“La ciociara” di Alberto Moravia (Bompiani)

“La ciociara” di Alberto Moravia, Bompiani 1957

“La ciociara” è un romanzo di Alberto Moravia del 1957. L’ho ascoltato su Storytel e seguito nell’edizione Bompiani 1993 per la #Maratonaclassica2023 di Leggo Quando Voglio del mese di ottobre.

Cos’è “La ciociara”

“La ciociara” parla di una commerciante, Cesira, che deci,de di lasciare Roma insieme alla sua unica figlia, adolescente, per trovare rifugio in campagna. È convinta che li non mancherà il cibo e che i bombardamenti non le raggiungeranno.

Ci rimarrà per nove mesi. Scoprirà troppo tardi di aver riposto aspettative sbagliate, così come scoprirà anche che la Liberazione non porta via con sé la guerra dall’oggi al domani.

Punti di forza

Scrivere con il punto di vista opposto al proprio genere è sempre un rischio. Eppure Alberto Moravia resta insospettabile nei panni di Cesira. Ho trovato la protagonista de “La ciociara” un esempio perfetto e credibile di donna adulta che è costretta ad affrontare da sola la guerra.

La situazione di Cesira è estremamente comune: lei è vedova, ma tutte le altre italiane hanno gli uomini al fronte, quindi è facile pensare che le lettrici si siano potute riconoscere in questo personaggio.

“Questo per dire che ci si abitua a tutto e che la guerra è proprio un’abitudine e che quello che ci cambia non sono i fatti straordinari che avvengono una volta tanto ma proprio quest’abituarsi, che indica, appunto, che accettiamo quello che ci succede e non ci ribelliamo più”

Guardare Cesira e Rosetta peregrinare da una casa all’altra mi ha fatto pensare alla solitudine tra Ida e al figlio Useppe che attraversano la città di Roma ne “La Storia”.

Entrambi i libri sono frutto dell’esperienza di sfollati che Alberto Moravia ed Elsa Morante hanno vissuto insieme durante la seconda guerra mondiale, proprio nel territorio di Fondi, a Sant’Agata.

Nel caso de “La ciociara”, Alberto Moravia scrisse le prime pagine subito, nel 1944, ma sviluppò il corpo centrale solo al momento di pubblicarlo, tredici anni più tardi.

“(…) gli uomini bisognerebbe vederli in guerra e non in pace; non quando ci sono le leggi e il rispetto degli altri e il timor di Dio; ma quando tutte queste cose non ci sono più e ciascuno agisce secondo la propria vera natura, senza freni e senza riguardi”

I due romanzi hanno un altro punto in comune: una scena di stupro. Sorprende la diversità con cui l’hanno gestita i due autori: l’uomo è stato più dettagliato e crudo, la donna più vaga, anzi addirittura più dolce.

“(…) la malvagità non è che una forma dell’ignoranza e chi sa non può veramente fare il male”

Ne “La ciociara” ho trovato uno scorcio per me prezioso della seconda guerra mondiale. Ho riconosciuto l’attesa, la fame, la sporcizia, la precarietà non solo della vita ma anche dei sentimenti.

“La guerra sconvolge tutto e, insieme con le cose che si vedono, ne distrugge tante altre che non si vedono eppure ci sono”

Ho trovato la disperazione, la paura, la rabbia. È un romanzo senza tempi morti, che non si perde in introspezione ma che esprime in poche stilettate le considerazioni che vengono dall’esperienza.

Però, però, però…

Ecco, proprio dello stupro di gruppo vorrei parlare. Ho capito che è una scena famosa, specie per chi ha visto il film del 1960, perciò credo di non anticipare troppo. Io comunque non la conoscevo, non me l’aspettavo e mi sono commossa.

ATTENZIONE, SPOILER!!!!

Nonostante il mio coinvolgimento emotivo, la parte finale del romanzo non mi ha convinta. Rosetta subisce un cambiamento radicale dopo questo trauma, e la madre non trova meglio da fare che ripetere ripetutamente e ottusamente, “Che ti prende? Che hai? Che hai fatto?”, dopo averle chiesto lei stessa di rimuovere l’accaduto.

Inoltre, il modo in cui Moravia sceglie di trasformare il carattere di Rosetta mi ha infastidito. Sarà che oggi siamo più sensibili a queste cose, ma mi è sembrato quasi lasciar intendere che il sesso sia un piacere sempre, e che a una ragazza basti provarlo una volta (in qualsiasi condizione?) per diventarne dipendente. Avrei compreso di più se Rosetta, ormai rovinata, avesse voluto finire di farsi del male usando il suo corpo per avere dei benefici, almeno.

“E più volte (…) mi sono detta che la purezza non è una cosa che si possa ricevere dalla nascita (…), che essa si acquista attraverso le prove della vita”

Ad ogni modo, chi prova soggezione di Alberto Moravia perché teme di trovare uno stile incomprensibile o contorto, ne “La ciociara” troverà immagini vivide e personaggi verosimili. Consiglio di cuore questa lettura.

Cristina Mosca