Tratto da una storia vera
Una storia come tante, come purtroppo si svolgono nel mondo ogni giorno a migliaia.
E questo non le rende certo più sopportabili.
Questo libro edito da Le Assassine per me è stato un pugno nello stomaco.
Pur immaginando quello che sarebbe successo, il racconto è crudo e ben narrato dal punto di vista di una bambina.
Non una bambina qualunque: una bambina chassidica, il che vuol dire estranea al nostro mondo, alle nostre notizie, al nostro modo di vivere.
Quando a 18 anni denuncia il fatto accaduto anni prima, si stupisce della parola stupro, non la capisce, non comprende che di quello si trattava.
E la comunità che preferisce difendere le apparenze, il buon nome, invece di cogliere il grido di dolore, di difendere una bambina.
Devory muore.
Questo lo sappiamo da subito. E la sua morte, con tutto quello che la circonda, viene trattata come qualcosa che non è mai esistito.
Non racconto il finale, struggente, intenso.
Un libro da leggere, perché non importa in quale comunità si viva, alcune cose si ripetono dappertutto.
E poi, nella seconda parte, quando si parla di matrimonio, fa capolino anche una buona dose di ironia, che non guasta mai.
“Sai di cosa abbiamo parlato io e tua madre il primo mese? Del tempo. […] Cosa avremmo fatto senza il tempo, lo sa solo Hashem! Ma dopo un mese ho lasciato i miei calzini sporchi per terra, e oy da quel momento ha avuto altre cose da dirmi.”
O come quando, al 4° giorno, fa il giro di tutto il parentado (e sono tanti!) la notizia che il neo marito abbia buttato la spazzatura sua sponte.
Il libro è stato tradotto da Paola De Camillis Thomas e l’autrice l’ha dapprima pubblicato sotto pseudonimo, per paura delle reazioni della comunità.
Eishes Chayil significa Donna di Valore, e la protagonista, Gittel, lo è senza dubbio.
Ringrazio la casa editrice non solo per la copia cartacea, ma per aver pubblicato questo bellissimo romanzo che, totalmente meritati, ha vinto numerosi premi.
Titolo originale: hush