“Sonata a Kreutzer” di Lev Tolstoj

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“Sonata a Kreutzer” di Lev Tolstoj (1889)

Credevo che “La prigioniera” di Marcel Proust, quinto libro della Recherche, fosse un romanzo sulla gelosia. Invece non conoscevo ancora “Sonata a Kreutzer”, di Lev Tolstoj, pubblicato nel 1889 dopo otto stesure.

Ho letto questo libro insieme alla #Maratonarussa di LeggoQuandoVoglio.

Cos’è “Sonata a Kreutzer”

In treno. In uno scompartimento, tra uomini e donne si discute di divorzio, tradimento, routine, diritto di non amarsi più.

La voce narrante resta solo con uno dei passeggeri, Pozdnyšev, che se ne sta un po’ sulle sue, ma alla fine si palesa: si tratta di un uxoricida, che si è visto alleviare la sua pena in nome del delitto d’onore. L’esito della sua colpa sembra avvilirlo. E noi ascoltiamo la sua storia.

Punti di forza

Non voglio dire molto della trama perché voglio dare un motivo in più per leggere il libro. Un Tolstoj così appassionato, portavoce allo stesso tempo di misoginia e di amore per le donne non me lo aspettavo.

La confessione di Pozdnyšev colpisce, soprattutto nella lettura su Audible di Fabrizio Falco, perché viscerale, frustrata, profonda. Sembra voler interpretare l’uomo del sottosuolo ma ha una marcia diversa: la matrice cattolica di Tolstoj.

Mi hanno stupito tantissimo le dinamiche che vengono raccontate: un matrimonio che finisce male ha i sintomi sempre uguali, dalla notte dei secoli.

Il conflitto, la tensione, l’utilizzo dei figli come arma. Crude verità che, dice l’autore, cerchiamo sempre di non vedere, tenendoci occupati in altro.

Però, però, però…

Quanto è breve questo testo! Quanto può essere controverso, scabroso, disturbante, se viene interpretato come una giustificazione al delitto!

Tuttavia è estremamente moderno nella gestione dei sentimenti. Leggiamo la realtà attraverso gli occhi gelosi di Pozdnyšev ma in realtà non riusciamo a vedere niente, ciechi insieme a lui com’era cieco Otello. Abbiamo un buon esempio di narratore inattendibile, che sa benissimo di esserlo.

“Gli uomini del mondo in cui viviamo sono nutriti e tenuti come cavalli nella stalla. È sufficiente chiudere la valvola di sicurezza, diciamo, per indurre un giovane uomo a condurre una vita quieta per un certo tempo, in modo da produrre un’incessante, sognante condizione che provoca l’illusione dell’amore”

Il titolo viene dalla Sonata di Ludwig van Beethoven, che sembra farsi galeotta.

In questo libro i dubbi pesano come macigni. Lo consiglio soprattutto a chi vuole avvicinarsi a Tolstoj ma ha paura della mole degli altri suoi romanzi.

Cristina Mosca