Sete – di Amélie Nothomb (Voland)

Sete – Amélie Nothomb – Voland

Ho letto Sete con grande gusto e trasporto; la scrittura della Nothomb ammalia.

Innanzitutto mi sembra doveroso ringraziare Isabella Mattazzi, che l’ha tradotto magistralmente, e Daniela Di Sora, che anni fa decise di portare la Nothomb in Italia.

Un libro che ho sottolineato in maniera imbarazzante. A un certo punto ho deciso di smettere e, addirittura per 4 o 5 pagine!, sono riuscita a non sottolineare niente. Poi non ce l’ho più fatta e ho ripreso a sottolineare quasi a ogni pagina.

Ho sempre saputo che mi avrebbero condannato a morte. Il vantaggio di avere una certezza come questa è che posso accordare la mia attenzione a quanto lo merita davvero: i dettagli.

Si inizia con il riassunto del processo a Gesù, quando tutti i miracolati testimoniano contro di lui, a cominciare dagli sposi di Cana, che gli rinfacciano di non aver compiuto prima il miracolo e aver lasciato che si esponessero ai commenti e biasimo degli invitati per non avere abbastanza vino da offrire. Fino a Lazzaro, perché, capiamolo, non è simpatico andare in giro sempre con quella puzza di morto addosso! Possiamo forse dargli torto? In effetti, direi di no.

L’ironia della Nothomb lascia presto il posto a una profonda umanità e a una visione distaccata. Gesù la notte prima di essere crocifisso ha paura: ha paura di morire. E di soffrire.

Inizia a ricordare. Il ricordo della madre e del padre sono dolcissimi, poesia e umanità pura. Perché Gesù, ce lo ripete più volte, è uomo. Prima di tutto è un uomo con le stesse sensazioni ed emozioni che abbiamo tutti. E come noi ha un lato oscuro e si arrabbia, come quella volta nel Tempio. Eppure ha un rimpianto: aver maledetto un fico. Perché? Perché era innocente. Ha fatto del male a un essere che non aveva fatto niente di male, solo perché un suo desiderio non poteva essere esaudito. Si può essere più umani di così?

In Sete il Gesù della Nothomb è più umano che divino, mette in discussione la decisione di suo padre e alla fine, anche quando compie la sua volontà, ne prende le distanze, si dichiara in disaccordo.

Questa crocifissione è un errore. Il progetto di mio padre doveva mostrare fin dove ci si può spingere per amore. Se questa idea fosse solo stupida, potrebbe limitarsi a rimanere inutile. E invece no, è anche tremendamente nociva. Una sfilza di uomini sceglierà il martirio a causa del mio esempio imbecille. E fosse solo questo! Perfino coloro che avranno la saggezza di optare per una vita semplice ne saranno contagiati. Perché ciò che mio padre mi infligge testimonia un disprezzo così profondo del corpo che non può non lasciare tracce.


Chi altri può parlare così? In maniera così irriverente eppure rispettosa?

In Sete Gesù si interroga sulla sua vita, ma soprattutto sulla sua morte, sul perché l’abbia accettata, se avrebbe potuto evitarla. Che senso ha morire per amore degli uomini tra atroci sofferenze? Perché l’amore deve richiedere delle prove? E come si fa a perdonare?

Di tutto questo la Nothomb ce ne parla in maniera leggera e spesso ironica. Di questo e molto altro. Sono tanti gli aspetti da lei toccati, tanti i cambi di punti di vista. Ho amato, ad esempio, quando Gesù dice che Giovanni è un bravo discepolo, ma spesso scrive cose che lui non ha mai detto. Poetico, sì, ma con la tendenza a falsare la verità.

Un libro, Sete, che mi ha conquistata da subito. Queste le mie parole in un messaggio, poco dopo averlo iniziato:


ne sono rapita! Non c’è pagina che non segni, mi sembra tutto così bello, puro, luminoso. Fantastico!

Vi lascio con un’ultima citazione:

La grande differenza tra me e mio padre è che lui è amore e io amo.

Un libro per chi non ha paura di rovinare i libri a furia di sottolinearli, per chi crede che Gesù fosse una grande uomo, più che una divinità, per chi non ama le agiografie e gli sono simpatiche le persone coi difetti. Un libro per chi ha ancora voglia di sperare e di sognare, di amare e lasciarsi andare alle emozioni, senza doverle congelare e descriverle. Un libro per chi ama assaporare il gusto delle singole parole, delle immagini. Per chi non ha paura di scherzare anche sulle cose sacre, purché con rispetto. Un libro che berrete d’un fiato, come chi non beve da un giorno intero.