“Ninfee nere” di Michel Bussi (E/O)

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“Ninfee nere” di Michel Bussi (2011)

“Ninfee nere” è un giallo di Michel Bussi del 2011, pubblicato da E/O nel 2016. È tradotto in circa trenta lingue. L’ho ascoltato su Audible perché scelto dal gruppo Book Club Italia come lettura di agosto.

Cos’è “Ninfee nere”

Il romanzo si apre annunciando due morti: una all’inizio e una alla fine. Tanto, in effetti, accade.

È ambientato in Normandia, e precisamente nel paese di Giverny, famoso per aver visto crescere e lavorare il pittore impressionista Claude Monet.

Sugli omicidi intervengono le forze dell’ordine. Le piste sono almeno tre. L’indagine va avanti a piccoli scatti; ma arrivano delle dinamiche interpersonali a complicare ulteriormente le cose.

Punti di debolezza

Tre donne, tre punti di vista; un io narrante che viene alternato a un onnisciente. Lo stridio che si pone per la maggior parte del tempo, visto che, tecnicamente, il narratore in prima persona dovrebbe avere un punto di vista parziale e limitato, a meno che non sia Padre Pio.

Questo è l’impatto negativo che ho avuto con “Ninfee nere”. Eppure ero incuriosita dall’indagine e presa dalle mie supposizioni (che sono state sistematicamente contraddette) e ho soprasseduto.

Inoltre.

Io spero che finisca prima o poi questo binomio imprescindibile tra indagini e sesso introdotto nella narrativa di genere degli anni Quaranta e mai più abbandonato. Se fosse per me, leggerei solo gialli di Agatha Christie, centrati sull’obiettivo, in cui l’azione scorre rapida e l’unica ombra di malizia è quella che si intravvede fra due amanti che devono restare segreti.

In “Ninfee nere” questo pensiero l’ho fatto spesso. Ho apprezzato poco l’indugiare nella storia d’amore che si intesse fra due personaggi che non dovrebbero contaminarsi; anzi, l’ho trovato morboso, non necessario. Il contentino per il pubblico.

Più avanti si capisce che questa storia non è completamente fine a sé stessa ma, insomma, il fastidio rimane.

Però, però, però…

Ecco, signore e signori, l’annuncio.

Nella parte finale del libro arriva un colpo di scena davvero inaspettato, che spiega le scelte narrative come se venissero improvvisamente accese tutte le luci in sala.

È un colpo di scena talmente spettacolare, a mio parere, che fa venire voglia di rileggere tutto da capo, e che spazza via i dubbi e le noie sui cliché. Diventa tutto perdonabile, come quando scopriamo che l’uomo che ci ha trattato male fino a quel momento stava solo recitando la parte del cattivo. Anche se ci sentiamo ancora offese.

Consiglio di leggere “Ninfee nere”, specie se corredati da “Google immagini” per gustare i quadri e gli ambienti di Monet che vengono nominati, e di resistere fino in fondo.

Cristina Mosca