Ombra Mai Più di Stefano Redaelli (Neo.)

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Di Redaelli abbiamo letto l’esordio “Beati gli Inquieti” , il romanzo ambientato nella casa delle farfalle, la struttura che ha ospitato il protagonista e i suoi amici, Angelo, Marta, ecc , pazienti psichiatrici.

Ma cosa succede quando arriva il momento di tornare nel mondo là fuori?

C’è una grande verità che Angelantonio Poloni avrebbe voluto conoscere prima di essere dimesso: che se lui era pronto per uscire, forse il mondo fuori non era ancora pronto ad accoglierlo.

E se il tema in Beati gli Inquieti è la follia, in Ombra mai più affronta la Salvezza, con lo stile poetico e sempre carezzevole a cui l’autore ci ha abituato.

Eppure affonda colpi durissimi, un atto d’accusa verso una società impreparata, che delega e medicalizza, che finché non vede i matti per le strade finge che non esistano.

L’autore dà voce proprio a un matto, che ha pensieri lirici e delicatissimi, ho amato il modo in cui descrive la madre, rimpicciolita, come un bonsai ai suoi occhi, le dita delle mani e dei piedi incurvate, accartocciate dalla malattia, fisica la sua, evidente.

Le disabilità invisibili sono le più insidiose, che si associano spesso a comorbilità che spostano il fuoco su altri sintomi: bisogna essere molto attenti per comprendere gli altri, non basta mai un solo sguardo.

Il titolo fa riferimento a un platano ombroso, che da piccolo Antonio osservava fino a che non gli doleva il collo, sperando di vedere il primo volo di un uccello dal nido chiedendosi quanto coraggio servisse per spiccare quel primo salto.

Ci vuole tanto coraggio, anche per affrontare il mondo, per lasciare il luogo protetto, quasi un surrogato di ventre materno, per uscire e vivere. La libertà per alcuni è un’imposizione, non un’esigenza, eppure nessuno chiede ad Antonio se si senta pronto per uscire.

Gli viene detto che lo è e deve accettarlo. Ma ogni stimolo sensoriale, lì all’esterno, è amplificato, rimbomba come i bassi delle casse, è tutto diverso da come lo ricordava, persino il platano è cresciuto tanto e i suoi genitori sono invecchiati.

Anche con questo deve fare i conti: mentre lui si “riabilitava” nella casa delle farfalle, il mondo fuori cambiava, correva, non lo aspettava. E in corsa, Antonio deve saltare su e iniziare a correre anche lui. Che gli piaccia o no, è tempo di tagliare i rami secchi. Al platano come i suoi…

Mai più, penso.

E non posso frenare il pianto.

Mai più ombra, mai più riparo.

Sono una colomba senza il suo ramo.