“Due Milioni di Baci” di Alessandro Milan (DeA Planeta)

"Due Milioni di Baci" di Alessandro Milan (DeA Planeta)
“Due Milioni di Baci” di Alessandro Milan (DeA Planeta)

Due Milioni di Baci” è uscito a settembre, ma io mi sono presa del tempo per parlarne, perché non ero ancora pronta a scriverne con distacco. Non amo raccontare le mie sensazioni più intime nelle recensioni, forse per la timidezza che sempre mi accompagna ma nel romanzo di Alessandro Milan, già noto giornalista e che ha esordito in DeA Planeta con l’acclamatissimo “Mi Vivi Dentro“, dedicato alla moglie scomparsa prematuramente, mi sono immersa abbandonando ogni difesa.

Al di là della sua situazione personale, molto toccante, questo libro si rivolge a tutti coloro che d’un tratto si sono ritrovati a dover cambiare direzione, senza volerlo, a rimboccarsi le maniche e farcela da soli.

Il grande merito dell’autore è di mostrarsi in maniera semplice e delicata, proprio com’è. Sono un tipo sensibile, spesso ho sentito i nodi in gola, ma come resistere davanti a questo padre che ha due figli adolescenti, il periodo che tutti noi genitori temiamo, perché vorremmo un manuale per affrontare il loro percorso verso la maturità e invece siamo costretti a montare librerie senza le istruzioni? Con la sola esperienza a guidarci, bendati, al buio.

«Papà, ma secondo te…»
Dopo le prime parole aveva fatto una pausa, forse per un briciolo di pudore.
«Secondo me…?»
«Secondo te, per un bambino della mia età, è meglio se muore la mamma o il papà?»
Il tono di Mattia non era triste, né cupo. Incuriosito, semmai.
Il clacson del conducente della macchina dietro mi aveva avvertito che era appena scattato il verde.
’Sto milanese imbruttito.
«Che ne so, lungagnino, è un po’ dura rispondere. Come se tu mi chiedessi di scegliere tra te e tua sorella… Tu, piuttosto, che pensi?»
Altro semaforo rosso. Mi ero voltato per guardarlo negli occhi. Lui aveva fatto altrettanto. Poi, con un tono della voce finto interrogativo, ma chiaramente la sua era una domanda retorica, si era lanciato: «Il papà?».
Ah però, viva la sincerità.
D’istinto mi era venuto da sorridere, più per la sua faccia buffa che per altro.
Lui allora si era affrettato a sostenere la tesi con una spiegazione convincente: «Eh ma dai, Papo, la mamma mi ha dato la vita. Cioè… anche tu, lo so, però io sono proprio uscito dalla sua panciotta».
Avevo alzato le mani, in segno di resa. E avevo continuato a sorridere, scompigliandogli i capelli.
Semaforo verde.
D’altronde che risposta potevo dare?
Bisognava solo darsi da fare.

Un padre, ma anche una madre, procede per prove ed errori, impara dai tentativi sbagliati, dal buon senso, insegna con l’esempio, ma l’errore è sempre in agguato dietro l’angolo, quindi si affronta tutto con la paura di cadere, di non essere all’altezza del compito. Invece, i figli ci stupiscono, imparano che anche le nostre debolezze ci rendono più umani, magari smettono di vederci come eroi indistruttibili ma ci sentono più vicini e in fondo non chiedevano altro…

E se ora lo facessi tu? Se proprio adesso girassi l’angolo e… ti infilassi correndo in quella via laterale?
Ecco, se succedesse, se per esempio tu corressi i trecento metri fino alla stazione della metropolitana, se poi azzeccassi la direzione giusta fino a casa e suonassi il citofono, non ti risponderebbe nessuno.
Sei sola. E forse io e tua mamma siamo stati troppo ottimisti nel rassicurarti che avresti mantenuto il legame con le tue compagne delle elementari. Loro adesso sono in classe insieme, alle medie; tu devi ripartire da zero.
Anche io, più o meno alla tua età, mi sono sentito improvvisamente solo. Strano, con tre fratelli quasi coetanei.

Eppure, quelle fragilità che trasmettiamo con le parole, a volte coi silenzi, con le assenze quando la testa si affolla di pensieri, scadenze, impegni, paura di non riuscire a far tutto, è la quotidianità, il tempo che si sospende in un bacio. Trascorre così la vita, fra un giorno di scuola e un messaggio.

Diventiamo genitori, ma non smettiamo di essere figli. E l’amore che proviamo per i nostri cari si moltiplica, esponenziale nei baci che doniamo, prove di cura e amore infinito. anche quando li accompagnamo verso la fine.

Nulla è scontato. I baci sono la manifestazione di amore infinito della cura che abbiamo per chi amiamo, e non va sottointeso, capito, deve essere dimostrato, anche quando arriva il momento di rinascere, sena dimenticare mai ciò che è stato, ma guardando al domani, che può riservare ancora milioni di baci!

Non ci guardavamo.

Non ci intrecciavamo.

Non ci baciavamo.

Ecco, i baci. Li avevamo perduti.

Non deve passare più un giorno senza un bacio tra noi, Angelica. La tua mamma d’altronde lo diceva sempre: « Va bene, abbiamo litigato, ma senza il bacino della buonanotte non si va a dormire.»

Hai sbirciato il mio cellulare, chissà che pensieri avrai avuto. Chissà che sogni contorti starai facedo, ora.

Mi alzo, torno in camera tua. Mi avvicino delicatamente alla tua fronte. Stai dormento.

« Due milioni duecentoventunomila trecentoquarantuno »

Anita