“Un’amicizia” – di Silvia Avallone (Rizzoli)

“Un’amicizia”, di Silvia Avallone (Rizzoli 2020)

“Un’amicizia” di Silvia Avallone (Rizzoli 2020) è un romanzo molto complesso che forse non avrei preso in considerazione presto se non fosse stato scelto per la lettura condivisa di marzo dell’Accademia di scrittura Molly Bloom. Della stessa autrice, su Chilidilibri è già stato recensito “Marina Bellezza“.

“Un’amicizia” invece si è imposto subito come una specie di malattia: non più tanto perché volevo finirlo per il giorno della discussione, quanto perché ho trovato la tecnica dell’autrice efficacissima nello spingere il lettore sempre oltre, riconoscersi, guardare cosa succede.

La trama di “Un’amicizia”

La voce narrante di “Un’amicizia”, interna e in prima persona, è di Elisa, che nel dicembre 2019 ripercorre in una settimana la storia della sua amicizia interrotta con Beatrice. Le due si sono conosciute sui banchi di scuola e hanno instaurato una simbiosi fatale fino all’università. Hanno sempre avuto caratteristiche opposte ma anche una cosa in comune: per motivi diversi sono sempre state entrambe ai margini.

Ripercorrendo i suoi diari, Elisa ricorda com’è nata la loro amicizia e come lei sia stata testimone della nascita del fenomeno mediatico che adesso Beatrice è.

Perché ricordarla proprio adesso? Cosa è successo? Di cos’è che sta parlando tutto il mondo? E lei, Elisa, cosa c’entra?

Punti di forza

“Un’amicizia” è un romanzo sul tradimento. Sin dalle prime pagine la narratrice ci accenna alla rottura di questo rapporto con Beatrice a causa di un evento che rincorriamo per pagine e pagine. Poi lo troviamo anche, ma è uno specchietto per le allodole: qui si tradisce continuamente. Si viene meno alla parola data, si pecca di fedeltà, si delude qualcuno, si falsa la verità, ci si consegna al nemico. Soprattutto, si vuole sembrare felici.

“È quando tradisci chi ami per non tradire te stesso che diventi chi sei”

Sotto questa vena ne scorrono altre ugualmente interessanti. Ci sono la contraddizione di voler essere come tutti anzi no, la scoperta della sessualità e del proprio corpo, la condanna e il perdono di genitori dai caratteri apparentemente inconciliabili.

“Non mi stupì, ci ero abituata. Sapevo che una madre conteneva due estremi e passava dall’uno all’altro senza preavviso. E tu potevi odiarla finché volevi, ma poi arrivava sempre la necessità fisica di farti abbracciare e accettare”.

Lo stile è coinvolgente e ho trovato delineato bene i personaggi, anche se quelli maschili, come il co-protagonista, sembrano stretti nei loro abiti.

Però, però, però…

La mia lettura è stata talmente vorace che ho mandato giù senza masticare. Come succede in questi casi, solo in un secondo momento mi sono apparse alcune piccole, possibili falle, come climax che si sgonfiano, motivazioni debolucce o situazioni un po’ surreali.

“La stella variabile è tale perché è nera. Ha un lato opaco, spento. È già morta, sta per collassare. Ma intanto brilla, brilla. Perché l’altro lato è così luminoso che abbaglia, raggira. Io li conosco bene, entrambi”.

Il senso di catarsi che mi ha lasciato, tuttavia, ha compensato ogni perplessità che a freddo può avermi attraversato il cervello. Le riflessioni sull’essere e sull’apparire, sulla verità e sulla sua immagine contraffatta sono estremamente contemporanee e contestualizzate perfettamente, tanto da permettere a “Un’amicizia” di venire consigliato alle adolescenti, direi dai 16 anni in su.

Booklist: il romanzo ombra di “Un’amicizia” è senz’altro “Menzogna e sortilegio” di Elsa Morante: quando non viene nominato scorre sottotraccia e viene ricalcato per alcuni aspetti.

Cristina Mosca