“Il mio omicidio” di Katie WIlliams (Bollati Boringhieri)

“Il mio omicidio” di Katie Williams (Bollati Boringhieri 2023)

Per la lettura condivisa di settembre dell’Universo Book Club ho preso su MLOL un’uscita 2023 di Bollati Boringhieri: “Il mio omicidio”, di Katie Williams. Un romanzo molto particolare, tra lo psicologico e il giallo, che offre tantissimi spunti di riflessione.

Cos’è “Il mio omicidio”

Ci troviamo in un futuro prossimo in cui la tecnologia è molto avanzata, la realtà virtuale è a portata di tutti ed è possibile clonare le persone, ma il resto funziona sempre uguale: esistono asili nido, gruppi di mutuo aiuto, lo jogging nel parco, gli affetti da coltivare. E anche i serial killer.

I punti di vista offerti nella narrazione appartengono alle donne che sono state clonate dopo essere state uccise. Scaturiscono così molte riflessioni sull’identità biologica, sulla psicologia e sulla fiducia.

Poi arriva una piccola svolta.

Le cose non stanno come sembra: c’è un mistero da risolvere!

Punti di forza

Siamo introdotti nella vicenda in medias res e iniziamo a seguire sin da subito le mollichine lasciate da Pollicino. L’autrice è molto brava nel farci capire che siamo in una realtà vicina alla nostra e allo stesso tempo lontana. Introduce con naturalezza le piccole differenze tecnologiche nella quotidianità e non si sbrodola negli effetti speciali, nemmeno quelli introspettivi.

“La paura non aveva forma, quindi gliela davo io. Era un lago, e io ero sott’acqua. Era un pavimento, e io ero sepolta sotto. Era una bocca, e la lingua mi schiacciava”

La mia lettura ha avuto due motori principali: lo stile asciutto e misurato con cui viene raccontata la storia; e la voglia di capire cosa stesse succedendo, ancora prima di scoprire che c’era un mistero da risolvere.

Un piacevole stupore mi ha accompagnata per la maggior parte del tempo.

Però, però, però…

La voglia di trovare il bandolo della matassa, il tentativo di indovinarlo sbirciando attraverso il punto di vista parziale dell’io narrante e l’eleganza dello stile hanno alzato tantissimo le aspettative. Mi aspettavo un epilogo da fuochi d’artificio. Mi sono svegliata di notte alle due e mi sono rimessa a leggere con il bisogno di sapere.

E poi. Non so. Di fronte al finale la sensazione è stata quella di un soufflé che si sgonfia appena lo cacci dal forno.

“Mi sentivo eco anziché suono. Mi sentivo pula anziché grano, terra anziché radice. Mi sentivo fradicia. Mi sentivo sudicia.”

Tuttavia, superata la delusione del finale come thriller, restano tanti spunti dai risvolti pubblici e probabilmente è questa la chiave di lettura appropriata per il romanzo. Ho avuto in mente per tutto il tempo a “L’uomo duplicato” di José Saramago, ma anche gli avatar e l’incidenza della realtà virtuale sulla quotidianità. Ho pensato alla violenza, alla maternità, alla depressione post-partum, al sentimento di lontananza e di straniamento che può pervadere chiunque in un certo momento della vita. Alla voglia di andare via. “Il mio omicidio” diventa così un romanzo a sfondo sociale su cui c’è molto da dire e da pensare.

Cristina Mosca