Paura verticale – di Linwood Barclay (Nutrimenti)

Puara Verticale
Linwood Barclay
Nutrimenti
traduzione di Nicola Manuppelli

Immaginate New York, la città dei grattacieli, dove anche i condomini hanno 10, 20, 30 piani. Immaginate di abitare, che so?, al 24mo piano e di non poter usare l’ascensore. Panico, vero? Come si può vivere in questo modo?

Ecco, più o meno è quello che accade nel libro.

“Sembra quasi contro natura. È come se questo edificio volesse sfidarla. È troppo incredibile, pare sfidare troppo la morte. Invece non mi dispiacerebbe un bel lift a SoHo”.

Inizia tutto un lunedì mattina: un ascensore che fa le bizze, non si ferma ai piani e poi precipita, uccidendo 4 persone. Un drammatico incidente e subito tutti a cercare il colpevole: l’amministrazione condominiale? I manutentori? I proprietari dell’edificio? Il Comune? Il Sindaco?

Purtroppo gli incidenti capitano. Sfortuna vuole che ce ne sia un altro il giorno successivo, ancora più raccapricciante. E quando mercoledì ce n’è un terzo, appare chiaro che siano collegati.

Che cosa può fare il sindaco Headley? Giovedì c’è l’inaugurazione del grattacielo più alto, 98 piani, fatto costruire da uno dei suoi maggiori finanziatori e sostenitori. Ci saranno personaggi politici e dello spettacolo. Bisogna trovare una soluzione. Gli stanno tutti col fiato sul collo, compresa Barbara Matheson, una giornalista che lo ha preso di mira e non perde occasione per sminuirlo o metterlo in ridicolo.

“Non sono arrabbiata”, disse Barbara. “È solo che non mi piace l’ipocrisia”.

“Oh, per favore”, disse il sindaco. “L’ipocrisia è il carburante che fa funzionare il mondo. Lasci che le chieda queso. Sia onesta. Ha mai avuto una fonte che ha fatto qualcosa di brutto, qualcosa di cui vale la pena scrivere, che varrebbe la pena esporre, e invece ha dovuto voltare la testa perché questa fonte aveva buona informazioni che le servivano per una storia ancora migliore? Un’esclusiva? Davvero vuole farmi credere che non lo ha mai fatto?

Nel frattempo i detective Bourque e Delgado indagano su un omicidio in cui la vittima è stata resa irriconoscibile. E, come se non bastasse, ci sono attentati in città. Altre vittime.

In che modo questi tre elementi sono collegati?

Barclay ha una scrittura accattivante, rapida. Ci fa entrare nella vita dei protagonisti, di ognuno di loro ci dice abbastanza da incuriosirci, per voler andare avanti e conoscerli meglio. Ti dispiace che sia un libro autoconclusivo, così come ti dispiace alla fine che alcuni muoiano, perché sarebbe bello avere la possibilità di leggere ancora di loro.

Storie personali che si intrecciano alla storie della città. Un poliziotto che è un architetto mancato e con un senso di colpa grande come l’Empire State Building. Un figlio che cerca l’approvazione del padre. Una ragazza che cerca il proprio posto nella società, ma la madre glielo rende difficile. Una giornalista sempre arrabbiata. Un uomo consapevole di aver ferito molte persone e che cerca di migliorarsi e dimostrare di essere cambiato.

“Va bene. Me lo merito. Non posso cambiare quello che ho fatto. Tutto ciò che posso fare adesso è cercare di prendere decisioni migliori da qui in avanti”:

Amori, dolori, abbandoni, aspirazioni, conflitti, accordi, rabbia, c’è tutta la gamma delle emozioni umane, delle reazioni, più o meno razionali. Barclay ogni tanto distoglie l’attenzione dalla storia principale per mostrarci le reazioni della gente comune.

Gli abitanti dell’edificio cominciare ad agitarsi. Che fortuna che il signor Gilbert stesse avendo un altro dei suoi attacchi di cuore.

Un libro che tiene col fiato sospeso, impossibile lasciarlo. Un thriller molto bello, come dice Stephen King: leggetelo prima che potete. È un thriller strepitoso. E non possiamo dargli torto. Il ritmo, le storie, l’ambientazione, i personaggi… tutto contribuisce e coinvolgerti nella storia e non volerla lasciare andare.

Se siete amanti dei thriller e delle belle storie, ben costruite e narrate magistralmente, non potete perdervelo!

Ringraziamo la casa editrice per la copia cartacea