“Il fantasma dell’Opera” di Gaston Leroux

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“Il fantasma dell’Opera” è un romanzo di Gaston Leroux pubblicato nel 1910 e uscito in rivista l’anno precedente. È in parte ispirato ad alcuni fatti storici e anche su un racconto riguardante lo scheletro di un ex allievo di balletto nella prima metà dell’Ottocento.

“Il fantasma dell’Opera” ha ispirato molte riduzioni cinematografiche tra cui un famoso musical di Andrew Lloyd Webber del 1986 e un film del 2004.

L’anno scorso abbiamo parlato di un libro per bambini che richiama questa storia: “Eluè e il magico mondo dell’Opera”.

Cos’è “Il fantasma dell’Opera”

Ambientato nel 1880 nel Teatro dell’Opera di Parigi, l’Opéra Garnier, il romanzo si basa sulla convinzione del popolo che il teatro sia infestato. Molti eventi inspiegabili e una maledizione sembrano confermare questa convinzione, ma quando la cantante Christine sparisce nel nulla sul palco davanti a tutti, il suo fidanzato Raul si lancia alla ricerca. Presto si scopre che è stata rapita dal fantasma, che a questo punto ha un nome: Erik.

Raul viene affiancato da un persiano che ha dei trascorsi con il cosiddetto fantasma e veniamo a sapere molte cose: la risoluzione del caso è vicina. A un certo punto, però, la narrazione si sposta e viene affidata al solo persiano. Chiusi nella sua visione parziale già temiamo il peggio: cosa ne sarà di Raul nella camera dei supplizi?

Punti di forza

Mi è piaciuto molto come si entra subito nell’azione, nel mistero, nel creepy insomma. Ci sono subito degli eventi sinistri, dei pettegolezzi, un morto. Grazie a questa scelta, il lettore viene agganciato sin dalle prime pagine.

Nella prima metà del libro ci sono molti passaggi inquietanti, che sembrano stupefacenti anche volendo leggerli con gli occhi dei lettori di quel tempo. Ho molto gradito occhi luminosi nel buio, apparizioni improvvise, stratagemmi e accadimenti inspiegabili.

Però, però, però…

Ecco, devo dire che tutta l’atmosfera paranormale che si stava creando intorno al protagonista mi sembrava promettente e forse avrei preferito che venisse preservata. Probabilmente è stata una necessità editoriale o è stato il periodo storico a esigere una razionalizzazione della vicenda, però mi stava piacendo e ci sono quasi rimasta male quando sono iniziate ad arrivare le spiegazioni.

Quando si scopre che la storia nasconde un amore malato, da stalker, ho spostato le riflessioni totalmente sul messaggio sociale che questo libro sembra proporre, che è adattissimo ai giorni nostri. Nonostante il “cattivo” venga punito, mi è rimasto il sospetto che l’autore volesse quasi giustificare la sua pazzia, facendo leva sulle passioni e sul bisogno di essere amato. Per analogia mi ha fatto venire in mente la creatura del dottor Frankenstein, nell’omonimo romanzo di Mary Shelley di cento anni prima.

Cristina Mosca