“Pigmalione” di George Bernard Shaw

“Pigmalione” (“Pygmalion”) è un’opera teatrale scritta da George Bernard Shaw nel 1912 e messa in scena a Londra solo nel 1914. Quest’opera è famosa per aver dato origine a una famoso musical con Julie Andrews nel 1956 e un film con Audrey Hepburn nel 1964.

Cos’è “Pygmalion”

Eliza Doolittle è una fioraia di strada che attira l’attenzione di Mr Higgins, docente di fonetica. Quando lei si presenta da lui e gli commissiona di insegnarle a parlare correttamente per permetterle di trovare un lavoro migliore, lui coglie l’occasione per un esperimento sociale: in sei mesi farà di lei una duchessa. Come il Pigmalione del mito, Mr Higgins è convinto di trasformare una statua in una persona vera.

In effetti così avviene, dal punto di vista linguistico: Eliza è perfetta nei modi e nella pronuncia, eppure inizia ad assomigliare a un automa. E siccome un automa non è, si sente meno sottomessa e inizia a chiedersi quale sia il suo posto nella vita di Mr Higgins e soprattutto nella propria.

Punti di forza

La fruizione migliore di quest’opera teatrale è naturalmente in lingua originale, perché assistiamo all’evoluzione della protagonista tramite la sua padronanza della lingua e soprattutto della fonetica. I personaggi sono contraddistinti dal loro modo di parlare. La vicenda si sviluppa in toni tragicomici, perché Mr Higgins, che è tanto sicuro di sé fino alla boria, si dimostra rude e miope, granitico nella divisione dei ruoli e delle classi sociali. Questa sua personalità non gli permette nessun cambiamento e nessun miglioramento.

“La differenza tra una signora e una fioraia non è in come si comporta, ma in come viene trattata”.

Il tema centrale è il rapporto uomo-donna dal punto di vista sociale e domestico. Nel 1912 siamo in pieno movimento suffragette: in Gran Bretagna le donne otterranno il diritto di voto solo nel 1928.

Mr Higgins gestisce Eliza come un esperimento; è indicativo che, nel vantarsi dei suoi ultimi progressi, parli di lei in terza persona come se non ci fosse. Ora che Eliza si sente meno inferiore perché ha più strumenti culturali ha anche il coraggio di esprimere la sua opinione e anzi di prendere una decisione: questo coglie di sorpresa il granitico mentore, che continua a ritenerla inferiore e a trattarla come tale. Ed è formativo per noi che guardiamo.

Però, però, però…

Il linguaggio usato è del primo Novecento e molto colloquiale; chi si dovesse avventurare nell’ascolto o nella lettura dell’opera in inglese deve tenerne conto. Ciò non toglie che, anche se nella migliore trasposizione in italiano dovessero perdersi alcuni aspetti linguistici, il messaggio sociale arriverebbe forte e chiaro.

L’opera teatrale “Pygmalion” può essere considerata l’evoluzione moderna del vittoriano “Casa di bambola”, dove si rifletteva sul diritto della donna a pensare a sé stessa e a non sacrificarsi per la famiglia. In “Pygmalion” la prospettiva è più ampia: non viene esclusa la possibilità che Eliza ottenga il lavoro (e quindi l’autonomia) che l’ha spinta a cercare un’educazione migliore, però ci si aspetta ancora che la donna porga le pantofole all’uomo che rincasa dal lavoro.

Cristina Mosca