L’isola della Libertà di Angelo Michele Imbriani (Terebinto edizioni) – Invito alla Lettura

Descrizione

Una semplice vacanza in Inghilterra diventa qui l’occasione per una riflessione sul tramonto dell’Occidente e dei suoi valori fondanti. Mentre racconta con ironia e umorismo le varie tappe artistico-cultural-gastronomiche e gli incontri casuali e divertenti con singolari personaggi, l’autore va alla ricerca delle radici storiche e dell’autentico significato della libertà moderna. La destinazione finale è un misterioso, emblematico luogo nel centro di Londra, ma prima di giungerci siamo accompagnati con brio e leggerezza alla scoperta appassionante di un’Inghilterra insolita. Viene così progressivamente ricostruito l’humus che ha consentito al seme della libertà di germinare e che occorre ora coltivare e preservare. Il viaggio-ricerca raggiunge infine, oltre la stessa meta prefissata, un porto e un mare legati ad alcune delle tappe cruciali del cammino della libertà. Come chiave di lettura della intera ricerca appare una enigmatica figura biblica, il katechon, la forza che agisce nella storia e che con le sue mani “trattiene” il Male e gli impedisce di devastare tutto il mondo, pur senza incarnare affatto il Bene. Ci sono e ci saranno ancora queste mani?

Incipit:

Passavamo le sere a parlare del tramonto. No, non del calare del sole, sebbene in quella primizia di estate, in quelle interminabili giornate, il sole regalasse magnifici colori alle nostre montagne quando infine si decideva a nascondersi dietro di loro. Parlavamo di quel tramonto in metafora che da più di un secolo era stato profetizzato e che forse adesso incombeva davvero. Il tramonto dell’Occidente, il tramonto della nostra civiltà, che eravamo i primi a trovare criticabile e di fatto avevamo a lungo e accanitamente contestato, ma alla quale ci eravamo infine accorti di dovere tutto, tutto quel che eravamo e che avevamo e perfino gli strumenti critici e la libertà che ci consentivano di metterla in discussione. Ce n’eravamo accorti ora che il tramonto si avvicinava di quanto ci fosse stato caro e bello e prezioso quel giorno che si stava spegnendo. E avremmo voluto prolungarlo con tutta la nostra anima. Non ci rassegnavamo al fatto che l’Occidente dovesse finire così, imbelle, infiacchito, annegato nella stupidità e nella finzione, incapace perfino di un sussulto di orgoglio, masochista, autolesionista. Tutto preso a vigilare su parole ormai destituite di ogni rapporto con le cose, in una versione grottesca e stolta del vecchio nominalismo degli Scolastici. Accusandosi di ogni misfatto, di ogni male della storia, reale o immaginario, e cieco di fronte a ogni suo merito e contributo di civiltà, in una smania perversa di autoflagellazione. Incapace di riconoscere ciò che aveva donato al mondo intero il suo dominio, pur duro e spesso ingiusto e talora spietato, come non può non essere un dominio; e soprattutto incapace di accorgersi di ciò che quella signoria occidentale aveva risparmiato al mondo, del male ben più letale che sarebbe accaduto se a comandare fossero stati altri. Il male che forse si stava preparando, che era in agguato nella tenebra che sarebbe seguita al tramonto.

Angelo Michele Imbriani, storico, insegna presso il liceo classico “P. Colletta” di Avellino. Ha pubblicato numerosi saggi sul fascismo e sul Mezzogiorno nel dopoguerra, tra cui Gli Italiani e il Duce. Il mito e l’immagine di Mussolini (1938-1943) – per Liguori –e Vento del Sud. Moderati, reazionari, qualunquisti (1943-1948) – con Il Mulino. Si è poi dedicato a studi di geopolitica, pubblicando articoli su “Giano” e “Il Ponte”, e di teologia, presso la Facoltà Valdese, con ricerche su Moltmann e Bonhoeffer. È approdato recentemente alla narrativa, pubblicando, sempre con il Terebinto, Nel Nido dell’Aquila, un viaggio in Germania sulle tracce di D. Bonhoeffer, teologo e martire della Resistenza al nazismo, e curando l’antologia di racconti, Le porte dell’orrore.