi fa pensare all’era dei social network è quella dei Due Minuti d’Odio, in cui trova sfogo il divieto di amare. “La repressione sessuale – spiega lo stesso narratore – produceva isteria, uno stato d’animo auspicabile perché poteva essere indirizzato verso la psicosi bellica e verso il culto del capo”.

“Libertà è libertà di dire che due più due fa quattro.” 

L’autore. Uno degli autori più rappresentativi della letteratura britannica è di origine anglo-indiana ed è arrivato in Inghilterra a un anno di vita. George Orwell ha passato la vita a fare rapporto sulle condizioni degli ultimi, ad assecondare la sua insofferenza verso l’imperialismo britannico e a lottare contro i totalitarismi anche in prima fila, come nel caso della guerra di Spagna negli anni ’30 e nelle milizie della Home Guard durante la seconda guerra mondiale. Non stupisce che in età matura, superati i 40 anni, al termine di queste esperienze lo scrittore abbia voluto mostrare un mondo schiacciato dal sopruso, soffocato in una rete strettissima di controllo che vuole regolamentare anche la sfera privata e in cui nessuno può fidarsi di nessuno. Una sorta di “per non dimenticare” a lungo termine.

Cristina.

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