“Storia della bambina perduta” di Elena Ferrante (e/o)

“Storia della bambina perduta” di Elena Ferrante (e/o 2014)

Quando si finisce di leggere “Storia della bambina perduta”, il libro conclusivo della tetralogia de “L’amica geniale” di Elena Ferrante, ci si sente come quando cade il silenzio in una stanza. Pubblicato nel 2014 da E/O, il romanzo sta facendo da base all’adattamento per la televisione in corso di realizzazione da novembre 2022.

Nonostante la mia tendenza a procrastinare, sono arrivata fino in fondo alla tetralogia nel giro di pochi mesi perché l’ho letta insieme al gruppo di lettura che si è formato intorno a La mensola traboccante.

Ho recensito anche il primo volume, “L’amica geniale”, il secondo “Storia del nuovo cognome”, il terzo “Storia di chi fugge e di chi resta”. Li ho ascoltati tutti in Audible, letti da Anna Bonaiuto.

Cos’è “Storia della bambina perduta”

Dei quattro libri è il più doloroso. Le due amiche Elena e Lina sono ormai in età matura e devono confrontarsi con grandi cambiamenti: nuove gravidanze, la malattia, e l’adolescenza dei rispettivi figli.

E anche l’amore, per il quale non è mai troppo tardi.

“In quale disordine vivevamo. Quanti frammenti di noi stessi schizzavano via come se vivere fosse esplodere in schegge”

Un lutto più grande di tutti fa da sfondo alla seconda parte del romanzo. Ha a che fare con la bambina perduta del titolo, ma non del tutto. Cosa è veramente perduto: quello che sparisce alla vista o quello che si smette di cercare?

E da questo punto di vista, non è forse perduta la bambina che è dentro ogni donna che non si occupa più di sé stessa, che non conserva più nemmeno un pochino di vanità, che non prova un po’ di gioia per gli altri?

Punti di forza

Ho trovato i quattro libri de “l’amica geniale” un modo buono di fare intrattenimento, con pochi cliché e con tutte le S necessarie al nutrimento del mercato editoriale. Una scrittura buona, con diversi picchi di lirismo. Un’abilità indiscussa nell’intreccio. Una materia così viva e reale da farci affezionare perfino ai personaggi più biechi.

“…Accettare che essere adulti è smettere di mostrarsi, e imparare a nascondersi fino a svanire?”

Il rapporto fra Lenù e Lila – Elena Greco e Raffaella Carraccio – è oscuro e viscerale. Nonostante sia indicato che il loro mese di nascita sia in estate, ho continuato a vedere nella prima il vittimismo e la fragilità della Bilancia e nell’altra la foga e la necessità di controllo dello Scorpione.

Sapere che entrambe hanno perso la testa per Nino Sarratore, inoltre, serial lover impunito che sa riconquistare sistematicamente il perdono, mi ha fatto pensare al gioco delle parti in cui i Gemelli si trovano sempre a loro agio.

Come hanno sottolineato già in tanti, inoltre, la primadonna della tetralogia e soprattutto in questo volume è la città di Napoli. Madre matrigna leopardiana, colei che ti nutre e ti uccide.

Capite bene che in questo affollamento di figli, relazioni, amanti, bugie, crimini, mano a mano che gli anni passano e le persone cominciano a morire, ci si sente come una stanza che mano a mano si svuota. Si sente anche il ronzio nelle orecchie.

Però, però, però…

Quattro libri sono tanti e quest’ultimo, forse, ne ha risentito un po’. Le reiterazioni non mancano e c’è tutta una parte dedicata alla scelta tra lavoro e famiglia narrata in maniera sorprendentemente asettica.

L’impressione è che l’introspezione non sia usata per analizzare eventuali sensi di colpa o la voglia di migliorare come persona o madre. È usata solo per lamentarsi degli altri o per definire i crolli psicologici che seguono le conversazioni con Lina.

Certe volte riceviamo, di Lenù, l’idea di una persona poco espressiva o addirittura anaffettiva.

“Ma io, io che non avevo privilegi, sono il fondamento dei loro privilegi”

Il personaggio che esce fuori meglio da “Storia della bambina perduta” è Pietro, il marito di Lenù. Già mi stava simpatico prima, nonostante fosse al limite tra l’indifferenza e la santa pazienza; ma la sua empatia e la sua vicinanza alle due amiche danno l’idea di una persona seria, elegante, quadrata. La persona perfetta per una donna sgarrupata come Elena. La sua solidità è diventata una certezza anche per me e mi è quasi venuta voglia di conoscerlo. #iostoconpietro

Cristina Mosca