Cuorebomba – di Dario Levantino (Fazi)

Cuorebomba
Dario Levantino
Fazi Editore

Sinossi

Ambientato in una Palermo difficile, un racconto che fonde la dimensione individuale con quella sociale per una storia emblematica sulla volontà di riscatto.

A Brancaccio, periferia degradata, l’unico modo per difendersi dalla ferocia del quartiere è la famiglia. Ma le famiglie, si sa, sono infelici per definizione e così quella di Rosario. Il padre ha un’altra donna, un altro figlio, e ora è in carcere per spaccio di sostanze dopanti. La madre Maria, invece, scoperta la doppia vita del marito, si ammala di anoressia. Su questo equilibrio precario piomba la scure dei servizi sociali: Maria finisce in una clinica per disturbi alimentari, Rosario in una casa-famiglia. Ispirato dalle sue letture clandestine, il ragazzo diventa così una sorta di Oliver Twist, in lotta contro una legge folle che, nel nome dei diritti dei minori, recide i legami e separa le persone dagli affetti più cari. Nella sua guerra al malaffare che gira intorno ai servizi sociali e nel tentativo di ricongiungersi alla madre, il protagonista però nulla potrà contro le estreme conseguenze di una sentenza definitiva. Fortuna che c’è Anna, ragazza di poche parole, misteriosa e magnetica, a donare a Rosario la luce di una rivelazione: esiste un solo veleno contro la morte ed è l’amore.
Dall’autore di Di niente e di nessuno, esordio felice e pluripremiato, un nuovo romanzo incisivo e vibrante sulla forza dei legami profondi, che vede ancora una volta il giovanissimo Rosario alle prese con le sofferenze della vita. Un racconto emozionante su cosa significhi diventare adulti affrancandosi dalla violenza e dalla miseria anche grazie allo sport e al potere salvifico dei libri. 

Recensione

Rosario ha 16 anni, ma a Brancaccio, quartiere di Palermo, l’età non conta. Ha anche un padre in carcere per omicidio, e in carcere ce lo ha fatto andare lui. Ha un fratellastro che non conosce e che si chiama come il suo cane, Jonathan; ha una ragazza, Anna, che lo capisce senza parlare. E ha una madre, che però non è in grado di fargli da genitore. È lui che se ne occupa. Cerca di farla mangiare, di farla reagire. Al ritorno da scuole le racconta cose meravigliose, per farla felice, ma lei non mangia e non reagisce.

C’ho sedici anni, una mamma malata e tutta una vita davanti, C’ho sedici anni e ho capito una cosa: i padri, i figli, li hanno sempre odiati.

È una favola triste, questa di Levantino. E poco importano alcune imprecisioni o esagerazioni: gli adulti ne escono male, molto male. Non perché incapaci di comprendere i ragazzi, ma perché si rifiutano anche solo di ascoltarli. E così i professori insegnano la loro materia senza cuore, senza passione, e chiedono che gli studenti imparino a memoria senza dar loro la possibilità di esprimersi, di essere d’accordo o dissentire. Ma anche i ragazzi, suoi coetanei, non ci fanno una gran figura: poco coraggio, molto adattamento e adesione a ciò che gli altri si aspettano. Non è colpa loro, devono sopravvivere alla scuola in primis e poi ai bulli, ai delinquenti, a quelli che non aspettano altro che un passo falso.

La Vallone pensava che la cultura dovesse seguire un regime disciplinare, che lei esercitava bene grazie alle regole del latino; per me invece “cultura” voleva dire disordine, vento tra le foglie, interpretazione infedele.

Rosario ci prova ad accudire la madre, ma da solo non ci riesce. Si ritrova a combattere contro un sistema inamovibile, contro dei giganti cattivi, indipendentemente dall’età, contro dei professionisti del crimine. Alcuni personaggi godono nel far soffrire gli altri, anche senza un tornaconto economico. E Rosario dovrebbe stare zitto e incassare, per non peggiorare la situazione, ma non ci riesce.

Sono poche le luci nella sua vita, ma lui non si dà per vinto. A scuola, liceo classico, è emarginato, è quello diverso, quello che viene dalla periferia e che non parla nemmeno italiano. Eppure

Eppure è lui a dare il la per una svolta, per qualcosa di epico e di unico. Certo, anche per questo pagherà dazio, ma poco importa se è servito a ristabilire un po’ di uguaglianza.

E poi c’è il prete, che gli dice che ha ragione senza dirglielo, uno di poche parole, ma molti esempi. Uno che non segue per forza la Chiesa, preferisce seguire il cuore, ciò che ritiene essere giusto.

Ha ragionato sul concetto di “disobbedienza”, una parola che può trarre in inganno perché generalmente è associata ai criminali. Ma come bisognava comportarsi di fronte a una legge iniqua: obbedire a essa disobbedendo a Dio, o disobbedire a essa obbedendo a Dio? Giuseppe il falegname, sposo di Maria e padre di Gesù, per esempio, aveva disobbedito alle leggi di Erode, he aveva ordinato un massacro di bambini, scappando in Egitto per salvare Gesù; allo stesso modo anche durante la seconda guerra mondiale, cristiani meno famosi di Giuseppe avevano disobbedito alla legge nascondendo ebrei innocenti.

Quello che voleva dire padre Giovanni era un concetto semplice: nel nome dell’amore si deve disobbedire.

Capii improvvisamente che cos’ero.

Ero un disobbediente.

Lui di nascosto legge Oliver Twist e Noi ragazzi dello zoo di Berlino, letture non gradite a scuola, perché non in linea con la didattica. Molto meglio Il piacere di D’Annunzio. E in effetti la storia di Rosario è una sorta di Oliver Twist dei nostri tempi. E come il protagonista di Dickens, anche quello di Levantino trova il coraggio perché non ha nient’altro da perdere. Ha coraggio per esigenza, dice, ma lui è un cuorebomba, uno che le emozioni le vive davvero, intensamente. Uno per cui la vita è un giro sulle montagne russe, uno di quelli che soffrono davvero e che non sanno fregare il prossimo, semmai aiutarlo. Come fa con Mimma e con Cosimo. Come fa con Jonathan, il cane randagio che però lo riconosce come padrone e non lo abbandona. Lui è uno che le cose le sente dentro, che si lascia trasportare, che vive e assapora la vita, anche quando il boccone è molto amaro, lui non lo sputa. È un cuorebomba che nonostante tutto, per tutto il libro, porta una luce dentro di sé, e tu che leggi speri che nessuno dei personaggi del libro gliela spenga mai quella luce, perché è un faro per gli altri. Rosario che si rattrista, si scoraggia anche, ma non si dà mai per vinto. Lui che trova sempre la forza di raddrizzare la schiena e alzare la voce davanti alle ingiustizie. A volte abbassa il capo per incassare e, parrebbe, per accettare la sua condizione di escluso perenne, in realtà è solo una pausa per poi prendere la rincorsa e colpire più forte, opporsi con maggior vigore e determinazione. Lui, ragazzo che si prende le botte, le ferite e le umiiazioni perché gli adulti non sono capaci di fare il loro mestiere di educatori (e lui si educa da solo, nel senso etimologico di ex ducere, portare fuori gli aspetti positivi del proprio carattere, farli emergere e rafforzarli). Lui che diventa un esempio per i compagni, anche se poi se lo dimenticano. Lui, che mentre leggi, ti entra sotto pelle e soffri con lui, e lo senti estraneo e fratello al tempo stesso, perché c’è una parte di te in lui. E perché si sta sempre coi ribelli, con chi cerca di sovvertire l’ordine per migliorarlo, per aiutare gli altri, in maniera disinteressata. Perché si sta sempre dalla parte dei più deboli, e poco importa se la storia te la sta raccontando a modo suo, questa è la sua sofferenza e tu patisci con lui.

Booklist, i libri che compaiono nel libro:

  • Noi ragazzi dello zoo di Berlino, Christiana F.
  • Il sentiero dei nidi di ragno, I. Calvino
  • Oliver Twist, C. Dickens
  • Il piacere, G. D’annunzio
  • Senza famiglia, H. Malot
  • La vita davanti a sé, R. Gary
  • Le mie prigioni, S. Pellico
  • Storia della colonna infame, A. Manzoni
  • Gerusalemme liberata, T. Tasso

Daniela

Ringraziamo la casa editrice Fazi per la copia omaggio

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