“Cristina” di Matilde Serao

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“Cristina” di Matilde Serao (1908)

La figura verace ed energica di Matilde Serao, giornalista fondatrice del più che centenario quotidiano “Il mattino”, è approfondita da Daniela Musini nelle biografie raccolte ne “Le magnifiche”, che abbiamo recensito pochi mesi fa. Mi hanno colpito molto alcune vicissitudini private di questa donna come moglie e madre, perciò alla prima occasione ho deciso di leggere qualcosa di suo. Su Audible ho trovato un racconto a cui mi sono accostata per frivolezza e vanità perché porta il mio nome: parlo di “Cristina”, seguito da “Sacrilegio”, nella lettura di Rosalia Maino, pubblicati nel 1908. “Cristina” è sul mercato dal 2020 grazie alle Edizioni Croce.

Cos’è “Cristina”

La protagonista di questo racconto di Matilde Serao è in età da marito ed è corteggiata spietatamente da un poeta e anarchico che ha atteggiamenti così liberi da offenderla quasi. Da casa le accomodano un matrimonio convenzionale con un uomo prevedibile e rispettoso, ma poi c’è un imprevisto. La famiglia la spinge così a sposare il poeta, ma i presupposti, inaspettatamente, vengono meno.

In “Sacrilegio” abbiamo tutto un altro stile: la voce narrante ci racconta le vicende private di Guido e Teresa. Sono due solitudini che si incontrano nel momento del lutto dopo aver perso l’amore e ancora in esso impantanati.

Punti di forza

A mio parere la prosa di Matilde Serao non si sbrodola e non è eccessivamente patetica. Questi due racconti hanno in comune la ricerca dell’amore, “l’amore per l’amore”, l’amore come “salvazione”. Al primo impatto mi viene da dire che sono pensati per un pubblico femminile, ma non cade troppo nei cliché.

La caratteristica migliore di “Cristina” è che dà una voce a chi deve sempre sottostare a una rete di convenzioni e alla fine viene dato in “sacrificio” alla società. Cristina viene descritta sia fisicamente sia nel contrasto dei sentimenti.

Il secondo, “Sacrilegio”, lancia uno sguardo oltre le apparenze e ci permette di guardare nel passato di persone che non sanno più amare o che hanno paura di farlo. È il corrispettivo della moderna massima: “cerchiamo di essere sempre gentili, perché non sappiamo quale battaglia sta combattendo la persona che abbiamo davanti”.

In “Sacrilegio”, in particolare, sono disegnate bene delle dinamiche tipiche che insorgono quando due persone che si conoscono troppo bene si mettono insieme, ma non riescono del tutto a separarsi dai passati amori.

Però, però, però…

Il contrasto dei sentimenti di Cristina non mi ha permesso di capire perché il finale sia “comico”, come lo descrive la Serao. Coincide con quello che ha desiderato la protagonista a dispetto delle convenzioni, o è stato da lei evitato con tutte le forze? Il messaggio del racconto è perciò ambiguo e spiazzante, ma una cosa è certa: lascia un ottimo sapore in bocca, grazie alla scrittura chiara, soleggiata come “l’ora della siesta meridionale”.

Cristina Mosca