“Perdersi” è il nuovo libro di Annie Ernaux pubblicato in Francia nel 2001 e arrivato in Italia nel 2023, nella traduzione di Lorenzo Flabbi per la casa editrice L’Orma. Ho letto questo libro perché è stato scelto come lettura di dicembre dal Club del libro della Libreria “Primo Moroni” di Pescara.
Di Annie Ernaux abbiamo recensito anche “Il posto” e “La donna gelata”
Cos’è “Perdersi”
Nella prefazione firmata nell’autunno 2000, Annie Ernaux spiega di aver ripreso i suoi diari degli anni 1988-90 e di aver notato che raccontano qualcosa di più oscuro di una storia d’amore. Perciò li ha pubblicati così come sono.
Erano già serviti da base per un altro libro, “Passione semplice”, ma presi integralmente raccontano molto di più: un’ossessione, la paura di invecchiare, il rimescolamento tra amore, morte e scrittura.
“Forse bisognerà che ci si interroghi, un giorno, su quanto, tra i quarantotto e i cinquantadue anni, una donna si senta vicina alla propria adolescenza”
Il nocciolo di questo scritto autobiografico è la relazione che l’autrice, ormai scrittrice affermata, vive con un ambasciatore russo biondo e dagli occhi verdi, S., sposato e di tredici anni più giovane di lei. La Ernaux ha quarantotto anni, lui trentacinque. I loro incontri sono annotati in maniera abbastanza dettagliata.
Punti di debolezza
La caratteristica prevalente di “Perdersi” è la ricorsività. Non solo si tratta di un diario, ma è il diario di una dipendenza: la donna è totalmente subordinata all’uomo che desidera, ai suoi orari e alle sue volontà. Lo attende in maniera perduta e alienante, con la possessività di Anna Karenina e la gelosia di Marcel Proust.
“Io non sono una scrittrice, io scrivo, poi vivo”
Se perciò queste caratteristiche vi annoiano, lasciatelo perdere sin dall’inizio, perché a parte assomigliare ai resoconti meno piccanti di Anaïs Nin il libro manca tanto di propulsione, quanto di lieto fine. Viene proposto un continuo prolungamento all’agonia, sospeso sul filo del “chiama – non chiama – è venuto – è l’ultima volta – invece ha chiamato” ecc.
Però, però, però…
La mia impressione è migliorata quando ho iniziato a realizzare l’ampiezza della differenza d’età tra i due amanti e soprattutto che la protagonista è nella piena maturità. È una condizione che porta con sé tante criticità, compresi un bilancio degli affetti e il bisogno di riconoscimento. Annie Ernaux si presenta come una donna che torna alla disperazione della sua adolescenza, ai traumi sopiti, all’ansia d’abbandono scaturita dalla morte della madre.
“Scrivo per essere amata, ma l’amore che voglio non è il loro, quello dei lettori”
“Perdersi” è un testo profondamente analitico. L’autrice appunta continuamente i sogni che ha bisogno di sviscerare e ci stupisce con la sua abilità da psicoterapeuta. Le parti che ho trovato più interessanti sono quelle in cui si indaga sull’associazione imperscrutabile tra amore, morte e scrittura. La fine di una storia d’amore senza un ultimo saluto corrisponde a un lutto che non può essere metabolizzato senza un corpo da adorare.
Cristina Mosca