“La casa sul promontorio” di Romano De Marco (Salani)

la-casa-sul-promontorio-copertina
“La casa sul promontorio” di Romano De Marco (Salani 2022)

Come dite? La foto è troppo spensierata per una copertina così cupa? Che un thriller ambientato in un passato pieno di dolore e di buio deve essere trattato con rispetto e letto alla luce di una torcia, sotto le coperte, a notte fonda?

Avete ragione, sapete? Perché se vi portate al mare “La casa sul promontorio”, il nuovo libro di Romano De Marco pubblicato da Salani a marzo 2022, rischiate seriamente una scottatura. Quindi, prudenza.

Cos’è “La casa sul promontorio”

Il protagonista del romanzo è Mattia Lanza, un autore alle prese con il blocco della scrittura e una disgrazia famigliare alle spalle, che cerca nel mio Abruzzo un nuovo setting e nuovi stimoli.

Il luogo prescelto è una casa a picco su Punta Acqua Bella, sul litorale ortonese. Le sue aspettative di solitudine, però, vengono deluse dalla presenza di una vicina di casa che si rivelerà molto importante. E decisiva.

Punti di forza

“La casa sul promontorio” è un libro molto scorrevole, che viaggia spedito. Romano De Marco non forza l’introspezione dei personaggi e inanella validi motivi per andare avanti nella lettura. A volte sposta il punto di vista, a volte compie un salto nel tempo, altre volte ci lascia sbirciare in qualcosa di oscuro, divertendosi a lasciarci col dubbio se sia funzionale o meno.

Ma ci tiene sempre avvinti.

Alcuni aspetti molto particolari che ho apprezzato sono l’accenno all’intervento dei nativi americani nella seconda guerra mondiale in Italia e un tocco di meta-narrativa che fa scappare un sorriso, perché l’autore anticipa proprio le domande che al lettore sono, nel frattempo, venute da fare sul romanzo.

Però, però, però…

I quotidiani scelgono le tre esse per la prima pagina: soldi, sesso e sangue. Romano De Marco si avvale degli ultimi due e mostra un protagonista alle prese con una seconda possibilità anche sul fronte dell’amore. Un indugio che a qualcuno potrebbe sembrare fine a sé stesso. Ma vi consiglio di arrivare fino alla fine, prima di pronunciare giudizi.

“Alle diciannove, la pioggia non accennava a smettere. Il rovescio inatteso e forsennato si era tramutato in un temporale persistente e il cielo scuro incombeva come una lastra di metallo sospesa nel nulla. Pareva dover rovinare al suolo da un momento all’altro, incapace di sostenere il proprio peso”.

La parte che ho preferito di questo romanzo è, appunto, il finale. Se vi piacciono le storie alle “Inception” vi entusiasmerà come ha entusiasmato me. Peccato non potervi dire di più!

Ringraziamo la casa editrice per la copia cartacea in omaggio.

Cristina Mosca