“L’età fragile” di Donatella Di Pietrantonio (Einaudi)

È tra i libri segnalati dagli Amici della domenica per il Premio Strega 2024 “L’età fragile”, il nuovo libro che Donatella Di Pietrantonio ha pubblicato per Einaudi a novembre 2023.

Di Donatella Di Pietrantonio abbiamo recensito anche “Borgo Sud” e “Bella mia”.

Cos’è “L’età fragile”

Sempre uno scenario abruzzese, sempre una madre che guarda in faccia le sue paure e il suo senso di inadeguatezza.

Donatella Di Pietrantonio si conferma vicina al disagio dell’esistere e non esita a indagarlo. Nell’atmosfera insieme soffocante e protettiva di un paesino sui monti, assistiamo all’odio-amore per la propria terra che vorrebbe far partire e induce invece a restare.

Il lockdown riunisce una madre e una figlia che sta studiando a Milano; la madre scopre che la figlia porta con sé un trauma e che a causa di questo non esce più dalla sua stanza, né a Milano né a casa sua. Parallelamente, dalla memoria sua e dei paesani emerge il ricordo di un caso di cronaca nera che è diventato una ferita tanto personale quanto collettiva.

Punti di forza

Le due storie sembrano scorrere parallele, anche su due piani temporali diversi, ma poi si scoprono convergenti, chiudono un cerchio. Ci sono tagli che incidono un individuo e, tramite esso, un’intera comunità. Il futuro è in mano ai sopravvissuti: loro possono decidere se tenere chiusa questa ferita, facendola marcire, o lasciarla respirare, seccare e rimarginare.

Lo stile di Donatella Di Pietrantonio è sempre carezzevole e discreto, mai roboante, spesso malinconico.

Però, però, però…

Le prime volte che ho sentito parlare di questo romanzo mi è stato sintetizzato come basato sul delitto del Morrone.

Quando ho visto che ci mettevo troppo a orientarmi seguendo questa aspettativa, ho messo da parte tutte le supposizioni e le analisi tecniche e ho iniziato a godermi l’ascolto su Audible (la bravissima Elena Lietti).

Sconsiglio, soprattutto agli abruzzesi che questo delitto lo hanno ancora bene in mente, l’approccio a “L’età fragile” come il racconto di un episodio di cronaca. Non ho avuto l’impressione che l’obiettivo di Donatella Di Pietrantonio fosse far conoscere il delitto anche alle nuove generazioni (effetto che, in ogni caso, ottiene), anche perché lei interviene sui personaggi e cambia un po’ di elementi.

“La vita segreta dei figli: sappiamo che esiste, ma non siamo mai pronti a toccarla. Restano per sempre angeli senza sesso nel chiuso delle nostre teste, indifferenziati, mai del tutto partoriti”

Credo che il libro voglia far riflettere sulla possibilità di superare un trauma collettivo trasformandolo in qualcosa di costruttivo. Nella storia c’è da difendere un luogo che è legato al delitto e che quindi si vorrebbe volentieri seppellire: grazie anche alle voci dei giovani, è presto chiaro che il passato invece è da abbracciare, e insieme riesce meglio.

Non è un caso se il libro inizia con questo grande trauma collettivo che è stato il lockdown.

Consigliato!

Cristina Mosca