“Lei che non tocca mai terra” di Andrea Donaera (NN editore)

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“Lei che non tocca mai terra” di Andre Donaera, NN editore 2021

“Lei che non tocca mai terra” (NNE editore 2021) è il secondo romanzo di Andrea Donaera, poeta classe 1989 che ha esordito con “Io sono la bestia” nel 2019.

Al centro della trama di “Lei che non tocca mai terra” c’è una ragazza in coma, Miriam. Intorno e insieme a lei sono immobilizzate le persone che le vogliono bene e che non riescono, com’è naturale, a dissociarsi da questo limbo in cui nessuno è vivo e non è neanche morto. I genitori, la sua migliore amica, suo zio e il ragazzo che aveva appena iniziato a frequentare cercano di metabolizzare la situazione e piano piano vengono allo scoperto i lutti, i rancori e il Male che ha condizionato le loro esistenze.

Punti di forza

Il primo motivo per leggere questo libro è il titolo meraviglioso, preso in prestito da una canzone dei Moonspell del 2003. Il secondo è nella sua forza. Ci sono la volontà e il coraggio di immergersi nel dolore e nel mistero, in un mondo esoterico che mette alla prova l’amore e la verità.

“Non posso più perdere la gente. Perché io non sono capace di sostituirla, la gente che perdo. Ogni volta che perdo qualcuno si crea una specie di buco. Che poi è una specie di malattia. Senza cura. Una cosa così”.

Questo libro può essere definito una tragedia gotica: e in effetti ci sono una donna da salvare, il cattivo da cui proteggerla, l’eroe che irrompe nella stanza. L’evoluzione della trama odora di irreale, inizia a sanguinare, sfiora lo splatter.

“Voglio che prendi bene la mira. Voglio che le cose che dici non mi manchino mai.”

Io l’ho interpretato come autofiction onirica dal ritmo metal. Il risultato è interessante. Lo stile di Andrea Donaera è spesso sincopato, si avvale di flash, associazioni mentali e immagini evocative, in stile con le sue radici da poeta.

Però, però, però…

“Lei che non tocca mai terra” è un libro borderline tra verosimile e incredibile in cui il punto di vista proposto è di un personaggio alla volta che parla sempre in prima persona. L’io narrante si alterna, in alcuni casi, al “tu”. Si rivolgono tutti a Miriam, cercano di raggiungerla, di darle motivi per svegliarsi.

L’autore ha spinto molto sulla lingua, quasi violentandola, mescolando un’intensa liricità a un linguaggio quasi pensato, con tutte le sgrammaticature conseguenti, e forzando la maggior parte dei congiuntivi. Forse per me è stato più difficile adattarmi a questa scelta dei congiuntivi che all’intreccio gotico.

“L’aria di una persona che è caduta in così tanti baratri, così tanto profondi, che ormai non sa più cosa vuol dire posare i piedi sulla terra”

Al termine della lettura, tuttavia, è chiaro che questo libro merita rispetto, perché Andrea Donaera scava in vite frastagliate, affaticate, in famiglie già distrutte. Mentre leggiamo precipitiamo insieme a lui, lo aiutiamo ad andare a fondo e ci sporchiamo di terra perché anche noi abbiamo bisogno di sapere se esista o meno salvezza.

Ringraziamo la casa editrice per la copia cartacea inviata in omaggio.

Cristina Mosca